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Alle Tremiti catena umana acquatica per dire no alle trivellazioni nell’Adriatico

"Un abbraccio simbolico ad una delle perle dell'Adriatico,

Pubblicato:25-08-2015 10:54
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:30

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isole tremiti“Un abbraccio simbolico ad una delle perle dell’Adriatico, per dire ‘no’ allo scellerato progetto di fare del Mare Nostrum un distretto petrolifero”. Poche parole per spiegare l’iniziativa organizzata dall’associazione tremitese Punto a Capo, in partenariato con Wwf, Comune di Tremiti e numerosi comuni ed enti regionali, fissato per giovedì prossimo. L’iniziativa è tutt’altro che banale: circondare l‘isolotto del Catenaccio– nelle isole Tremit – con una catena umana, per dire no alle trivellazioni petrolifere in Puglia e in tutto l’Adriatico.

L’opposizione alle esplorazioni petrolifere giunge quindi dal basso, dalla gente di mare e da coloro che vogliono difendere “un mare chiuso, fragile e ricco di biodiversità come l’Adriatico e, più in generale, il Mediterraneo” come afferma Donatella Bianchi, presidente Wwf. Che non risparmia critiche alle “inaccettabili politiche di sfruttamento dei fondali marini”, puntando il dito direttamente contro il ministero dello Sviluppo economico che, “procedendo in direzione ostinata e contraria agli interessi delle popolazioni costiere”, ha modificato la propria politica energetica trasformando azioni come “prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in attività strategiche” e rendendo “più opache le procedure autorizzative per attività ad alto rischio ambientale”.

Questo rovesciamento di priorità, in cui l’interesse ambientale non è più al centro, per Wwf è iniziato con “l’articolo 35 del decreto Sviluppo del 2012 del Governo Berlusconi, che ha compiuto una sanatoria nei procedimenti in corso per le trivellazioni anche nella fascia vietata delle 12 miglia dalla linea di costa”, per proseguire poi con “l’articolo 38 del decreto Sblocca Italia del 2014 del Governo Renzi”, che 7 regioni hanno impugnato di fronte alla Corte Costituzionale, mentre prosegue parallelamente il dibattito sulla proposta di indire un referendum per abrogare l’art. 35 del decreto Sviluppo.


“Le Diomedee sono un’eccellenza ambientale, un museo a cielo aperto, isole incontaminate e protette ma troppo spesso dimenticate dallo Stato, minacciate dallo spopolamento, dove neppure la scolarizzazione è un diritto riconosciuto e la gente è costretta ad andare via”, ha proseguito Bianchi, che infine ha concluso: “Le esplorazioni petrolifere rappresentano una minaccia alla sopravvivenza di quelle piccole comunità tremitesi e delle loro isole”.

Di Redazione

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