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Corruzione e impunità, il Mose “a processo” in Senato

VENEZIA - Nella vicenda del MoSe il sistema

Pubblicato:26-05-2016 13:42
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:47

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VENEZIA – Nella vicenda del MoSe il sistema di “vigilanza e controllo esercitato dalle amministrazioni pubbliche” si è dimostrato “gravemente carente” e “non ha impedito il verificarsi di irregolarità” che rivelano le gravi “criticità della legislazione vigente in materia di opere strategiche”. E’ l’atto d’accusa contenuto in una mozione di 50 senatori (di diverse forze politiche e non tutti veneti) che approda oggi ai lavori di Palazzo Madama dopo una lunga anticamera. Secondo i senatori lo sviluppo del MoSe, il sistema di paratie mobili che dovrebbe evitare il fenomeno dell’acqua alta a Venezia, è stato accompagnato nel corso dei decenni da “sistematiche interposizioni corruttive“, e lo stesso contratto tra Stato e ed ente attuatore “si è rivelato palesemente inidoneo a prevenirle e svelarle per tempo, bloccandole alle origini”. Inoltre, nonostante molte responsabilità siano ormai state appurate, devono ancora essere adottati “i provvedimenti necessari e conseguenti nei confronti dell’ampia rete di persone dedite alla distrazione di risorse pubbliche mediante corruzione, concussione, riciclaggio, costituzione di fondi neri e distorsione del sistema di appalti”. Anche perché, nonostante i ritardi e il continuo e “inquietante” aumentare dei costi, “nessuna iniziativa di rilievo risulta essere stata assunta per bloccare l’operato del sistema corruttivo” almeno fino “all’ultima ondata di arresti del giugno 2014”.

venezia_portoInoltre, a fronte della presenza di studi che evidenziano una sostanziale inutilità dell’opera e una criticità del sistema di paratoie giudicato “dinamicamente instabile”, “è prevalsa la volontà di proseguire in un’opera la cui funzionalità è stata più volte messa in discussione da autorevoli considerazioni tecnico-scientifiche in mancanza di adeguato dibattito sulle possibili alternative” e si profilerebbe quindi la possibilità di un “danno erariale“. Sarebbe quindi necessario, sostengono i senatori, invertire “la tendenza sin qui seguita dalle Istituzioni, per restituire credibilità ed autorevolezza all’azione pubblica ed arginare il dilagare dei fenomeni corruttivi”. Oltre, naturalmente, a prevedere una serie di interventi sul MoSe stesso, come la “risoluzione di ogni contratto stipulato con il Consorzio Venezia Nuova“, ritenuto tra i principali protagonisti dei fenomeni illeciti, nonché l’attivazione di un bando di gara internazionale per il servizio di manutenzione, che lo scorso aprile è stato affidato proprio al Consorzio Venezia Nuova.


di Fabrizio Tommasini, giornalista

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