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Cooperazione, Gentiloni: “Strumento per risolvere crisi”

"Mai come oggi, nel contesto attuale del Mediterraneo, è importante ristabilire le relazioni diplomatiche", dice il ministro Gentiloni

Pubblicato:27-07-2016 17:31
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 08:56

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ROMA – “Il mondo della cooperazione italiana si presenta con caratteristiche nuove e rinnovate, molto più funzionali agli obiettivi che il governo si e’ proposto, tra cui far fronte alle emergenze migratorie, climatiche, umanitarie che l’attuale contesto storico ci pone davanti”. Così il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Paolo Gentiloni, intervenendo oggi in Farnesina alla conferenza di presentazione della riforma della Cooperazione allo sviluppo. Grazie all’approvazione della legge 125, anche in tempo di risorse scarse “sarà possibile imprimere un positivo cambio di marcia a questa attività”, ricorda il ministro. Gli obiettivi di questa riforma, spiega ancora il titolare della Farnesina, sono avere maggiore coordinamento all’interno del governo, migliorare il coinvolgimento delle diverse componenti operative in questo ambito” e infine “aumentare le risorse“, per cui è stato deciso un raddoppiamento tra il 2016 e il 2018.

GENTILONI: “MAI COME OGGI E’ IMPORTANTE RISTABILIRE RELAZIONI DIPLOMATICHE”

“Si è passati dall’investire lo 0,12% del Pil nel 2012, ma ora- tiene a sottolineare- siamo allo 0,22% per il 2016 e arriveremo allo 0,30% nel 2020“. Tali obiettivi per il ministro “sono di importanza politica più generale poichè mai come oggi, nel contesto attuale del Mediterraneo, è importante ristabilire le relazioni diplomatiche“, a fronte delle molte crisi – da quella migratoria ai conflitti – “che la cooperazione può ridurre”.


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Il pensiero corre anche ai recenti attacchi terroristici, l’ultimo di nuovo in Francia ieri. Quindi il monito: “Non si può reagire solo guardando alla propria sicurezza interna ma bisogna rispondere a tale disordine moltiplicando le risorse. Dunque l’obiettivo del governo italiano è rafforzare le relazioni sia a livello bilaterale che multilaterale, coi diversi organismi internazionali e tramite infine la cosiddetta cooperazione ‘delegata’, cioè attraverso i fondi europei”. Tutto questo per Gentiloni è un modo per risolvere tali fenomeni negativi, ma attenzione a non concentrarsi solo su quelli: “Esistono anche tante esperienze positive – come l’empowerment femminile, la creazione di imprese all’estero e cosi’ via – che non vanno dimenticate”.

GIRO: BENE RIFORMA, COSI’ PAREGGIATO GAP CON PAESI EUROPEI

Mario-GiroLa riforma della Cooperazione che viene presentata stamani in Farnesina per il viceministro agli Esteri Mario Giro “imprime un circolo virtuoso, pareggiando il gap coi paesi europei, ed è uno sforzo che dimostra come tale ambito non e’ residuale nelle politiche del governo”. Il sistema tripartito – grande novità di questa riforma – stabilito dalla nuova legge 125 della Cooperazione è costituito, spiega il viceministro, dalla Direzione generale della cooperazione allo sviluppo (Dgcs), a cui spetta la responsabilità politica delle attività; quella finanziaria va invece alla Banca di sviluppo, individuata nella Cassa depositi e prestiti (Cdp); infine la nuova Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), per Giro “braccio operativo nel mondo sia per la cooperazione diretta che delegata, che per le attività finanziarie della Cdp”.

Poi Giro da’ i numeri delle risorse investite: “125 milioni in più in questo anno, 240 milioni stanziati per l’anno prossimo e 360 milioni per il 2018“, confermando le percentuali del Pil investito già spiegate dal ministro Gentiloni. Grazie a questo, ricorda, “non siamo più ultimi nè in Europa nè nel G7 – anche se non in termini assoluti ma solo percentuali – ma che indica un cambio di tendenza importante”. Infine la riforma coinvolge nuovi attori: oltre a regioni e comuni, il ministero collaborerà con le ong e le associazioni di stranieri in Italia, il sistema delle Pmi e col mondo associativo italiano, “ricco e variegato”.

