ROMA – “Non si tratta solo di una reintroduzione della pena di morte che è una linea rossa invalicabile per i rapporti tra Ue e Turchia. Ma anche le violazioni dello stato di diritto non sono accettabili e noi dobbiamo fare sentire la nostra pressione”. Lo dice il il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, in audizione al Senato davanti alle commissioni Esteri e Difesa riunite. “La situazione resta fluida, è presto per trarne conseguenze consolidate”, continua. “Sta alla Turchia decidere se proseguire il discorso con l’Europa, sapendo che noi non sacrificheremo nessun diritto fondamentale sul quale si base l’Europa e la nostra idea di stato di diritto. Non si può convivere con epurazioni, carceri e pena di morte“, anche se “abbiamo da perderci“ in termini di migrazione.
“L’Italia- prosegue Gentiloni- è sempre stata in questi 10-12 anni sostenitrice di dialogo tra Turchia e Europa, con la convinzione che il percorso avrebbe potuto avere effetti positivi nei confronti della Turchia. A Bruxelles 7-8 anni fa la porta è stata chiusa e può darsi che questa chiusura abbia influito nella stretta che Erdogan ha attuato non da 10 giorni, ma dal 2013“. Forse, insiste, “se avessero ascoltato la nostra posizione, di Prodi e Berlusconi, l’evoluzione sarebbe stata diversa”. Un anno fa, conclude il ministro degli Esteri, quella porta è stata riaperta “ma sulla base di una spinta e interesse molto specifico legato alla pressione migratoria”.
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