NEWS:

In Burundi scoppia la protesta social: “Liberate le ragazze degli scarabocchi”

Tre adolescenti si trovano in carcere dalla settimana scorsa per aver scarabocchiato sulla foto del presidente. Sono accusate di vilipendio del capo dello Stato

Pubblicato:25-03-2019 14:23
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:16
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – “Scarabocchiare non è un crimine“, “Liberate le nostre ragazze”: con questi slogan molti utenti social stanno esprimendo solidarietà a tre adolescenti detenute con l’accusa di “vilipendio del capo dello Stato” a Kirundo, nel nord del Burundi. Accusate di aver scarabocchiato sulla foto del presidente Pierre Nkurunziza che si trovava nei loro libri di scuola, le tre minorenni erano state arrestate la settimana scorsa insieme con altri quattro compagni, poi rilasciati.


Aumentano di minuto in minuto i tweet che contengono foto di Nkurunziza a cui sono stati aggiunti baffi, cappelli o corna, accompagnate dall’hashtag “free our girls”.


Se venissero incriminate, ha denunciato l’ong Human Rights Watch, le tre ragazze rischierebbero fino a cinque anni di carcere. Secondo il direttore dell’organizzazzione per l’Africa Centrale, Lewis Mudge, in Burundi un episodio analogo si era già verificato nel 2016.


Inizialmente i ragazze arrestati erano 7

Inizialmente, secondo quanto denunciato dall’ong Human Rights Watch, erano sette i ragazzi arrestati per l’episodio della foto scarabocchiata, tutti minorenni. Poi quattro di loro sono stati rilasciati dopo l’arresto

Non è la prima volta che dei bambini sono presi di mira dalla repressione politica in Burundi. Nel 2016, le autorità avevano arrestato degli studenti per aver scribacchiato sulla foto del presidente nei loro libri” ha denunciato Lewis Mudge, direttore per l’Africa centrale di Human Rights Watch. “Scarabocchiare non è un crimine in Burundi. Le autorità dovrebbero liberare le ragazze immediatamente”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it