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Cop21, Legambiente: “Crollo del solare e dell’eolico. Renzi si è accanito sulle rinnovabili”

ROMA - Dal 2011 al 2014 gli impianti di

Pubblicato:25-11-2015 14:23
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:37

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eolicoROMA – Dal 2011 al 2014 gli impianti di solare fotovoltaico e eolico installati in Italia non sono diminuiti ma crollati: si passa da 10.663 MegaWatt a 733 MW nel 2014. E le prospettive del 2015 “sono ancora peggiori”. Di conseguenza il rischio è “un concreto stop allo sviluppo di un settore innovativo, che ha contribuito al 40% circa dei consumi elettrici, garantendo in questi anni la riduzione delle importazioni di fonti fossili, del prezzo dell’energia elettrica e delle emissioni di gas serra”. E ciò risulta “ancora più preoccupante in vista della prossima conferenza sul clima, che si aprirà il 30 Novembre a Parigi, per la credibilità di un Paese europeo, che proprio su questi obiettivi vorrebbe svolgere un ruolo da protagonista per arrivare a un accordo internazionale sul clima”. Nel corso della prima giornata del Forum Qual Energia, Legambiente presenta questi dati in un dossier dal titolo ‘Stop alle rinnovabili in Italia’ con numeri inediti sul calo della diffusione degli impianti da energia rinnovabile, con una sintesi dei provvedimenti che hanno causato questa situazione e le prospettive positive che invece potrebbero aprirsi con un cambio di marcia delle politiche energetiche nazionali.

Nel 2014 le fonti rinnovabili hanno garantito oltre il 38% dei consumi elettrici, con un balzo impressionante rispetto a dieci anni prima, quando eravamo al 15,4%- spiega il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini- nel solare vantiamo addirittura un record mondiale di produzione rispetto ai consumi complessivi. Eppure, invece di esaltare questo successo che testimonia l’affidabilità di queste tecnologie, e di promuoverle in modo da diminuire la nostra dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti, si è scelto di porre un blocco”. A motivare questa scelta è l’impatto che le rinnovabili hanno avuto sulla produzione elettrica italiana, “che è stato tale da determinare, assieme alla riduzione dei consumi dovuti alla crisi economica e all’aumento dell’efficienza, la crisi delle vecchie e inquinanti centrali termoelettriche, portando alla chiusura di decine di impianti”, ricorda Zanchini. Però, “invece di sfruttare positivamente questo dato, il Governo Renzi e l’Autorità per l’energia si sono mosse solo per salvare il vecchio sistema, ancorato su alcuni grandi gruppi e centrali da fonti fossili”.  Negli ultimi anni “con impressionante sistematicità”, i Governi Monti, Letta e Renzi sono intervenuti per ridurre drasticamente le possibilità di investimento nelle fonti rinnovabili.

Per il solare fotovoltaico – lamenta Legambiente – sono stati cancellati nel 2013 gli incentivi in conto energia, il sistema di incentivi per il solare fotovoltaico, (che in Germania invece sono ancora in vigore) togliendoli perfino per le famiglie e per la sostituzione dei tetti in amianto.  Per le altre fonti rinnovabili i tagli sono cominciati nel 2012 e si può sostenere, con difficoltà di smentita, che da allora non vi sia stato un solo provvedimento da parte dei Governi italiani che ne abbia aiutato lo sviluppo.


rinnovabiliIl Governo Renzi in questi 20 mesi “si è contraddistinto per un accanimento ancora più accentuato dei suoi predecessori nei confronti delle energie pulite, col decreto ‘Spalma incentivi’– denuncia Legambiente- che è intervenuto in maniera retroattiva sugli incentivi, con nuove tasse per l’autoproduzione da fonti rinnovabili e regole penalizzanti per gli oneri di dispacciamento, giustificate con la non programmabilità delle energie pulite; poi nuovo decreto di incentivi alle rinnovabili non elettriche che, ancora prima di entrare in vigore, ha già determinato uno stop degli investimenti, viste le scelte che prevede”. Ma se i Governi precedenti “potevano ignorare gli effetti di queste politiche”, il Governo Renzi “non può non sapere che con lo stop agli incentivi le installazioni sono crollate del 92%, e che sono stati bloccati persino provvedimenti a costo zero che permetterebbero di aiutare le rinnovabili con la semplificazione delle procedure e il via libera all’autoproduzione e allo scambio della produzione da rinnovabili con la rete”.

Le fonti rinnovabili hanno beneficiato di incentivi per la produzione pulita immessa in rete, “eppure, le polemiche sull’impatto in bolletta degli incentivi sono state spesso strumentali”, denuncia Legambiente. Se dal 2003 ad oggi le bollette sono cresciute del 52%, “va segnalato che la vera crescita è avvenuta prima dell’ingresso delle rinnovabili (ossia fino al 2008 e per la crescita della componente energia)” e “il peso delle vere rinnovabili (non si comprende perché l’Autorità per l’energia conti anche i sussidi a fonti fossili e raffinerie, le cosiddette assimilate) rappresenta solo il 14,7% della spesa delle famiglie e ha portato vantaggi ambientali e di riduzione del prezzo dell’energia”.  Come a Berlino dove “gli incentivi pesano ancor di più che da noi (valgono il 21%), ma il Governo Merkel ha confermato il conto energia come sistema di incentivo, perché ha permesso di creare centinaia di migliaia di posti di lavoro, vantaggi per le famiglie, per le imprese e per l’ambiente”.

Legambiente chiede al Governo di “guardare finalmente al futuro dell’energia e di prendere in carico sul serio la grande questione climatica con scelte semplici e coerenti con le politiche europee – l’Italia dovrà presentare un piano per ridurre le emissioni di CO2 del 40% al 2030 – e urgenti perché la situazione climatica non consente rinvii: occorre bloccare i sussidi alle fossili; liberare l’autoproduzione da rinnovabili; semplificare l’installazione delle fonti rinnovabili e sbloccare l’efficienza energetica Sono grandi le opportunità di una incisiva politica di efficienza energetica in Italia, con benefici per imprese e le famiglie”.

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