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Tap, Di Maio: “No alternative, penali da 20 miliardi”. Calenda: “Mente, si dimetta”

Il leader 5 stelle lo ha detto in Sicilia: "Abbiamo analizzato carta per carta ma non si può"

Pubblicato:27-10-2018 15:50
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:43
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ROMA – “Il sottosegretario Andrea Cioffi ha seguito il Tap da sempre ed è lui che insieme a me ha vagliato carta per carta per verificare se ci fossero i presupposti per poter superare il progetto Tap. Non è che è più conveniente farlo, è che non ci sono alternative“. Lo ha detto il vice premier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio in merito alla Tap a margine della sua visita a Scordia in Sicilia.

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“Penali da 20 miliardi”

“Io da ministro dello Sviluppo economico ho studiato quelle carte per tre mesi. E sono voluto andare allo Sviluppo economico anche per questo per studiarmi bene le carte. Vi posso assicurare che non è semplice dover dire che ci sono delle penali per quasi 20 miliardi di euro. Ma così è, altrimenti avremmo agito diversamente”. Lo ha detto il vice premier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio in merito alla Tap a margine della sua visita a Scordia in Sicilia.


“Le carte le leggi solo quando diventi ministro”

No, ha aggiunto, non lo sapevamo perchè “le carte un ministro le legge solo quando diventa ministro e a noi del M5s non hanno mai fatto leggere niente. In quegli anni l’unica cosa che ci dicevano è che eravamo nemici del progresso. Non ci hanno mai parlato delle penali”.

CALENDA: NESSUNA CARTA SEGRETA E NESSUNA PENALE

“Come parere avvocatura su Ilva. Esiste un limite alla presa in giro. C’è un eventuale contenzioso con richiesta di risarcimento del danno. Nessuna carta segreta e nessuna penale”. Lo scrive su twitter Carlo calenda, ex ministro dello sviluppo economico.

“Non esistono penali perché non c’è un contratto con lo stato– spiega Calenda-. C’è un’autorizzazione giudicata dallo stesso governo pienamente valida. Se L’annulli affronti una richiesta di risarcimento del danno. Come sanno anche i bambini senza bisogno di diventare ministri. #bastaballe“.

Sempre su twitter Calenda spiega: “In un caso lo Stato avrebbe firmato una carta segreta, nella quale si impegnava a pagare 20 miliardi, nell’altro lo Stato ha solo autorizzato un’opera privata alla luce del sole (e in piena legittimità). Se revoca l’autorizzazione paga i danni a seguito di un arbitrato”

“Di Maio mente, si dimetta”

“Nessuna penale e nessuna carta segreta”, torna a ribadire ancora una volta su twitter l’ex ministro Carlo Calenda. “Luigi Di Maio mente. Si dimetta”. E aggiunge: “In qualsiasi paese occidentale si sarebbe dovuto dimettere già per aver raccontato menzogne sul parere dell’avvocatura su Ilva. Figuriamoci su questo”.

GLI ATTIVISTI TIRANO FUORI LE CARTE DEL MISE: “ECCO, NIENTE PENALI”

Leggi il documento

Un documento datato 27 settembre 2018 a firma del Capo della direzione generale per la sicurezza dell’approvvigionamento e per le infrastrutture energetiche del Mise Gilberto Dialuce proverebbe, secondo gli attivisti Noi Tap, che il vicepremier Luigi di Maio mente quando fa riferimento a 20 miliardi di penali che il governo dovrebbe versare ai contraenti del Tap qualora non fosse realizzata l’opera. Si tratta della risposta che Dialuce rende a una richiesta di accesso originariamente rivolta dall’avvocato Michele Carducci, per conto delle associazioni No Tap, al ministero degli affari esteri e da questo girata per competenza al Mise.

L’oggetto e’ l’esistenza o meno di un’analisi costi-benefici e dunque di una quantificazione delle ‘penali’. La risposta di Dialuce precisa che “la quantificazione dei costi di abbandono divulgata” in precedenza dalla stampa “ha come fonte la Società di Stato azera SOCAR. Nello specifico, per quanto di conoscenza di questa Direzione- scrive Dialuce – le cifre citate (70 o 40 miliardi) sono emerse durante gli incontri avvenuti col Ministro degli esteri azero nel corso della visita del Ministro degli affari esteri e la cooperazione internazionale Moavero e del Presidente della repubblica Mattarella in Azerbaijan lo scorso 23 luglio. Non si tratta pertanto di conteggi effettuati dal Governo italiano o da questo Ministero”.

Alla data del 27 settembre scorso, il governo italiano non aveva dunque una quantificazione “dei costi di abbandono“. Ammetteva tuttavia l’esistenza di possibili rimborsi e danni in capo al governo verso societa’ private e enti pubblici. In merito alla richiesta di informazioni su “dati e fonti (normative o contrattuali), contenenti le “clausole penali a favore della Società TAP o legittimanti i possibili “contenziosi contrattuali” con il Governo italiano, riferiti dalla stampa””, Dialuce specifica nella nota “che il TAP è un’opera la cui realizzazione non prevede finanziamenti dello Stato italiano. Una eventuale revoca dell’autorizzazione rilasciata e riconosciuta legittima da tutti i contenziosi amministrativi, col conseguente annullamento del progetto, causerebbe una serie di danni a soggetti privati (la società costruttrice, le società che hanno avuto appalti di lavori, gli esportatori del gas azero, gli acquirenti che hanno già firmato contratti di acquisto venticinquennali del gas con consegne del gas in Italia a partire dal 2020) e pubblici, configurando richieste di rimborso degli investimenti effettuati nonché dei danni economici connessi alle mancate forniture, anche al di fuori del territorio italiano, nei confronti dello Stato italiano, attivando cause o arbitrati internazionali in base alle convenzioni internazionali firmate dall’Italia che proteggono gli investimenti esteri effettuati da privati, motivati anche dalla violazione dell’Accordo Intergovernativo sottoscritto e ratificato dal Parlamento italiano”.

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