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Da Villa Adriana a Matera, satelliti e droni al servizio dei beni culturali

Capaci di rilevare ogni piccolo movimento del terreno, in grado di monitorare la stabilità delle strutture, pronti a osservare tutto ciò che accade intorno ai monumenti più fragili

Pubblicato:28-02-2017 17:52
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:57

Matera
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ROMA – Capaci di rilevare ogni piccolo movimento del terreno, in grado di monitorare la stabilità delle strutture, pronti a osservare tutto ciò che accade intorno ai monumenti più fragili. I satelliti e i droni diventano sempre più utili alla salvaguardia del patrimonio culturale e, perché no, anche alla sua valorizzazione.

Certo, non sostituiscono l’esperienza, ma possono aiutare i tecnici a capire quando bisogna intervenire. È il caso di Artek-Satellite enabled services for preservation and valorisation of cultural heritage, il progetto finanziato dall’Esa (Agenzia spaziale europea) con il sostegno di Asi (Agenzia spaziale italiana), e sviluppato dalla pmi laziale Nais in collaborazione, tra gli altri, con l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro.

Dopo una sperimentazione di un anno a Villa Adriana con il progetto Videor, adesso i droni di Artek voleranno anche su Matera, Civita di Bagnoregio, Gianola e Baia. Con una novità: la nascita di una piattaforma dove confluiranno tutte le informazioni, al servizio degli addetti ai lavori, ma anche degli amministratori locali proprietari dei beni. A raccontare all’agenzia DIRE i risultati di Videor e le nuove opportunità di Artek, Annamaria Giovagnoli, responsabile Iscr dei progetti, e Antonio Monteleone, ingegnere di Nais.


– Dottoressa Giovagnoli, come funziona Artek?

“Il progetto e’ un’evoluzione di Videor, che rappresentava una fase di studio per capire se lo sviluppo dei sistemi satellitari potesse essere applicato. E in Artek lo applichiamo realmente, ampliando il numero dei siti e dunque le variabili su cui dobbiamo lavorare perche’ il sistema sia efficiente e immediatamente operativo. Un solo sito aveva un’unica tipologia di problematiche, molti siti ne presentano tante di più e noi dovremo imparare a utilizzare le informazioni provenienti da sorgenti diverse come il satellite, il drone e in genere una visione dall’alto della terra, ottimizzare le informazioni e integrarle fra loro”.

– Com’è andata a Villa Adriana? Quali sono i risultati dopo un anno di sperimentazione?

“A Villa Adriana abbiamo potuto capire come arrivare al bene attraverso l’osservazione della Terra e quali sono i dati che dobbiamo chiedere al satellite per verificare quello che abbiamo analizzato osservando le strutture. Per esempio, abbiamo fatto un’analisi interferometrica del terreno post terremoto, confrontandola con i dati precedenti il sisma. Abbiamo notato che c’e’ un lieve movimento del terreno legato a questi eventi naturali e abbiamo indagato immediatamente lo stato delle strutture in corrispondenza di questi eventi registrati. Adesso stiamo lavorando per vedere se c’e’ una reale relazione tra lo spostamento registrato dal satellite e i danni che abbiamo evidenziato sulle strutture di Villa Adriana”.

– Qual è lo stato delle strutture svelato da Videor?

“Abbiamo rilevato vari danni, ma non sappiamo se il degrado sia stato accelerato dall’evento sismico o se fosse già presente. Quindi, stiamo facendo un’analisi ragionata dei danni evidenziati. In ogni caso, aver registrato un movimento e un danno ci dice che ci sono strutture che andranno monitorate con più attenzione. E a Villa Adriana abbiamo già individuato zone dove sarà meglio tenere l’occhio aperto. Primo tra tutti il Pecile, che è la struttura più alta di Villa Adriana e presenta fessurazioni che vanno studiate con più attenzione. Voleremo subito con i droni sul Pecile per osservare se i danni rilevati sono storici o recenti”.

– Veniamo ad Artek. Quali sono le novità?

“Con Artek i droni arriveranno in tutti i siti che abbiamo previsto per la dimostrazione. La cosa interessante di questo progetto è che non prevede un solo sistema, ma l’integrazione di più sistemi per ottenere un obiettivo. Pensare che si possa risolvere un problema di conservazione o di pianificazione della salvaguardia soltanto osservando la Terra dal satellite sarebbe sbagliato. La Terra si osserva dal satellite, certo, ma noi osserviamo i beni da terra e uniamo le informazioni. Poi, decidiamo quali altri sistemi di monitoraggio mettere in atto, dall’analisi con i sensori ottici sui droni a una schedatura più dettagliata. Cerchiamo di integrare i sistemi, perché tutti insieme sarebbero costosissimi. E la novità di Artek è la creazione di una piattaforma dove i risultati dei diversi rilevamenti vengono condivisi dagli addetti ai lavori e da chi si occupa dei siti, come le amministrazioni comunali”.

UN AIUTO PER LA GESTIONE E PER LA VALORIZZAZIONE

Insieme all’Iscr e a Nais, Artek vede anche la partecipazione dell’Ispra, del Cnr-Imaa, di Superelectric srl, Strago spa, Enav e ipTronix. La sua attività, che durerà due anni, non si ferma al monitoraggio dei siti per la loro salvaguardia, ma anche alla valorizzazione del patrimonio. In che modo? “Oltre a evidenziare fenomeni di potenziale degrado e criticità, Artek ha anche un aspetto di supporto nella gestione dei siti e nella loro fruizione- risponde Monteleone- Gestire un bene significa anche capire effettivamente come si sviluppa il flusso dei visitatori all’interno del sito e usare queste informazioni per far capire ai gestori quali sono gli elementi di maggiore interesse”.

Per quanto riguarda la fruizione, spiega ancora, Artek ha in programma lo sviluppo di “dispositivi mobili che danno ai visitatori informazioni utili per la visita, attraverso app specifiche che possono essere usate sia per tracciare i visitatori, e dunque avere informazioni utili per analizzarne il comportamento, sia per dare informazioni legate ai monumenti e alla logistica del sito stesso”.

Ecco perché Artek non è solo per gli addetti ai lavori, ma anche per il pubblico. “L’idea è questa: i siti per essere valorizzati devono essere salvaguardati, ma al tempo stesso la valorizzazione e la fruizione possono essere uno strumento eccezionale per supportare economicamente la salvaguardia”. Per esempio, specifica l’ingegnere, “gli strumenti di fruizione forniti possono incentivare modelli di business di vario tipo”. Tra queste, “anche le sponsorizzazioni legate al territorio attraverso la pubblicità nelle app messe a disposizione dei visitatori”.

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