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Benevento. Opere incompiute, a San Bartolomeo 4mila anime e l’irrisolta più longeva d’Italia

Dopo quasi 60 anni, la Valle del Fortore non ha ancora un suo nosocomio

Pubblicato:25-07-2017 13:49
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:34

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NAPOLI – Il Comune di San Bartolomeo in Galdo, 4mila anime in provincia di Benevento, detiene un record negativo che erroneamente si attribuisce all’autostrada Salerno – Reggio Calabria. Sorge qui, infatti, l’ospedale San Pio, una struttura di oltre 2mila metri quadrati, cinque piani e tante apparecchiature sanitarie, a oggi l’opera incompiuta più longeva d’Italia.

Il primo progetto per la realizzazione dell’edificio risale al 1958 ma, dopo quasi 60 anni, la Valle del Fortore non ha ancora un suo nosocomio. Il prospetto iniziale prevedeva numerosi reparti, come la Cardiologia e la Terapia Intensiva, oltre al Day hospital e alla Riabilitazione, per servire un territorio che dista circa 50 chilometri dagli ospedali più vicini, a Foggia e Benevento. Nonostante gli oltre 20 milioni di euro spesi per realizzare l’edificio, questa è oggi un’opera fantasma, non incompiuta ma, nei fatti, abortita.


La struttura è completa ma non è mai stata un ospedale e non lo sarà mai“, spiega alla Dire il direttore generale dell’Azienda Sanitaria di Benevento, Franklin Picker. Il dg afferma che “per anni l’ospedale è stato un argomento forte delle campagne elettorali”, come lo sono le 90 assunzioni di personale, poi trasferito in altre strutture, “ma è un progetto vecchio, di trent’anni fa. Negli ultimi 15 anni – dice Picker – nessuna programmazione regionale ha previsto un ospedale a San Bartolomeo in Galdo”.

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In effetti, anche l’ex commissario regionale alla sanità, Joseph Polimeni, nel nuovo piano ospedaliero campano 2016-2018, scriveva che la struttura “originariamente destinata ad attività ospedaliera, è confermata come territoriale, con un ospedale di comunità a San Bartolomeo in Galdo”. Attualmente, l’edificio ospita un Psaup, centro di primo soccorso, “c’è il 118, l’elisoccorso, la radiologia e un laboratorio di analisi, sono garantiti tutti i servizi territoriali – conferma Picker – e la struttura è completa”, peccato che per un intervento di primo soccorso i cittadini dell’area siano costretti a percorrere per alcuni chilometri una strada a continuo rischio cedimenti. “Nella nuova programmazione territoriale – conclude il direttore dell’Asl beneventana – è previsto un potenziamento della struttura che però è già in piena attività e, ribadisco, non è un ospedale”.

Il mai nato ospedale di San Bartolomeo in Galdo, come tante altre strutture, non è inserito nell’aggiornamento dell’anagrafe delle opere incompiute della Campania, benché gli scheletri di cemento censiti in Regione siano passati, in un solo anno, da 12 a 90.

Tra queste, c’è la bretella di collegamento fra le superstrade di Caianello-Benevento e Campobasso-Benevento, i cui lavori sono iniziati nel 1986, oggi fermi al palo ma completi per il 93%. Poco distante è ancora in attesa di un vero e proprio via libera ai lavori il raddoppio della strada statale 372 Telesina, progetto risalente agli anni ’80 e inserito nel programma delle Grandi Opere dal governo Berlusconi e dall’Anas nel 2001, con uno stanziamento totale di oltre 300 milioni di euro. La promessa era di restituire ai cittadini un’arteria sicura ma, dopo trent’anni, la strada viene ancora percorsa a doppio senso e, in molti punti, è fin troppo pericolosa.

Mentre i primi fondi stanziati dal Cipe sono andati perduti, l’Anas ha inserito l’opera nel Piano Pluriennale 2015-2019 con un nuovo stanziamento previsto di 658 milioni. L’azienda comunica che i lavori sono ripresi la scorsa estate ma, abbandonato il primo project financing per il raddoppio e il pagamento di un pedaggio, sono stati programmati solo interventi di riqualificazione e manutenzione straordinaria.

Risalgono agli anni ’80 anche i lavori di realizzazione di un’altra chimera campana. Si tratta della piscina olimpionica di Telese Terme, in provincia di Benevento, finanziata dalla Cassa per il Mezzogiorno. L’opera è costata oltre 10 milioni di euro ma non è mai stata consegnata alla cittadinanza. Oggi è ostaggio di vandali e viene perfino utilizzata per riti satanici.

“E’ una situazione di cui siamo consapevoli, che si trascina da trent’anni – commenta alla Dire il sindaco di Telese Terme, Pasquale Carofano -. Nel 2014, pubblicammo una manifestazione di interesse per il riutilizzo della piscina ma a quanto pare nessuno ha interesse a prenderla in gestione“. Perché? “Parliamo di una struttura grande, quella piscina è sovradimensionata e i costi di gestione sono elevatissimi”.

“Il problema – conferma il primo cittadino – è a monte: una piscina olimpionica, non serve a un Comune di poco più di 7mila abitanti. Quasi tutte le opere simili realizzate con i fondi della Cassa per il Mezzogiorno sono delle cattedrali nel deserto, proprio come la piscina di Telese”. Il sindaco, però, si dice “speranzoso. Ridaremo quella struttura alla comunità, spero entro la fine del 2017 visto che questa è una delle nostre priorità. Per quell’opera – rivela – immagino una nuova destinazione, un campo sportivo polivalente, ad esempio, con campi da basket e volley”.

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