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Violenza donne, la psicologa: “‘Ricomincio da tre’, la svolta per uscirne”

Intervista a Cristina Lollo, coordinatrice progetto finanziato Regione Lazio e fondi europei

Pubblicato:25-05-2019 10:24
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:30
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sorriso
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ROMA – Dieci donne, italiane e straniere, mamme e non mamme con una “diversa base culturale”. E’ “un campione variegato” quello del progetto ‘Ricomincio da tre: sapere, fare, essere‘ che ha “preso avvio il 6 maggio ed è stato finanziato dalla Regione Lazio e dai fondi sociali europei, con un asse di finanziamento, dal 2014 fino al 2020, che ha interessato anche altri progetti. Il 10 giugno alla Casa internazionale delle donne a Roma ci sarà il lancio ufficiale“. A spiegare all’agenzia Dire tempi e modalità di questo progetto di empowerment, dedicato alla donne vittime di violenza per agevolare il loro reinserimento sociale e professionale, è Cristina Di Lollo, psicologa del lavoro che ne è la coordinatrice.

LE FASI DEL PROGETTO

“Il progetto dura un anno e terminerà a maggio 2020 con un convegno finale in cui saranno presentati i risultati dell’esperienza. Sono quattro le fasi in cui si articola: l‘accoglienza e la selezione, l’orientamento e la terza fase che prevede la formazione vera e propria, sia comportamentale che tecnica, anche con laboratori (dalla sartoria a quelle teatrali) che si terranno nella sede dell’Elidea Psicologi Associati, in via Ancona, e in quella dell’associazione Donne e politiche familiari, di cui è presidente Teresa Dattilo, presso la Casa internazionale delle donne. Sono questi i due soggetti proponenti del progetto. Segue un’ultima fase dedicata alla valutazione”.

LA SELEZIONE

Cristina Di Lollo spiega con precisione la specificità di un progetto che interviene “nel momento successivo al pronto soccorso post violenza. Siamo lo step di svolta” spiega alla Dire, valorizzando l’importanza del lavoro di squadra. “Quelle selezionate sono donne che devono aver iniziato un proprio percorso di autonomia e un primo distacco dalla violenza. La segnalazione viene infatti dai centri di antiviolenza che le hanno in carico e con loro c’è una vera e propria rete. E’ questa la ricchezza”.


Come vittime di violenza queste donne “spesso hanno problemi economici” e bisogna lavorare “sull’autostima”. Per questo l’inserimento nel lavoro da solo non basta, “attraverso questo progetto le donne avranno l’opportunità di un continuo sostegno psicologico. Subito dopo il primo momento di selezione, infatti, segue l’orientamento per individuare la storia lavorativa che alcune hanno già avuto, le loro esperienze e attitudini per un piano d’azione mirato su cui partirà la formazione con laboratori lavorativi”. Bisogna che queste donne tornino a “sentirsi capaci e ad avere il senso del valore di sé”. In una parola “devono crederci”.

E’ per questa ragione che spesso le mamme che subiscono violenza non riescono nemmeno ad evitare che i propri figli “siano vittime di violenza assistita”. E’ così che “il meccanismo della violenza spesso si perpetua” e per questi minori “bisognerebbe fare di più”.

‘Ricomincio da tre’ è tre come sapere, fare ed essere, per le vittime di violenza domestica che abbiano già avviato un percorso di uscita da centri antiviolenza e case rifugio, ma con queste strutture “rimane un collegamento” chiarisce Di Lollo. “E’ previsto anche aiuto e consulenza legale“. Come psicologa che vive sul campo Cristina Di Lollo non ha dubbi: “Codice rosso che pure e’ una cosa buona, è solo una cosa. Bisognerebbe fare di più, anche a livello culturale, dalle scuola al finanziamento delle case famiglie o dei centri antiviolenza. Se pensiamo che alcune regioni sono quasi scoperte. Le istituzioni- conclude- dovrebbero fare di più”.

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