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Regioni. Serrachiani: “Da Riforma Costituzionale sfida interessante”

[caption id="attachment_1489" align="alignleft" width="300"] D. Serracchiani[/caption] TRIESTE - "La riforma costituzionale ha aperto

Pubblicato:27-01-2016 17:31
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:51

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D. Serracchiani

D. Serracchiani

TRIESTE – “La riforma costituzionale ha aperto un cantiere che rappresenta un’opportunità interessante e sfidante per le Regioni, in particolare quelle a Statuto speciale“. Lo ha ribadito la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, nell’ambito del seminario “Il futuro delle Regioni a Statuto Speciale alla luce della riforma costituzionale” organizzato dalla Commissione bicamerale per le Questioni regionali.

“Il nuovo ruolo delle Regioni è un fatto importante e da valorizzare – ha aggiunto la presidente -. La riforma costituzionale, se è vero che non si applica alle Regioni a Statuto speciale, pone su di loro un impegno e una responsabilità superiore a quella avuta finora perché impone di riadattarsi a un contesto ambientale profondamente mutato. In questo senso bisogna rivedere e ‘fare il tagliando’ anche agli strumenti che già esistono, comprese le Commissioni paritetiche che altrimenti rischiano di avere un peso troppo pesante per consentirci di tenere il passo con i tempi”.

Secondo Serracchiani, “la riforma costituzionale consente alla politica di tornare centrale ma chiede di compiere un passo in avanti nel dare concretezza all’affermazione secondo cui la specialità rappresenta un’assunzione di responsabilità e non un privilegio. È importante soprattutto stabilire esattamente le competenze dello Stato e quelle delle Regioni. Penso, ad esempio, a un settore fondamentale come le politiche attive del lavoro per il quale ci dovrà essere un confronto serrato e chiaro anche con le Regioni ordinarie”.


Il futuro – ha concluso la presidente – non consiste nel ridisegnare la cartina del Paese partendo dalle macroregioni. Se prima non abbiamo chiaro il ruolo che ciascuna istituzione deve svolgere non è sufficiente fare questo genere di considerazione. Occorre chiedersi non tanto se servono ancora le Regioni a Statuto speciale ma perché, anche prima della riforma, le Regioni ordinarie, pur avendone la possibilità, non hanno mai chiesto ulteriori competenze”.

 

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