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Pd, scontro Orlando-Renzi su liste. “Troppe interferenze”, e minoranza minaccia aut aut

Il veto su alcuni nomi da parte del segretario Pd ha fatto infuriare la minoranza dem

Pubblicato:26-01-2018 17:53
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:24
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ROMA – Andrea Orlando potrebbe non candidarsi alle prossime elezioni politiche. E’ la posizione che è emersa nel corso della concitata riunione del gruppo degli orlandiani alla Camera. La relazione è stata tenuta dal coordinatore dell’area Andrea Martella che ha giudicato inaccettabile la proposta formulata da Matteo Renzi e che sostanzialmente dimezza le candidature della componente, in base ai risultati del congresso. Gli orlandiani spiegano che Renzi ha chiesto di non ricandidare Di Lello, Damiano, Sarracino e Sergio Lo Giudice.

“Si tratta di una interferenza inammissibile“, spiegano gli orlandiani che prospettano ora anche la rinuncia alla candidatura da parte del loro leader, il ministro della Giustizia Andrea Orlando.

Questo pomeriggio si è tenuta un incontro al Nazareno tra Orlando e Renzi durato più di due ore. Ma la tensione non si è risolta.


Di fatto, la minoranza pone il segretario di fronte ad un aut aut, chiedendo che le loro richieste vengano accolte. Altrimenti potrebbero non votare la relazione di questa sera.

La direzione del Pd, slittata più volte durante la giornata di oggi, è confermata per le 20

di Alfonso Raimo


ORLANDIANI: STOP A LO GIUDICE? INTERFERENZA DI RENZI

La possibile esclusione del bolognese Sergio Lo Giudice dalle candidature Pd alle politiche crea malumori all’interno di ReteDem, di cui il parlamentare orlandiano ed ex presidente nazionale di Arcigay è presidente: “Non posso pensare che una persona leale, seria e per bene, un politico bravo e competente, che in Senato ha contribuito a cambiare in meglio la vita di tante persone, sia lasciato fuori”, scrive su Facebook Roberta Li Calzi, consigliera comunale a Bologna e componente della segreteria provinciale del Pd.

Si fa sentire anche Dems Arcobaleno, il comitato tematico per i diritti Lgbti nato all’interno di Dems, l’associazione dell’area Orlando: “Siamo sconcertati e profondamente amareggiati di fronte a questa notizia. Il rispetto di una minoranza, qualunque minoranza- recita un post su Facebook- impone di ascoltarne la voce e non di scegliere per essa”. Continua il post: “Se confermata, l’esclusione di Lo Giudice dalle liste elettorali del Pd sarebbe una umiliazione non solo per la minoranza del partito, per Dems e per ReteDem, per chi ha scelto di rimanere mentre altri abbandonavano la nave, ma anche per la comunità Lgbti. La storia e l’impegno di Sergio parlano da soli”.

Dems Arcobaleno, dunque, “auspica fortemente che si torni sui passi malamente compiuti e si pongano le basi per una campagna elettorale aperta all’ascolto e unitaria”. Non sono le uniche tracce di protesta che sui social network accompagnano le notizie sulla possibile esclusione del parlamentare bolognese: a criticare l’ipotesi sono, ad esempio, diverse voci del mondo Arcigay e non mancano i casi in cui il caso Lo Giudice viene associato alla contestuale possibilità che il Pd, proprio a Bologna, candidi Pier Ferdinando Casini.

di Maurizio Papa

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