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Ue, Zingaretti: “Prodi boccata d’ossigeno, suo contributo utile”

BOLOGNA - Parole dolci di

Pubblicato:27-01-2019 15:34
Ultimo aggiornamento:27-01-2019 15:34

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BOLOGNA – Parole dolci di Nicola Zingaretti, oggi a Bologna, per Romano Prodi. Alla seconda giornata di “C’è chi dice noi”, l’evento di Zingaretti coi giovani di scena all’opificio Golinelli in vista delle primarie del 3 marzo, Zingaretti torna col pranzo con Prodi ieri a Bologna.
“Una tappa obbligata quella con Prodi? È stata una tappa utile, utilissima. Parlare con Prodi è sempre una boccata d’ossigeno”, sorride il governatore a margine dei lavori al Golinelli. Continua Zingaretti su Prodi: “Il tema è l’Europa: non dobbiamo rassegnarci all’illusione, alla stupidità di chi si dice sovranista e poi, essendolo, diventa il principale nemico della sovranità italiana. Abbiamo bisogno di un’altra Europa, di rifondare questa grande progetto, ma senza l’Europa siamo un Paese senza futuro. Dobbiamo ricostruire una grande mobilitazione culturale ed economica, per rilanciare la visione europea”. Altrimenti, avvisa Zingaretti, “forse è contento Trump, forse è contento Putin, ma in realtà chi vive in Europa è in pericolo. Quindi, chi più di Romano- insiste il governatore- può essere l’interlocutore, straordinaria e utile figura politica per dare un contributo importante su questi temi”.

“SE IL PD NON CAMBIA, L’ITALIA NON TORNERÀ A VOTARCI”

Contro “l’idea sbagliata di chi dopo il 4 marzo ha detto che l’unica cosa da fare è sciogliersi, perché la storia è finita e il problema è il Pd”, oppure, “chi ha detto che in fondo non è accaduto nulla di drammatico, ‘aspettiamo di vedere come governano e vedrete che gli italiani capiranno di aver sbagliato e torneranno da noi’. Anche questo è sbagliato: se non cambiamo, l’Italia non tornerà a votare per noi. Ecco perché diciamo ‘prima le persone’, nel nostro invito per l’Italia”.


È uno dei momenti più applauditi dell’intervento di Nicola Zingaretti oggi a Bologna, dove si chiude la due giorni “C’è chi dice noi” in vista delle primarie Pd del 3 marzo. L’opificio Golinelli, la fucina dei saperi che ospita l’evento, è stipata, e durante l’ora di discorso finale il governatore viene a tratti travolto dagli applausi. Avvisa e carica i suoi Zingaretti sull’attuale Governo: “Non ha vinto il 4 marzo la destra della Thatcher o di Reagan, ha vinto un pensiero nuovo e drammatico, che usa le nostre parole, giustizia, libertà e democrazia, per ottenere risultati opposti: di qui lo spaesamento”.

“ALTRO CHE GOVERNO COI 5 STELLE, ABBIAMO UNA MISSIONE”

“Hanno paura di noi e del nostro congresso ma noi torneremo per vincere e mandarli a casa, altro che Governo coi 5 stelle come qualcuno dice. Questa è la prima grande missione che abbiamo davanti”. E quindi, bisognerà farsi trovare pronti quando l’alleanza alla base del Governo gialloverde “deflagrerà”, prosegue Zingaretti.

“Quando la condizione di grande aspettativa e di grande incapacità arriverà a deflagrare, e ci arriverà, o sarà pronta un’alternativa, un’ipotesi di Governo diversa e convincente per dire ai delusi siamo tornati, oppure se non ci sbrighiamo la proposta in campo sarà solo la loro. Sarà la terza fase del populismo, sarà un colpo alla democrazia liberale”. Continua il governatore dem: “Il cuore del passaggio nuovo di questa destra non è solo nelle politiche, ma nella democrazia liberale vista come un problema. Solo l’umiltà e l’unità di un popolo che si rimette in campo risulterà credibile- urla Zingaretti tra gli applausi- per essere alternativa”.

