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Sei a rischio ictus o infarto? Una app ti dice quanto, e insegna a prevenirlo

L’applicazione è stata sviluppataall’Università di Auckland, in Nuova Zelanda, e poi 'trasformata' nella versione italiana a cura di Alt, l'associazione per la lotta alla trombosi

Pubblicato:26-01-2017 11:45
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:50

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ROMA – Calcolare e ridurre il rischio di ictus e infarto attraverso l’utilizzo di una semplice “app”. Lo strumento, ideato da World Stroke Organization, tradotto in diverse lingue, è ora disponibile nella versione italiana grazie al supporto di Alt- Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari- Onlus: è un vero e proprio “riskometro”, cioè uno strumento che misura il rischio di andare incontro alle due malattie vascolari più probabili, più gravi ma anche più evitabili: infarto e ictus cerebrale. “Siamo orgogliosi di aver contribuito alla diffusione del Riskometer rendendolo accessibile anche nella versione in italiano- sottolinea il presidente di Alt Lidia Rota Vender- perché anche gli studi più recenti confermano che in 80 persone su 100 l’ictus è non solo prevedibile ma soprattutto evitabile: la ‘app’ è scaricabile gratuitamente e aiuta a ‘mettere in fila’ i fattori di rischio individuali, modificabili e non. Fornisce le informazioni e la motivazione necessarie per modificare quelli legati soprattutto allo stile di vita”.

L’app, disponibile sia per Apple che per Android, funziona in modo semplice e intuitivo: registra le abitudini dell’utente e monitorizza eventuali cambiamenti nelle abitudini e nello stato di salute nell’arco di dodici mesi. Non solo, ma insegna a riconoscere tempestivamente i sintomi dell’ictus che non devono essere sottovalutati quando si manifestano nelle persone che vivono accanto a noi: riconoscere i sintomi sospetti e chiamare il 118 in maniera appropriata senza perdere tempo può salvare la vita di un padre o una madre. Nella cura dell’ictus il tempo è cervello, agire rapidamente può fare la differenza fra l’invalidità o il recupero della salute. L’ictus è causato da una squadra di complici, che noi dobbiamo conoscere e neutralizzare uno per uno, perché si potenziano a vicenda per tendere la trappola di un evento cardio o cerebrovascolare. Fanno parte di questa squadra molti complici in qualche modo eliminabili o neutralizzabili, complici che ben conosciamo: fumo, alimentazione sbilanciata per quantità o qualità, pigrizia, stress, diabete, pressione alta, livelli di colesterolo elevati per lungo tempo nel sangue e abuso di droghe. Così in un comunicato Alt.

L’app fornisce i consigli “salvavita”: è sufficiente cliccare sulle informazioni relative a ciascun fattore di rischio incluse nell’applicazione. La versione “Pro” dell’app contiene inoltre una serie di video nei quali esperti internazionali forniscono spiegazioni sui sintomi, sui fattori di rischio e sui provvedimenti necessari per evitare l’ictus cerebrale. Sono informazioni che ognuno d noi dovrebbe possedere, a usare in caso di bisogno, perché sapere “che fare in caso di..” può cambiare la vita di molte persone intorno a noi. L’applicazione è stata sviluppata da Valery Feigin dell’Università di Auckland, in Nuova Zelanda, in collaborazione con Aut Enterprises e l’Associazione per l’Educazione allo Stroke della Nuova Zelanda; è patrocinata da: Wfn – Word Federation of Neurology, Iane – International Association of Neurology and Epidemiology, da European Stroke Organization (Eso): è stata tradotta nelle principali lingue in tutto il mondo. La versione italiana è stata curata e finanziata interamente da Alt, come spiega la dottoressa Paola Santalucia, neurologa, cardiologa e vice-presidente Alt: “I dati raccolti attraverso la app permetteranno a chi la utilizzerà, previo consenso, di partecipare a una ricerca mondiale che coinvolge 160 Paesi, finalizzata a comprendere sempre più a fondo i fattori di rischio capaci di determinare un ictus o un infarto. Il progetto aiuterà ricercatori e clinici a tracciare in modo molto accurato strategie di prevenzione e cura basandosi sull’esame di un grande numero di profili di rischio individuali, che, considerati nel loro insieme, avranno una ricaduta fondamentale sulla salute cardio e cerebrovascolare di tutti in Italia e nel mondo”.


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