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“E’ in Africa il futuro dell’intero pianeta”, l’analisi dell’Istituto mediterraneo di ematologia

ROMA - Non solo migrazioni e conflitti, non

Pubblicato:25-05-2015 15:33
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:21

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Africa ROMA – Non solo migrazioni e conflitti, non solo poverta’ e malattie. Ma “il futuro dell’economia e dello sviluppo demografico dell’intero pianeta”. In una parola, Africa. A prendersene cura, letteralmente, e’ l’Ime-Istituto mediterraneo di ematologia diretto da Aldo Morrone, che all’assistenza clinica affianca il sostegno umanitario e formativo per concretizzare l’aiuto ‘a casa loro’. Un’attivita’ che ha come obiettivo la diffusione delle conoscenze scientifiche a 360 gradi, ricevendo allo stesso tempo un patrimonio umano e professionale che spesso viene ignorato o sottovalutato.

In occasione della Giornata dell’Africa che si celebra ogni anno nel mondo il 25 maggio, l’Ime ha organizzato un seminario a Roma, nella sala Tevere della Regione Lazio, cui hanno partecipato, tra gli altri, i vertici dell’Istituto (oltre al presidente Morrone, anche il direttore generale Valentino Martelli e il direttore scientifico Guido Lucarelli), rappresentanti istituzionali, medici e mediatori culturali. Un piccolo angolo di Africa per testimoniare l’opera dell’Ime, che e’ andata oltre il carattere sanitario, oltre le malattie come l’Anemia falciforme, per impiantare un percorso di integrazione a tutti i livelli.


Integrazione che puo’ passare attraverso “il dialogo e la mediazione”, come spiega Margherite Lottin dell’Associazione interculturale Griot, ma anche da yogurt e prodotti biologici da consegnare in bicicletta per i quartieri di Roma, un’idea della cooperativa Barikama, che nella lingua del Mali significa ‘resistente, destinato a durare’.

Sono tanti i progetti dell’Ime, come tante sono le risorse necessarie a finanziarli. Spiega meglio Morrone: “Vorremmo che la Regione Lazio, il ministero della Salute, quello degli Esteri e del Tesoro, ovvero i quattro soci fondatori dell’Ime, percepissero l’importanza di questa fondazione che rappresenta il nostro Paese nell’accoglienza delle persone malate, nella cura e nel trasferimento di conoscenze”. E ancora: “Siamo convinti che il sistema Italia possa essere ben rappresentato dall’Ime come struttura che contrasta il terrorismo e le guerre, e che restituisce salute e dignita’ alle persone. C’e’ bisogno di un investimento in risorse strutturali, professionali ed economiche. Siamo certi- spiega Morrone- conoscendo la sensibilita’ di molti rappresentanti istituzionali, che cio’ non tardera’ ad arrivare”.

LUCARELLI (IME): SERVONO RISORSE PER FINANZIARE PROGETTI – Guido Lucarelli e’ definito il fondatore dell’Ime, l’Istituto mediterraneo di ematologia. Ma “faccio fatica a considerarmi cosi’, io sono un medico e continuo a fare quello che ho sempre fatto: curare i bambini”. Fino a qualche tempo fa, aggiunge il direttore scientifico, “credevo che fossimo noi medici i protagonisti, ma mi sono accorto con il passare del tempo ed entrando a contatto con una popolazione multirazziale, che il vero ‘fondatore’ e ‘motore’ dell’attivita’ sono le mamme. Quelle che urlavano di guarire i loro bambini, alle quali non importava niente del nostro nome”. Ecco la vera “forza dell’Ime”, l’elemento che “costringe le strutture pubbliche a seguirci”. Per Lucarelli non ha senso fare distinzioni se in sala operatoria c’e’ un bianco oppure un nero. “Quando una persona guarisce in Africa, ci rendiamo conto che guardiamo noi stessi allo specchio. Siamo noi, e loro sono il mondo. Continuare a considerare l’Africa un problema mi sembra antico, non c’e’ più questa differenza”. Sempre l’Africa e’ al centro dei progetti di Lucarelli, e quello “più importante” e’ ‘guidare fino all’entrata in funzione il primo centro trapianti in Nigeria, a Lagos”. Senza dimenticare, ovviamente, di “continuare a relazionarci con quelli che ci chiedono ‘Insegna anche a me come si fa’”. Per raggiungere l’obiettivo occorrono molte risorse ma “dall’ultima finanziaria non abbiamo ricevuto alcun finanziamento”. Quindi, conclude Lucarelli, “devo dire che il mio primo pensiero adesso sono, brutalmente, i quattrini”.

BONAFONI: IMPEGNO REGIONE LAZIO? VALORIZZARE IME – “L’impegno della Regione Lazio? Riconoscere che sul nostro territorio c’e’ un’eccellenza che abbiamo messo al centro della nostra rete della prevenzione e cura delle malattie rare e che vogliamo assolutamente rafforzare, soprattutto per i temi della cooperazione che, se rafforzata, avrebbe forse consentito negli anni scorsi alla politica europea di affrontare con un occhio meno emergenziale e forse anche meno stupido la politica migratoria”. Cosi’ Marta Bonafoni, consigliere regionale di Sel, che questa mattina e’ intervenuta al convegno in occasione della Giornata mondiale per l’Africa, organizzato dall’Ime.  La cooperazione pero’ “deve guardare anche a quello che c’e’ nel territorio del Lazio, alla periferia romana e ai cosiddetti transitanti: popolazioni che partono da stati in cui insistono malattie che portano con se’, ecco perche’ abbiamo la necessita’ e l’urgenza di intervenire”. Quindi “il diritto alla cura si accompagna al dovere. Non dobbiamo ostinarci dietro manifestazioni di razzismo, ma ci deve essere un incontro fortunato di ricchezze e biodiversita’”. Dall’Africa, ha aggiunto Bonafoni, “arrivano competenze, abilita’, professionalita’. Eccellenze della Sanita’ nazionale internazionale che non hanno confini. Anzi, i confini sono una privazione di opportunita’ per la crescita”. Su questo fronte “scontiamo ancora troppo ritardo ma occasioni come quella di oggi ci insegnano che non dobbiamo andare troppo lontano: l’Ime e’ dentro il nostro territorio, nelle carte della Regione. Non dobbiamo far altro che valorizzare cio’ che negli anni forse abbiamo trascurato”.

di Erika Primavera

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