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Comunali a Roma, l’intervista a Tobia Zevi: “Una lista civica per Giachetti? Non appoggiamo nessuno”

ROMA - Con un gruppo di 30-40enni romani ha deciso di mettere in piedi 'Roma puoi dirlo forte',

Pubblicato:27-01-2016 17:53
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:51

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ROMA – Con un gruppo di 30-40enni romani ha deciso di mettere in piedi ‘Roma puoi dirlo forte’, un laboratorio di idee per la citta’ dopo lo scandalo di Mafia Capitale e in vista delle amministrative, anche se il respiro ‘e’ piu’ a lungo termine’. Si dice vicino a Roberto Giachetti, il candidato Pd che ha ricevuto l’endorsement del segretario ancora prima di presentarsi ufficialmente. E di Matteo Renzi raccoglie la ‘grande lezione’ che ha dato a chi e’ venuto prima di lui: ‘Non si puo’ restare sempre in fila ad aspettare‘. Tobia Zevi, classe 1983, consigliere al ministero degli Esteri e componente dell’Assemblea nazionale del Pd, racconta all’agenzia Dire il ‘civismo politico‘ di ‘Roma puoi dirlo forte’, a partire dalla Leopoldina romana attesa per domani sera a Galleria Colonna: niente palco, 180 secondi per ogni intervento. Tutto per Roma. Che sia la nascita di una nuova classe dirigente? Di certo, per Zevi, c’e’ che quella vecchia ‘ha fatto il suo tempo’.

Insieme a un gruppo di 30-40enni romani ha dato vita a Roma puoi dirlo forte, un laboratorio di idee per la citta’. Che cosa vi ha spinto a prendere questa iniziativa?
– Tutto e’ partito dopo Mafia Capitale, perche’ non ne potevamo piu’ di sentir parlare soltanto male di Roma. Pero’ ci siamo anche detti che era la volta di dimostrare che qualcosa valiamo, non possiamo essere sempre quelli che si lamentano, senza prendersi responsabilita’. Quindi, abbiamo fatto quello che di solito in politica non si riesce mai a fare, per questo ci siamo ribattezzati ‘quelli del civismo politico’: ci siamo messi a studiare per mesi e ci siamo confrontati sulla base delle competenze che ognuno di noi ha. Grazie a questa varieta’, siamo riusciti a entrare nelle questioni spinose della citta’, dalla pulizia ai trasporti, fino agli eventi culturali che non ci sono piu’. Sulla base di questo abbiamo costruito un piccolo programma per cambiare e rinnovare questa citta’.


Domani e’ il giorno di ‘180 secondi per Roma’, per voi “un’occasione di confronto libero e aperto sul futuro della citta’”. Che cosa vi aspettate dalla Leopolda romana e quante adesioni avete gia’ avuto, di ‘vip’ e non solo?
– Domani e’ il nostro primo appuntamento pubblico e abbiamo scelto di farlo in modo diverso rispetto a quelli che normalmente si fanno in politica. Innanzitutto, sara’ dalle 19 a mezzanotte, perche’ tutti gli altri orari sono impossibili per chi lavora e ha una famiglia. Questo e’ stato il primo segnale di cambiamento. Poi, abbiamo voluto che fosse orizzontale: 180 secondi a testa, persone che si sono iscritte sul sito e personaggi dello spettacolo, della cultura e della politica. L’idea e’ di azzerare il concetto di palco a favore di una dimensione di maggiore scambio e condivisione. Il resto, lo affidiamo al bello della diretta. Certamente, avremo esperienze bellissime della citta’ che funziona. Oltre alle centinaia di idee arrivate dai cittadini, abbiamo ricevuto anche circa 50 offerte di volontari che ci hanno chiesto di poter partecipare. È una cosa che mi ha colpito. Ecco, e’ un dato che fa riflettere sul fatto che anche in un momento cosi’ drammatico per Roma, e forse proprio per questo, ci sono tante persone che hanno voglia di dire la loro. Per questo diciamo a tutti ‘puoi dirlo forte’.

