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Il Trump de ‘noantri

di Aldo

Pubblicato:26-01-2017 10:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:50

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di Aldo Garzia per www.ytali.com


La politica italiana vivrà un effetto Trump? Troppo presto per affermare con certezza di che tipo, sufficiente per avanzare alcune ipotesi. Punto di partenza: naturalmente ciò che avviene a Washington influenza ciò che poi accade su scala globale e nazionale. Quando sono i conservatori a guidare la Casa Bianca, la destra si sente più forte in ogni suo fortino. Lo stesso, viceversa, accade quando a governare sono i democratici: per esempio con l’era Clinton la sinistra europea raggiunse la sua massima espansione conquistando le principali capitali del vecchio continente.

La previsione più banale è perciò che la destra pure di casa nostra – come quella di stampo lepenista su scala continentale – si senta galvanizzata dall’uomo forte, rozzo culturalmente, protezionista, anti-diritti civili, sciovinista e un po’ razzista, anti intervento dello Stato in economia, anti-immigrati che abita presso la Casa Bianca. Ma essendo Trump l’alfiere di una nuova destra (qualcosa di differente e meno semplice del liberismo reaganiano e thatcheriano), occorre saper guardare oltre l’entusiasmo di Lega, Fratelli d’Italia e (appena più mitigato) di Forza Italia.


Colpisce perciò quello che ha detto Beppe Grillo in un’intervista di qualche giorno fa al settimanale parigino Journal du Dimanche: “La politica internazionale ha bisogno di uomini di stato forti come Trump e Putin. Li considero un beneficio per l’umanità”. Al leader dei Cinque stelle piace molto “l’idea di Trump di riportare l’attività economica all’interno degli Stati Uniti”, perché anche ci sarebbe bisogno di “misure protezioniste per potenziare il made in Italy”.

Segue a ruota l’attacco, non privo di fondamento, all’Europa di Bruxelles:

Il suo bilancio è un fallimento totale. Sono a favore di un’Europa diversa, in cui ciascuno Stato possa adottare il proprio sistema fiscale e monetario.

Da qui la conferma della richiesta di un referendum sull’euro e del pugno di ferro sul problema immigrati.

In poche frasi, Grillo ha scodellato il programma politico e ideale della nuova destra in stile Trump. Qualcosa di più pericoloso dell’usuale mix fatto di moderatismo, liberismo e politica internazionale: ognuno per sé, spazio ai più forti, annullamento persino della Nato e delle sedi della mediazione internazionale (il prossimo attacco sarà all’inefficienza dell’Onu), libertà alla spontaneità dell’economia.

I 5 Stelle, nonostante l’esperienza disastrosa di Roma, secondo i sondaggi, continuano a viaggiare sul trenta per cento e sono in lizza per il posto di primo partito. L’effetto Trump potrebbe far loro guadagnare addirittura nuovi consensi, questa volta nei settori più tradizionalmente di destra (malgrado a sinistra non manchino gli entusiasti di Trump come paladino anti-establishment) ma su contenuti ancora più destabilizzanti e pericolosi dell’armamentario demodé della destra puramente conservatrice.

A Reagan, la sinistra si contrappose con Blair e il blairismo, oltre che con l’idea velleitaria e (per noi) provinciale “dell’Ulivo mondiale”. Come ha fatto Trump con la destra, questa volta alla sinistra servirebbero una rivoluzione culturale e nuove idee. Oltre a qualche nuovo leader. Avremo un Trump di sinistra?

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