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Bologna. Sigilli al ‘Blade runner’ per sfruttamento della prostituzione

BOLOGNA - Sigilli al night club "Blade runner" di via Zanardi a Bologna, chiuso dalla scorsa notte sulla

Pubblicato:25-07-2015 07:24
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:28

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BOLOGNA – Sigilli al night club “Blade runner” di via Zanardi a Bologna, chiuso dalla scorsa notte sulla base di un sequestro preventivo firmato dal gip Domenico Panza dopo che un’indagine della Squadra mobile ha scoperto che lì dentro di nascondeva un giro di sfruttamento della prostituzione.

Formalmente, il “Blade runner” era un circolo culturale per associati (affiliato Fenalc), ma la Polizia ha scoperto che lì dentro c’era un giro di sfruttamento della prostituzione, gestito in modo occulto da un albanese, già noto per precedenti vicende di sfruttamento della prostituzione, che si faceva chiamare “Massimo“. Dentro al locale, ogni sera, c’erano almeno sei ragazze (si turnavano in una quindicina), che dopo aver bevuto qualcosa con il cliente erano disponibili a spostarsi nei due ‘privè’ (stanzette realizzate con il cartongesso) per prodursi in uno spettacolo osè e poi consumare rapporti sessuali a pagamento con il cliente.


Un giro da diverse decine di migliaia di euro al mese, considerando che fruttava un incasso di circa mille euro al giorno. Sugli incassi, le ragazze (tutte straniere di diverse nazionalità, dalle rumene alle nordafricane) potevano tenere una percentuale: il 10% sul costo della bevuta e il 50% sui rapporti sessuali (che si pagavano alla cassa prima di uscire e costavano da 100 a 150 euro), ma il resto andava nelle mani degli sfruttatori. Il locale, ricavato in un capannone che prima ospitava l’analogo locale “Bunga bunga”, era frequentato da clienti per lo più albanesi o pregiudicati, che per entrare dovevano tesserarsi. Nei periodi di fiera, però, il night ampliava la sua clientela. Nel locale, hanno ricostruito gli investigatori, circolava anche cocaina, come hanno raccontato diversi clienti. Della cocaina è stata trovata pronta in dosi a casa di uno dei bolognesi gestori, ma lo spaccio non è stato dimostrato.

Per gli agenti della Squadra mobile, il vero ‘capo’ del night era un albanese già noto alla Polizia, con un curriculum per sfruttamento della prostituzione: E.B., di 31 anni, indagato per sfruttamento insieme ad altri quattro bolognesi che lo aiutavano a gestire il locale e facevano da prestanome. M.C., 52 anni, era formalmente il presidente dell’associazione culturale, mentre G.M., 43 anni, era il segretario e faceva da ‘sentinella’ nel locale per controllare le persone che arrivavano. P.P., 66 anni, per lo più stava alla cassa e P.S., 67 anni, faceva da tassista e accompagnava le ragazze che accettavano di prostituirsi anche a casa dei clienti, ad esempio in occasione di ‘festini’. L’albanese “Massimo” formalmente non aveva nessuna carica nè un ruolo, ma a lui gli altri bolognesi facevano dei versamenti quotidiani di denaro, stando attenti a non superare mai la soglia dei 1.000 euro (spesso si fermavano a 950) per aggirare i controlli. L’indagine sul “Blade runner” ha preso le mosse da una precedente indagine della Squadra mobile sullo sfruttamento della prostituzione che portò alla chiusura, nel marzo scorso, del night club “Blue eyes” di Anzola dell’Emilia. Una delle ragazze vittima di quel giro, infatti, in caso di necessità aveva lavorato anche nel locale di via Zanardi. L’indagine della Squadra mobile è coordinata dal pm Domenico Ambrosino.

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