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In Emilia-Romagna la vacanza si fa anche a casa dei pescatori

In Regione approvato un regolamento che velocizza le attività di pescaturismo

Pubblicato:27-06-2018 05:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:18

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ROMA – In vacanza al mare, in riva ai fiumi o ai laghi, coi pescatori, dormendo sulle barche, nei capanni o a casa loro, mangiando il pesce fresco o acquistandolo e approfondendo cultura e tradizione. In Emilia-Romagna si apre una nuova modalità di fare turismo, grazie all’approvazione da parte della Giunta del regolamento regionale che velocizza e agevola le attività di pescaturismo, ittiturismo ed acquiturismo. Dando peraltro una chance in più alle imprese del settore.

Con regole chiare e procedure più snelle, spiega la Regione, prende infatti il via la possibilità per pescatori, acquacoltori e imprese di ospitare nelle proprie abitazioni o direttamente sulle imbarcazioni fino a 12 turisti, avere attività di ristorazione e di vendita di prodotti tipici, realizzare iniziative ricreative per far conoscere tradizioni e mestieri, un insieme di attività extra che in Emilia-Romagna può interessare circa 2.400 imprese, 600 di pesca e 1.800 di acquacultura.

Nel documento vengono definite le regole per praticare la pescaturismo, ovvero le attività di diffusione di conoscenze e saperi legati ai mestieri e alle tradizioni della pesca. Così, persone diverse dall’equipaggio potranno salire sulle barche per l’attività di pesca sportiva o per osservare la pesca professionale sia in mare aperto che nelle acque interne. Per quanto riguarda l’ittiturismo e l’acquiturismo, cioè le attività che comprendono anche l’insieme di attività turistiche, ricreative, didattiche, culturali legate alle attività imprenditoriali di pesca e acquacultura, il regolamento disciplina nel dettaglio l’attività di ospitalità. Nelle abitazioni private, nei magazzini o in altri edifici di proprietà delle imprese, si possono ospitare fino ad un massimo di 12 persone.


Per la ristorazione si possono preparare fino a 24 coperti al giorno utilizzando le materie prime delle aziende stesse. Prevista anche la vendita di prodotti della pesca e dell’acquacultura e l’organizzazione di attività didattiche, culturali per valorizzarli e per la promuovere la tutela degli ecosistemi acquatici e della costa. Imprese e operatori potranno iniziare l’attività dopo aver presentato la segnalazione certificata di inizio di attività (Scia), allo Sportello unico per le attività produttive del Comune in cui operano. L’iscrizione è necessaria anche per fare parte dell’Elenco regionale delle imprese che svolgono questo tipo di attività. Infine, per migliorare l’offerta, il regolamento prevede anche la costituzione di Club di eccellenza formati da almeno tre imprese ittiche. Tra le caratteristiche: un uso prevalente di prodotti propri, tipici o di nicchia per i pasti, servizi di accoglienza, possesso di certificazioni di qualità, comprese quelle di tipo ambientale, o recupero degli immobili di valore storico-architettonico come casoni di valle, capanni da pesca, magazzini di ricovero reti, per conservarli e valorizzarli.

“Con l’approvazione del regolamento abbiamo aggiunto l’ultimo tassello per permettere alle imprese di esercitare attività turistiche legate al mondo della pesca– spiega l’assessore all’Agricoltura e Pesca, Simona Caselli-. Il documento fa chiarezza e facilita le iniziative di ospitalità e ristorazione che possono avere ricadute significative sulle migliaia di imprese del territorio che vivono di attività legate alla pesca. È una grande opportunità per valorizzare le tante risorse di questo settore che sono di grande interesse dal punto di vista turistico e un’occasione di sviluppo economico per l’imprenditoria ittica e per la crescita dell’occupazione”.

 

 

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