Qui Zingaretti scalda i suoi fan, tanti giovani e non solo che si stanno dando da fare per tentare una svolta: “Oggi Liliana Segre ha detto una cosa molto bella: ‘Essere indifferenti è facile, perché le cose della vita sono tutte difficili’. Bellissimo. Corriamo il rischio che aumenti il numero degli indifferenti, e non cito Gramsci- sorride il governatore- perché l’avete già citato molte volte voi e lo conoscete tutti…”.

“SOLO IL 15% DEI GIOVANI CI HA VOTATO, E MI CRITICANO”

Nicola Zingaretti non si dà pace per la “frattura tra noi e le nuove generazioni” dopo il voto del 4 marzo 2018. “Dopo il 4 marzo- tuona il governatore dal palco dell’opificio Golinelli di Bologna- è stupefacente che nessuno abbia avuto il coraggio di affrontare questo tema. Ma perché in un anno, anche solo per un minuto, non ci si è chiesto come sia potuto accadere che il 4 marzo solo il 15% dei giovani dai 19 ai 24 ha votato Pd? O che solo il 12% di chi ne ha tra 25 e 34 ha votato per noi? Mi hanno criticato perché ho detto che abbiamo trovato macerie, ma non c’era nulla di offensivo”.

Insiste appassionato Zingaretti: “Sto facendo di tutto per ristabilire tra noi un clima di confronto, dove ci diciamo le cose come stanno. Perché noi in questi anni abbiamo litigato troppo, e discusso poco”. Ma ci sono altri aspetti della vita del Pd poco chiari a Zingaretti. Che prosegue dal palco di Bologna: “In 11 anni, da quando abbiamo deciso di fondare il Pd, abbiamo investito su tutto: gruppi, fondazioni, correnti e correntine, e non ci è mai venuto in mente di costruire, come faremo, una fondazione nazionale del Partito democratico, di formazione politica”. Il tutto “per costruire una visione comune, dove ciascuno dice la sua: lo dico soprattutto ai ragazzi e alle ragazze di questo partito, non possiamo più pensare all’idea, quasi eversiva, che i giovani in questo partito si devono organizzare dietro alcuni capi corrente, dividendosi in 100 gruppi”. Dunque, rilancia il candidato alla segreteria Pd, “dobbiamo ricostruire un luogo, dei giovani democratici del partito. Così ridiamo dignità, e dobbiamo ridare dignità alle donne di questo partito: non c’è più la loro conferenza nazionale perché si è avuto paura del loro contributo culturale”.

“LAMPI DI RESISTENZA ANTI-GOVERNO, CREDIAMOCI”

“Da qui al 3 marzo ne vedremo di tutti i colori, per mortificare quella giornata, tra chi non ci crede e chi dice ‘eh vabbè sono morti’. Lasciateli parlare: la realtà è esattamente all’opposto”. Lo assicura Nicola Zingaretti, spronando i suoi e il Pd a crederci in vista delle primarie del 3 marzo. Ecco la ‘metafora’ di Zingaretti: “Di fronte a un Governo pericoloso, in Italia ci sono lampi di resistenza, a Milano, a Bologna, a Napoli, a Torino, a Roma, di persone che non si arrendono. Ci sono tante cose, quello che manca è un popolo, un progetto, che con umiltà si rimette a tessere una rete unitaria, politica”. Un progetto, continua il governatore-candidato, “che crea una prospettiva e che sta nel conflitto, perché nella democrazia c’è il conflitto: non vi aspettate più che qualcuno vi regali qualcosa- avvisa Zingaretti incassando consensi- perché bisognerà combattere. Ma non saremo di meno, saremo di più, se chiariremo che quel conflitto non è al servizio del leader di turno- è un altro passaggio di cesura con la fase recente del Pd- ma delle speranze della comunità”.

Insomma c’è tanto da fare per il nuovo Pd, anche se “milioni di italiani pensano che non ci sia più un nostro ruolo”, rilancia Zingaretti. Posto che bisognerà continuare più che mai a puntare sui giovani, “che non si meritano il reddito di sudditanza” come lo chiama il candidato Pd, “in questa fase sarà più chiaro chi partecipava alla politica per opportunismo e chi invece per passione continua a lottare. Ma non dobbiamo essere minoritari, non è un tempo triste: chiamate- esclama Zingaretti dal palco- e richiamateli tutti, nelle scuole, nelle Università, nei quartieri. Questo è un tempo bello della politica, siamo chiamati di nuovo a cambiare la storia”.

