NEWS:

A Bologna arriva un muro intorno a case popolari via Gandusio. Quel che resta dopo lo sgombero/FOTO

Questa mattina il presidente di Acer, Alessandro Alberani, ha fatto un sopralluogo insieme alla stampa all'inerno dei palazzoni di via Gandusio sgomberati il 14 luglio

Pubblicato:25-07-2017 15:02
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:34

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

BOLOGNA – La barriera installata intorno ai palazzoni dopo lo sgombero del comparto Acer di via Gandusio, a Bologna, molto probabilmente resterà in piedi anche dopo i lavori di ristrutturazione. Lo annuncia il presidente di Acer, Alessandro Alberani, nel corso di un sopralluogo con la stampa effettuato stamattina negli immobili ormai vuoti. E’ la prima volta che per un cantiere Acer così grande è stata predisposta una protezione simile, spiega Alberani: “Siccome ci saranno lavori per mesi e mesi, sia per motivi di sicurezza e cioè affinchè non passassero persone, sia per motivi di ordine pubblico, si è deciso di fare questa recinzione che praticamente chiude tutto il settore”. E al di là della fase di cantiere, “stiamo valutando se alla fine dei lavori mantenere una recinzione del genere. Se la manteniamo- afferma Alberani- non sarà come questa ma dipinta dai writers”, in collaborazione con il Quartiere.

Sarebbero dunque i primi caseggiati Acer a Bologna “recintati e protetti“, aggiunge il presidente. Ad Acer non risultano molti altri esempi del genere in Italia, “mentre le case di housing sociale in Europa– riferisce Alberani- hanno tutte le protezioni, in Olanda e altri Paesi, soprattutto i grandi agglomerati come questo”, che conta 160 appartamenti. L’obiettivo del muro è “dare una certa sicurezza alle persone che abitano qui, perchè questo è un quartiere ad alto tasso di delinquenza“, dichiara Alberani, sottolineando che questo approccio “va accompagnato da infrastrutture come campetti sportivi ed entrate, tutto da studiare, per mettere insieme la garanzia della sicurezza dell’abitare a servizi sociali”.


La recinzione sarà un “presidio di sicurezza soprattutto per chi ci abita“, aggiunge un altro funzionario di Acer, Antonio Frighi. I pannelli della barriera saranno dunque dati “a disposizione dei writers perchè possano fare dei murales di pregio”, ma non è detto che resterà proprio la recinzione attuale: per un motivo “prettamente tecnico”, spiega Frighi, visto che sull’attuale superficie metallica zincata “la pittura dura poco”. Intanto, appena al di fuori della recinzione un gruppo di ex inquilini dei palazzoni continua a protestare mantenendo in piedi una sorta di accampamento. Per evitare di creare momenti di tensione, i giornalisti e operatori che stamattina hanno partecipato al sopralluogo sono stati accompagnati in pullman dall’Acer con l’idea di entrare direttamente dentro al cantiere: sul posto, però, ci si è resi conto che per il bus sarebbe stato complicato infilarsi nell’ingresso della recinzione e così la stampa è dovuta comunque entrare a piedi, scatenando qualche protesta da parte del presidio.


PRIME 60 ‘NUOVE’ FAMIGLIE A FINE 2017

I palazzi Acer di via Gandusio, a Bologna, cominceranno ad essere riabitati alla fine dell’anno in corso. A quel punto saranno terminati i lavori di ristrutturazione interna di due delle quattro torri, che in tutto contano 160 appartamenti. Dunque “a fine anno entreranno le prime 60 o 70 famiglie, subito dopo entreranno le altre e poi dopo si iniziano i lavori sul tetto, sui cappotti e per l’antincendio”. E’ il programma fornito dal presidente di Acer, Alessandro Alberani, a margine del sopralluogo di stamattina insieme alla stampa. “Sono già cominciati limitati interventi per la messa in sicurezza definitiva di tutte le strutture”, spiega Antonio Frighi di Acer. Poi si passerà ai lavori interni: pavimenti, bagni e infissi, con l’installazione di vetri di nuova tipologia e dunque diversi, sottolinea Alberani, da quello che ha provocato la morte di un bambino all’interno di una casa Acer in via Benini.

“Contiamo di finire i lavori di ripristino di due torri in tempo perchè siano avviate le riassegnazioni e le occupazioni degli aventi diritto entro il 2017”, afferma Frighi. La parte finale dei lavori, quelli del cappotto esterno, saranno poi effettuati con gli inquilini già all’interno. Alberani vuole “cappotti colorati, uno diverso dall’altro per i quattro palazzi“. Nei palazzoni di via Gandusio tornerà una metà degli assegnatari regolari che ci abitavano prima, gli altri hanno optato per altre soluzioni. Nel complesso si farà “un’assegnazione intelligente” e all’insegna della “eterogeneità”, afferma il presidente Acer, “per evitare che si creino assembramenti di vari gruppi”.

Intanto, la differenza tra lo stato degli appartamenti che erano regolari e quello degli alloggi occupati è visibile, anche se poi sono i palazzi nel loro insieme ad apparire piuttosto fatiscenti. In più punti si vedono rifiuti e materiali vari accatastati. In alcuni ambienti il cattivo odore è insopportabile. “Poteva succedere di tutto, compreso quanto successo a Londra” con il rogo alla Grenfell Tower, dichiara Alberani: “Se fosse scoppiato un incendio non c’erano neanche le vie di fuga“. Dunque, l’urgenza “è dovuta a motivi di sicurezza”, afferma Alberani: anzi, “abbiamo aspettato anche troppo”. Eppure, “fino a sei mesi fa la situazione era abbastanza sotto controllo”, continua il presidente, tanto che gli alloggi regolari “non sono messi malissimo”. Poi, con l’avvicinarsi dei lavori e l’avvio dello svuotamento, Alberani spiega che il contesto è “degenerato”. Alla fine, se gli assegnatari in regola “sono stati tutti ricollocati in altri alloggi Acer”, rimarca il presidente, il giorno dello sgombero all’interno era ancora presente un gruppo formato da morosi, non aventi più titolo e abusivi veri e propri (una trentina).

“Solo gli irriducibili hanno deciso di non accettare neanche collocazioni temporanee”, afferma Alberani. Alcuni sono ancora accampati sotto i palazzi, fuori dalla recinzione: “Quasi tutti morosi da dieci anni“, riferisce il presidente. Un capitolo a parte è quello dei garage e delle cantine: erano occupati da “zingari e rumeni”, afferma Alberani, che si sono dileguati al momento dello sgombero. Con l’occasione, Alberani mostra anche le nuove porte anti-intrusione, a noleggio, che vengono installate negli alloggi che si liberano: così “abbiamo abbassato il numero delle occupazioni sotto quota 30, meno della metà” rispetto a inizio mandato.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it