A valorizzare e favorire il coordinamento in seno al governo è il Comitato interministeriale alla Cooperazione allo sviluppo presieduto dal Primo ministro. Annuncia infine i futuri passi: il Forum della cooperazione a settembre, “che radunerà in ‘maniera popolare’ tutti questi attori a livello nazionale”; la riunione del Consiglio nazionale della Cooperazione, sempre a settembre, per raccogliere suggerimenti e riflessioni, presieduto dal ministro Gentiloni; la volontà di rivedere la lista dei paesi prioritari e gli ambiti di intervento tra cui le migrazioni – fenomeno stabile e non passeggero – “a cui l’Italia- sottolinea- sta rispondendo in Europa attraverso la proposta del Migration compact”. Infine l’importanza di aprirsi a nuovi ambiti: la cooperazione culturale e nella creazioni di imprese locali, “che favoriscono lo sviluppo”, attraverso “la public-private partnership favorita dalla banca di sviluppo”, che ha già consentito all’Italia di creare numerose imprese all’estero, 500 solo in Senegal ad esempio.

FRIGENTI: “ORA PIU’ EFFICIENTI E COORDINATI”

La riforma della Cooperazione allo sviluppo consente di raggiungere nel breve periodo molti obiettivi importanti: “Una maggiore capacità operativa, di elaborazione di interventi tecnici più efficaci e quindi con soluzioni più innovative, la capacità di rispondere meglio agli stimoli che provengono dagli attori ‘altri’ – i privati sia profit che no-profit – creando quindi una più forte collaborazione pubblico-privato, e facendo confluire più esperienze di sviluppo”, che il Paese produce in quantità, ma che in assenza di un coordinamento centralizzato “andrebbero ognuna nella propria direzione”.

Lo dice alla Dire Laura Frigenti, Direttore generale dell’Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo (Aics), la cui creazione è una delle principali novità introdotte dalla Legge 125. Tra le altre novità che il nuovo testo di legge ha previsto c’è il coinvolgimento dell’imprenditoria. Dal mondo delle ong però, qualcuno teme che questo potrebbe favorire una sorta di ‘privatizzazione della cooperazione‘: “Se cerchiamo delle risposte ai temi più attuali- l’opinione di Frigenti- come la disoccupazione, soprattutto giovanile, non si può non considerare l’intervento del settore privato. Il problema sta invece nelle modalità con cui si coinvolge il privato” osserva, sottolineando che è importante garantire che “gli interventi di cui tale settore è protagonista rispondano agli obiettivi di sviluppo”.

GIRO: “AIUTO CONTRO DISOCCUPAZIONE IN ITALIA”

La creazione di nuove imprese nei paesi in via di sviluppo da parte della Cooperazione italiana può infatti aiutare a risolvere la disoccupazione tra i giovani italiani. Ne è convinto anche il viceministro degli Esteri Mario Giro, che ancora alla Dire spiega che già esiste “l’esempio di altri paesi europei come Spagna e Portogallo, i cui giovani lavorano come tecnici di alto livello in paesi come l’Angola e il Mozambico. In questo senso- sottolinea- la Cooperazione può essere d’aiuto”.

CANTINI: “SARA’ PIU’ FACILE OTTENERE I FONDI EUROPEI”

L’ambasciatore Cantini illustra invece all’agenzia Dire che, con questa nuova legge, sarà più semplice ottenere i fondi europei per realizzare piani in questo settore, in quanto ha permesso la creazione di una banca di sviluppo, individuata nella Cassa depositi e prestiti (Cdp). Tale organismo finanziario “ottenendo l’accreditamento presso le istituzioni europee – fino ad ora appannaggio della Dgcs – può chiedere e ottenere finanziamenti per operazioni di blending– ossia l’intervento congiunto tra pubblico e privato, ndr- da realizzarsi ad esempio in Africa, principalmente nei settori dell’energia e dell’agricoltura”. Cantini quindi chiarisce che tutto questo consente “di liberare risorse per la Cooperazione italiana”.

Da non dimenticare poi la cooperazione delegata, su cui il ministero ha lavorato molto: “Consiste nei progetti della Commissione europea finanziati in gran parte dal Fondo europeo di sviluppo, che vengono dati in gestione all’Italia. In poco tempo- evidenzia l’Ambasciatore- siamo riusciti a raggiungere un numero considerevole di progetti, il cui importo totale è superiore ai 90 milioni di euro”. Tra questi, uno di quelli più rilevanti interviene per lo sviluppo del settore agricolo in Egitto, del valore di 20 milioni di euro. “Ora tutto sta nel proseguire su questa strada, attraverso la stretta collaborazione tra la Direzione generale, l’Agenzia allo sviluppo e la Cassa depositi e prestiti”, conclude il direttore generale.

di Alessandra Fabbretti, giornalista

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