GIOVANI CON ZINGARETTI: È L’ULTIMA VOLTA…MA CI CREDO

“Questa è l’ultima battaglia che faccio nel Pd, l’ultima. Io ci credo, ma bisogna azzerare il gruppo dirigente: vengo da una periferia di Napoli dove il Pd ha preso l’8% il 4 marzo…”. È l’appassionato appello di un giovane oggi a Bologna, dal palco dell’opicifio Golinelli dove si tiene l’evento di Nicola Zingaretti. Sono infatti i giovani ‘di Zingaretti’ ad aver capito, pare meglio di qualche loro dirigente, che, se esiste, quella segnata dalle primarie del 3 marzo è davvero l’ultima chance per il Pd di sopravvivere, ma più che altro di cambiare per crescere e diventare quello che non è mai diventato: “Un progetto, una missione per cambiare l’Italia e l’Europa”, dicono e condividono in tanti tra il pubblico, dove comunque si intravedono tanti militanti più navigati a conferma che anche lo ‘zoccolo duro’ apprezza Zingaretti e il suo stile.

All’opificio Golinelli di Bologna, la casa smart dei saperi che il governatore del Lazio ha scelto per la due giorni che si conclude oggi, arrivano diversi volti noti del partito (il dibattito tra ex Ds o ex Margherita ormai è preistoria) compresi quelli di chi anni fa aveva scelto Matteo Renzi, in buona compagnia, ma l’aria ‘frizzante’ che si respira sembra aver ribaltato ogni schema. Apre i lavori Elisabetta Gualmini, numero due del governatore Stefano Bonaccini (ma questa mattina di fatto anche dell’altro governatore, quello laziale, che fra l’altro anche Bonaccini ha votato nel suo circolo modenese), che martella pungendo i gialloverdi e non solo: “Basta arroganza e basta spocchia, ascoltiamo sapendo di poter dare risposte ai cittadini. Tutti dobbiamo andar là fuori con un compito quasi messianico, basato su una politica aperta e di qualità, invece che sulle sparate contro i poveri disgraziati…”.

Tra i dem locali ci sono ad esempio l’assessore Matteo Lepore e la vicesindaco Marilena Pillati, per la giunta Merola, Sergio Lo Giudice e Francesca Puglisi, Massimo Gnudi e Daniele Ara. Ma, appunto, la scena oggi è per i giovani, ma senza retorica. “Non compare la parola ‘giovani’ nei soliti cartelli, non ce n’é bisogno”, dice ad esempio Stefania Gasparini, assessore di Carpi in pole un anno e mezzo fa per diventare segretario provinciale a Modena. Zingaretti apprezza, e tra un intervento e l’altro segnala l’essenza del suo progetto: “È una bella notizia che si ritorna alla parola noi, alla parola persone, a fianco di altre parole come passione e futuro: tutte, dopo il 4 marzo, sembravano desuete. Invece, questo Paese ha bisogno di meno slogan e più fatti, di persone di una nuova generazione che tornano protagoniste”. È un fiume in piena il governatore-candidato, anche perché la posta in gioco va oltre il partito: “Il grande tema di questa fase storica- continua Zingaretti- è ricostruire dalla Val d’Aosta alla Sicilia un pensiero, un’economia e un’alleanza credibili per costruire un’alternativa. Che rimetta al centro le ingiustizie, la crescita, lo sviluppo, perché chi sta governando ha fatto tante promesse ma non riesce a rispettarle. Anzi, le usa più per se stesso che per l’Italia”. E tutto questo, ammonisce il governatore, “lo può fare solo un nuovo Pd, che esce dalla sconfitta e ammette gli errori e con umiltà dice agli italiani ‘abbiamo capito, siamo cambiati e ora ricostruiamo una speranza per l’Italia’. Questo noi vogliamo fare”.

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