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Cagliari, anniversario dello Statuto. Ganau: “Invito alla rinascita”

"Ricordiamo momento fondante, ci onora farlo con la presenza di Mattarella"

Pubblicato:26-02-2018 14:52
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:31
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CAGLIARI – “Il 26 febbraio di settant’anni fa lo Statuto della Sardegna veniva promulgato con la legge costituzionale numero 3, approvata con 280 voti a favore, 81 contrari e due astenuti, durante una delle ultime febbrili sedute dell’Assemblea costituente. Diveniva, dunque, la terza legge costituzionale della neonata Repubblica democratica e antifascista. Oggi ricordiamo quel momento fondante e abbiamo l’onore di farlo alla presenza del presidente della Repubblica, che ringrazio a nome dell’istituzione che rappresento e di tutti i cittadini sardi”. Con queste parole, il presidente del Consiglio sardo Gianfranco Ganau ha aperto le celebrazioni per il settantesimo anniversario dello Statuto sardo, durante la seduta solenne alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

“Alla Sardegna veniva riconosciuta, allora, la dignita’ di Regione a statuto speciale- sottolinea Ganau- veniva data autonomia nel governo e la responsabilita’ di risollevarsi dalle ceneri della guerra per costruire il proprio futuro di una vita pacifica e capace di soddisfare i bisogni della propria comunita’. Dobbiamo essere orgogliosi di questi 70 anni di autonomia, di quanto e’ stato fatto, sono stati un periodo di straordinario progresso, settant’anni di pace dentro la pace, garantita con la nascita della Comunita’ europea, settant’anni di avanzamento economico e sociale, di superamento della poverta’, dell’analfabetismo, delle malattie”.

L’articolo 1 dello Statuto sardo “che bene calibra l’unita’ politica con l’autonomia e ben ricorda che la storia sarda, pur mantenendo intatte molte peculiarita’ che per secoli l’hanno contraddistinta, si intreccia inestricabilmente con la storia d’Italia e ne condivide le sorti- spiega il presidente dell’assemblea sarda-. L’Italia e’ cresciuta e noi siamo cresciuti insieme a lei, ma in questo percorso di crescita comune la differenza Nord e Sud non si e’ attenuata e per certi versi e’ persino aumentata”. Da anni “ci diciamo che questo percorso dell’autonomia sarda sembra sia bloccato, da anni il dibattito regionale evidenzia le insufficienze dello Statuto- continua Ganau-. Neanche una parola sul diritto alla mobilita’ dei sardi, ne’ sul diritto ad essere collegati alle grandi reti dell’energia, poche parole su scuola, educazione, beni culturali, lingua, e naturalmente su temi che sarebbero entrati con prepotenza nella nostra vita quotidiana e nell’economia attuale; poche parole anche sulle responsabilita’ di autogoverno del territorio e sulla necessita’ di equilibrio nella presenza e in particolare modo nelle attivita’ dell’esercito in Sardegna”.


Ancora oggi “la nostra isola sopporta da sola il 61% delle servitu’ militari. Occorrono maggiori poteri e maggiori spazi di autonomia- sottolinea- perche’ le ragioni della specialita’ sono oggi anche piu’ evidenti e incisive. Il patto per la Sardegna e’ stato un segnale importante che dara’ sicuramente risultati, ma rimane una misura una tantum rimessa nella disponibilita’ del governo di turno”. Il massimo rappresentante dell’Assemblea sarda ricorda quindi l’articolo 13 dello Statuto sardo, “perche’ in questa disposizione e’ in realta’ racchiusa la ragione di fondo che ha motivato l’istituzione della Regione speciale: l’arretratezza creata dal secolare sfruttamento e dal dominio, puo’, anzi deve, essere superata con il concorso dello Stato e della Regione. Dobbiamo essere orgogliosi del nostro percorso di autonomia, di quanto e’ stato fatto dai nostri padri e dai nostri nonni, ma ancora di piu’ dobbiamo essere orgogliosi dell’impegno di oggi”.

Le ragioni dell’autonomia e della specialita’ “risiedono nella responsabilita’ che tutte le istituzioni, dallo Stato alla Regione agli enti locali, hanno nei confronti dell’intera comunita’ sarda- conclude Ganau- ma anche nella responsabilita’ che ciascuno di noi ha nel farsi artefice del nostro destino. Responsabili di quanto occorre fare, sapendo che nessuno ci sostituira’ nel nostro compito, perche’ lo Statuto speciale invita ancora oggi proprio i sardi a rinascere“.

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