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Traffico di reperti archeologici, Costa: “E’ finanziamento al terrorismo”

ROMA - Bloccare il mercato di reperti archeologici dai Paesi coinvolti dal conflitto perché "alimenta il traffico illecito

Pubblicato:25-05-2015 12:28
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:21

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ROMA – Bloccare il mercato di reperti archeologici dai Paesi coinvolti dal conflitto perché “alimenta il traffico illecito e i proventi finanziano il terrorismo”, e far diventare crimine contro l’umanità la distruzione del patrimonio culturale da parte dell’Isis.

Silvia Costa, presidente della commissione Cultura dell’Ue, parla delle strategie da attuare subito contro il terrorismo che sta distruggendo anche siti archeologici dei Paesi che colpisce: “Non vogliamo che a Palmira succeda quel che e’ accaduto a Mosul- ha detto durante la presentazione del Mese della cultura internazionale a Roma- e lo abbiamo solennemente affermato in Parlamento europeo sulla base di una risoluzione che ho presentato un mese fa. Ci si sente molto frustrati e impotenti, ma ci sono alcune cose che si possono fare”.


La prima, ha specificato, “e’ chiedere al Consiglio di sicurezza dell’Onu, cosa che stanno facendo Mogherini e l’Unione europea, che quello che sta accadendo sia considerato un crimine contro l’umanità. Perché non e’ solo un crimine di guerra, non e’ un effetto collaterale di un bombardamento, ma una vera pulizia culturale, una volontà di negare un’identità e un futuro“. Poi, ha proseguito, “bisogna attivare il satellite europeo Copernico perché abbia anche la mission di documentare e tutelare il patrimonio culturale. Noi abbiamo chiesto anche l’attivazione degli scudi blu, anche se questa e’ una cosa complessa. Un’altra cosa che abbiamo chiesto e’ che sia bloccato il commercio di reperti archeologici da questi Paesi in conflitto, perché sappiamo che questo sta alimentando il mercato clandestino con finanziamenti illeciti al terrorismo”.

Per Costa “dobbiamo dare segnali, perché l’attenzione internazionale qualcosa possa ottenere”. In questo senso, ha detto ancora, “importantissima e’ stata la campagna condivisa con l’Unesco che si chiama United for Heritage e che sta sensibilizzando moltissima popolazione di questi luoghi che stanno salvando e nascondendo i reperti anche a rischio della loro vita”.

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