Dai trasporti alla cultura, qual e’ tra tutte la proposta che scegliete per rappresentarvi?
– Tengo molto all’idea dei cittadini che si riappropriano di spazi inutilizzati della citta’. Questo vale per la cultura, per il sociale, ma anche per i trasporti. A Roma ci sono per esempio 42 stazioni ferroviarie abbandonate e che potrebbero essere dei centri di grande sviluppo. C’e’ una grande potenzialita’ che viene dal basso, sia dal versante privato, ma anche da un tessuto di associazioni e cooperative, oltre ai cittadini. Tutte queste realta’ potrebbero prendere in gestione un parco o un centro sportivo, o anche una stazione abbandonata o un monumento, come spiega una delle nostre proposte. Una delle idee fondamentali alla base di ‘Roma puoi dirlo forte’ e’ che per ricostruire una comunita’, in un momento di lacerazione del tessuto cittadino, e’ riappropriarsi degli spazi. Ma per farlo il pubblico in alcuni casi deve fare un passo indietro, pur mantenendo il controllo e l’indirizzo politico, e favorire la partecipazione dei cittadini. La grande risorsa di Roma sono le persone.

Vi siete dichiarati vicini a Roberto Giachetti. Da Roma puoi dirlo forte puo’ nascere una lista civica di sostegno?
– Personalmente, sono vicino a Giachetti perche’ lo conosco e lo stimo. ‘Roma puoi dirlo forte’ al momento rimane assolutamente autonoma e indipendente e non appoggera’ alcun candidato. Abbiamo voluto una squadra plurale: ci sono persone che non e’ detto che votino Pd e anzi, forse voteranno altri candidati. Per quanto riguarda la lista civica, oggi direi di no. In generale credo che quello che stiamo facendo e’ un po’ piu’ a lunga scadenza rispetto alle prossime elezioni comunali. In questa citta’ negli ultimi anni c’e’ stato un fatto gravissimo: non c’era una classe dirigente, se non alcuni amministratori e presidenti di Municipio, in grado di prendersi la responsabilita’ del futuro di Roma. Questo e’ il frutto di scelte sbagliate, di responsabilita’ precise di chi c’era prima. Pero’ e’ anche il momento di dire ‘non siamo solo quelli che non hanno rubato, ma che non stanno nelle stanze dove si decide’. Questa volta lo spazio ce lo prendiamo da soli. Questa e’ la grande lezione che Matteo Renzi ha dato a chi fa politica: l’idea che non si puo’ restare sempre in fila ad aspettare. Con garbo e saggezza, bisogna prendersi i propri spazi e rimboccarsi le maniche. E’ quello che ‘Roma puoi dirlo forte’ vuole dire alla citta’: forse un’epoca e’ finita. C’e’ una nuova classe dirigente che e’ in grado di dire la sua.

Al momento, pero’, il Pd continua a non essere compatto di fronte alla candidatura di Giachetti e, allo stesso tempo, non esprime altri nomi.
– Vediamo che cosa succede nelle prossime ore, credo che ci saranno altri candidati. Le primarie possono essere, e in passato lo sono state, uno strumento utile. La rissosita’ dentro al Partito democratico, e in generale dentro ai partiti a Roma, se non e’ nemmeno supportata dal fatto che qualcuno si candida alle primarie, perche’ oltre a fare polemica non ci mette nemmeno la faccia, e’ veramente la rappresentazione plastica di una classe dirigente che ha fatto il suo tempo e che non si prende le sue responsabilita’. Ancora una volta si rischia di buttare il bambino con l’acqua sporca: di fronte a una candidatura coraggiosa come quella di Roberto Giachetti, al di la’ dell’endorsement di Renzi, sarebbe grave se non dovessero uscire altri nomi, o se dovessero uscire candidature al di fuori delle primarie. Lo dico da militante del centrosinistra.

A proposito di centrosinistra, ci sono spiragli per una ricomposizione?
– Spero che ci sia la possibilita’ di dialogo e di una ricomposizione del centrosinistra. Quello che mi sorprende e’ che questa divisione cosi’ feroce non e’ supportata da nessun ragionamento sulla citta’. È soltanto frutto di dinamiche precedenti, in un momento in cui ci sarebbe bisogno di un intervento corale e collettivo per migliorare e dare una speranza di cambiamento a una citta’ che e’ in grande sofferenza. L’idea che si ragioni sulle divisioni dei vari partiti che potrebbero far parte di una stessa coalizione che hanno governato e che governano insieme in molte realta’ italiane secondo me e’ un errore.

È un appello a Fassina?
– Fassina e tutti quanti. Non credo sia un problema di singole persone, ma una responsabilita’ condivisa che tutti dobbiamo sentire. L’idea di poter perdere Roma dopo averla consegnata alla destra nel 2008 con delle scelte sbagliate e dopo aver sbagliato l’amministrazione nei due anni di Marino, e’ una responsabilita’ che abbiamo come centrosinistra. Chi non esercita questa responsabilita’ si assume un rischio e l’onere di un errore che potrebbe costare caro a questa citta’.

di Nicoletta Di Placido, giornalista professionista

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