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La Terra vista da lassù, come salvare il pianeta dallo Spazio VIDEO

Sono numerosi i satelliti costantemente al lavoro per monitorare lo stato di salute del pianeta che ci ospita e per dare una mano a chi si adopera per la sua tutela

Pubblicato:27-11-2015 13:46
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:38

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Bentornati a ScientificaMente, l’appuntamento settimanale dell’Agenzia DIRE dedicato allo Spazio e alla scienza. Questa settimana il nostro approfondimento è sulla ‘speciale’ protezione per il nostro ambiente che arriva dalle missioni spaziali

Nelle news:

  • Arriva una nuova squadra in Antartide
  • Sentinel 3A, partenza prevista per fine dicembre
  • Svelato il segreto della perdita di peso di una vecchia stella
  • Space X porterà in orbita gli astronauti


Viviamo in un pianeta che cambia. Lo fa, impercettibilmente, sotto i nostri occhi e spesso proprio per causa nostra. Lo hanno ricordato tante volte gli astronauti, loro che hanno ammirato la Terra dalla prospettiva privilegiata della cupola della Stazione spaziale internazionale: il nostro pianeta, visto da lassù, appare in tutta la sua fragilità e bellezza.

E proprio ‘Fragilità e bellezza’ era il titolo della mostra allestita lo scorso anna da Nasa, Esa ed Asi: una carrellata mozzafiato di foreste e ghiacciai, di oceani e catene montuose, per mostrare a tutti uno splendore da preservare. Perché di Terra ce n’è una sola.

Per studiare questo mondo in evoluzione permanente e per impedirne il deterioramento lo Spazio gioca un ruolo molto importante. Sono numerosi i satelliti costantemente al lavoro per monitorare lo stato di salute del pianeta che ci ospita e per dare una mano a chi si adopera per la sua tutela. L’Agenzia spaziale Europea conta sul Programma Living Planet per assicurare osservazione e esplorazione della Terra.

Nella grande famiglia europea attualmente troviamo le preziose ‘sentinelle’ di Copernicus, che si occupano di vigilare sullo stato di salute del pianeta e che in dicembre saranno raggiunte da un nuovo satellite; Goce, in vita fino al 2013,che ha creato una mappa ad alta precisione e risoluzione del geoide terrestre misurando il campo gravitazionale; Smos, che con i suoi studi su salinità degli oceani e umidità del suolo terrestre ha contribuito a formare nuovi modelli sui cambiamenti climatici; Cryosat, che vigila sullo scioglimento dei ghiacci e mette in relazione la loro scomparsa con i mutamenti del clima; Swarm, che analizza i segnali magnetici e Biomass, che studierà specificamente le foreste. Nel 2016 e nel 2018 sono poi previste le attivazioni di Adm-Aeolus, per studiare i venti, e EarthCARE, per migliorare i modelli per le previsioni meteo.

FLEX_concept_medium

E’ di questo novembre la notizia che nella ‘famiglia’ troverà posto anche il satellite Flex. Si tratta di uno strumento per mappare la fluorescenza della vegetazione e quantificare l’attività di fotosintesi. Questo permetterà di migliorare la nostra comprensione del passaggio del carbonio dalle piante all’atmosfera e di come la fotisintesi influisca sul ciclo di carbonio e acqua, oltre a darci un quadro della salute delle piante.

Il lancio di Flex è pianificato per il 2022.

Grazie al suo lavoro scopriremo nel dettaglio il funzionamento dell’alimentazione delle piante, le quali ricevono luce dal Sole e la immagazzinano per poi ricavare energia dall’anidride carbonica e ‘restituire’ alla Terra sostanze organiche ricche di energia, come i carboidrati. Questo processo crea un tenue bagliore, una fluorescenza soggetta sia alle condizioni ambientali che alla salute delle piante stesse. Al momento quest’attività non è monitorabile dallo Spazio, ma i sensori tecnologicamente molto sviluppati di Flex riusciranno a farlo, coadiuvuati anche dai satelliti di Copernicus.

Flex ci informerà sull’attuale produttività delle piante terrestri: questo dato può essere utile per organizzare le coltivazioni e sviluppare una bioeconomia sostenibile. Oltre, naturalmente, che per farci conoscere meglio il nostro ecosistema e capire quanto è pesante l’impatto umano sull’ambiente.

Le news di questa settimana

Arriva una nuova squadra in Antartide

Poco ossigeno, condizioni meteo estreme, isolamento e spazi angusti: sono queste le condizioni della base antartica italo-francese Concordia, raggiunta in questi giorni dall’equipaggio di una nuova spedizione. L’obiettivo è quello di condurre esperimenti utili per le prossime missioni spaziali. Esperimenti che riguardano tanto il corpo quanto la mente delle persone coinvolte, calate, nel deserto bianco, in condizioni paragonabili a quelle degli astronauti. Gli esperimenti condotti dal nuovo team riguarderanno i cambiamenti del sonno, i movimenti e l’equilibrio, l’umore, lo stato del cuore e la densità delle ossa, oltre a un’analisi del cervello dopo un anno di permanenza. La base Concordia si trova a 3200 metri sul livello del mare, talmente isolata che il vicino più prossimo è la base russa di Vostok, a 600 chilometri.

Sentinel 3A, partenza prevista per fine dicembre

Sentinel è la famiglia di satelliti dell’Agenzia spaziale europea (Esa) nata per supportare il programma Copernicus. Si tratta di un sistema di sorveglianza della Terra, che comprende la dettagliata osservazione del suolo, del mare e dell’atmosfera. A fine dicembre è prevista la partenza del nuovo satellite della costellazione, Sentinel 3A. I sensori di questo strumento rileveranno la topografia della superficie marina, misureranno la temperatura del suolo e del mare, osserveranno il colore di oceani e terra con accuratezza e affidabilità. La missione, così strutturata, sarà di aiuto per monitorare i cambiamenti climatici e per tenere sotto controllo le variazioni dell’ambiente che ci ospita.

Svelato il segreto della perdita di peso di una vecchia stella

Un’equipe di astronomi ha catturato le immagini finora più dettagliate della stella ipergigante VY Canis Majoris. VY Canis Majoris è un vero “Golia” tra le stelle: una ipergigante rossa, una delle stelle più grandi note nella Via Lattea. Ha una massa 30-40 volte maggiore di quella del Sole ed è 300 000 volte più luminosa. Le osservazioni sono state possibili grazie al Very Large Telescope dell’ESO e hanno mostrato come le dimensioni inaspettatamente grandi delle particelle di polvere che circondano la stella le permettono anche di liberarsi di enormi quantità di massa mentre comincia a morire. Questo processo, compreso ora per la prima volta, è necessario per preparare queste stelle giganti ad affrontare la loro fine come supernove.

Space X porterà in orbita gli astronauti

La Nasa si emancipa dalla tecnologia russa. L’agenzia spaziale statunitense ha infatti dato mandato a Space X, società privata del magnate Elon Musk, di provvedere al lancio di una missione umana nello Spazio. Attualmente i sistemi di trasporto di Space X includono la capsula Dragon e il razzo Falcon 9, mezzi che la Nasa ha ritenuto idonei ai suoi scopi. Il contratto è stato firmato il 20 novembre e la prima fornitura potrebbe avvenire per le missioni in partenza a fine 2017.

di Antonella Salini – Giornalista professionista

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