BOLOGNA – Una vita vissuta in prima linea, dalla strage del 2 agosto, al terremoto dell’Irpinia, fino alla tragedia del Salvemini. Vigile del fuoco di lungo corso, ma anche narratore del territorio, alla ricerca continua di storie perdute, animatore, calciatore, viaggiatore. E oggi, 27 ottobre, una serata per ricordarlo insieme alle persone del suo territorio. C’è un pezzo di storia bolognese nella vita di Tonino Pavoni, classe 1946, scomparso nel 2005. “Un uomo semplice” spiega la figlia Alessandra, che ha organizzato l’evento, una cerimonia informale alla chiesa di San Giorgio di Varignana, a Osteria Grande, frazione di Castel San Pietro, nel bolognese.
“Abbiamo invitato tutte le persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, e anche per farlo conoscere a chi non lo ha mai conosciuto, come i miei figli e i miei nipoti, che non hanno mai conosciuto il nonno”. Ripercorrendo le tappe della sua vita, le vicende di Tonino Pavoni si intrecciano inevitabilmente con i grandi eventi che hanno attraversato e sconvolto il capoluogo emiliano, viste con gli occhi di chi ha vissuto in prima persona i momenti più drammatici. È stato infatti tra i primi a prestare soccorso nel piazzale della stazione il 2 agosto 1980, quando la bomba si portò via la vita di 85 persone.
“Si trattava della sua città… ha visto veramente cose inimmaginabili” prosegue Alessandra. Situazioni al limite in cui un uomo viene messo alla prova. E, dopo una vita passata ad aiutare gli altri, tra disastri, alluvioni e tragedie di ogni tipo, anche per Tonino arrivò il punto di rottura: il disastro aereo del Salvemini, la scuola di Casalecchio colpita dall’aereo militare che uccise 12 studenti. “è stato il Salvemini a fargli dire ‘basta’, perchè le ragazze che ha salvato avevano la mia età. Da lì dopo più di 30 anni di servizio ha deciso di andare in un altro distaccamento, quello di Budrio, perchè ne aveva già viste abbastanza”.
Ma la vita valorosa del vigile del fuoco non si esaurisce nell’attività professionale, benchè eroica, perchè restituirebbe un ritratto solo parziale dell’uomo. Tonino infatti era anche un appassionato delle storie perdute, quelle che non escono sui giornali, che parlano di persone comuni eppure in qualche modo meritevoli di essere diffuse, che cercava dalle persone del suo territorio, Castel de’ Britti, un paesino di campagna a San Lazzaro di Savena.
“Gli piaceva molto scoprire le storie dimenticate anche delle persone che non ci sono più. Bussava alla porta di persone del paese, anche anziani, per farsi raccontare le storie perdute, quelle orali che nessuno sa. Le scriveva sotto forma di racconti, da lì è partita la sua passione teatrale che lo ha portato a sceneggiare una commedia dialettale”. Da questi racconti scriveva delle ‘zirudele‘, in dialetto bolognese. “A ogni persona che ha toccato donava una ‘zirudela’ sulla sua vita. Ogni amico, ogni persona che lui riteneva importante. Cercava le curiosità nascoste, anche in famiglie che non venivano mai prese in considerazione”.
Non ultima, la passione per il calcio, iniziata con la squadra del Panigal dei Vigili del fuoco, per proseguire negli anni fino alla squadra del Castel de’ Britti, quella del suo paese. Con quella ha vinto il campionato (di amatori, ndr) che lo ha portato a giocare una partita allo stadio Dall’Ara nella stagione 2004/2005, nell’ultimo anno di vita. Ora, dopo un lungo silenzio, a 12 anni dalla scomparsa la famiglia lo vuole ricordare pubblicamente, scegliendo la data del 27 ottobre, l’anniversario della nascita. “Abbiamo fatto quest’evento per lui, in memoria sua, ma anche per radunare tutte le persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo perchè è grazie a loro che lui ha avuto una vita ricca di tante cose, di gioie, di emozioni, di umanità, di ricerca, di passione, tutte le persone che lo hanno stimolato nel renderlo creativo”. Così anche la storia di Tonino Pavoni potrà diventare una ‘zirudela’ da raccontare.
di Davide Landi, giornalista
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