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Ortopedico arrestato a Milano, Lorenzin: “Quelli che rubano si beccano tutti”

Così il ministro Lorenzin commenta il caso di Norberto Confalonieri, primario di Ortopedia dell’ospedale 'Gaetano Pini' di Milano

Pubblicato:27-03-2017 15:52
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:03

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ROMA – “Dico molto chiaramente una cosa: in sanità quelli che rubano si beccano tutti, a volte un pochino più tardi, ma si beccano. Gli strumenti di prevenzione li abbiamo attuati, adesso ci vuole un grandissimo sforzo da parte delle strutture regionali perché questi strumenti siano operativi in modo molto efficace”. Lo ha detto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, intervenendo alla trasmissione televisiva ‘Porta a Porta’ in merito al caso di Norberto Confalonieri, il primario di Ortopedia dell’ospedale ‘Gaetano Pini’ di Milano arrestato giovedì scorso con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta e ora agli arresti domiciliari.

“PAZIENTI NON SONO CAVIE”

“Non entro nella dinamica processuale, perché non sono in grado di fare una valutazione degli elementi, ma da quello che ho letto escono fuori cose sinceramente inaccettabili: i pazienti non sono delle cavie e non è che se sono anziani possono essere maltrattati o utilizzati per fare pratica; una persona anziana ha la stessa dignità e lo stesso diritto di accedere a cure e terapie di una persona giovane. Questa cosa deve essere assolutamente vigilata”, dice ancora Lorenzin sul caso Confalonieri. L’accusa principale all’ortopedico arrestato è aver avuto rapporti proibiti con le case farmaceutiche tra il 2012 e il 2015 e aver ricevuto favori e regali in cambio di acquisti di protesi ortopediche da parte dell’ospedale dove lavorava. Confalonieri, inoltre, è indagato anche per definire eventuali responsabilità del chirurgo in relazione ad alcuni interventi conclusi con gravi danni fisici per i pazienti. “La vigilanza sta in carico a diverse persone- ha proseguito Lorenzin- agli ordini professionali, alle strutture sanitarie e ai primari che devono tutto insieme verificare che i diritti e i doveri dei pazienti vengano applicati”.

di Carlotta Di Santo, giornalista professionista


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