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Intramoenia, Fp Cgil Medici: “Abolirla può essere un boomerang”

"C'è bisogno di mettere la parola fine alla stagione dei tagli e di portare avanti una politica di investimenti nel servizio pubblico, che riporti il nostro paese al livello europeo dei finanziamenti rispetto al Pil"

Pubblicato:25-03-2016 13:02
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:27

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ROMA – La proposta di abolire la libera professione nel Servizio sanitario nazionale portata avanti da Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana e candidato alla guida del Pd, “rischia di sviare l’attenzione dall’obbiettivo fondamentale per garantire la tutela della salute: il diritto all’accesso alle cure su tutto il territorio nazionale. E le priorità sono un rinnovato governo nazionale della sanità per superare le diseguaglianze regionali, ed in primo luogo l’abolizione delle liste di attesa e dei ticket”. Ad affermarlo è il segretario nazionale della Fp Cgil Medici, Massimo Cozza. Per raggiungere questo risultato, osserva il dirigente sindacale, “c’è bisogno di mettere la parola fine alla stagione dei tagli e di portare avanti una politica di investimenti nel servizio pubblico, che riporti il nostro paese al livello europeo dei finanziamenti rispetto al Pil. Se un cittadino deve aspettare 6 mesi per una visita ortopedica, e il servizio pubblico ha solo 4 medici invece dei 7 necessari, il primo passo dovrebbe essere l’assunzione dei 3 ortopedici mancanti per garantire le prestazioni essenziali ai cittadini. Poi intervenire sull’appropriatezza dei percorsi di accesso e dell’organizzazione. Quindi eliminare il ticket, che oggi può arrivare a cifre tali da rendere più conveniente rivolgersi direttamente al privato. In questo quadro – precisa Cozza – andrebbe valorizzato chi lavora solo per il servizio pubblico, con una rivalutazione della esclusività, con contratti rinnovati e con la possibilità di premiare il merito”.

Secondo il segretario nazionale della Funzione Pubblica Cgil Medici “abolire invece la libera professione oggi, in una situazione di tagli e di carenza di personale (dal 2009 al 2014 sono 5 mila i medici in meno), di blocco del contratto da oltre 6 anni, di congelamento della indennità di esclusività da oltre 15 anni e perfino della retribuzione accessoria con la quale si dovrebbe premiare il merito, rischia di essere un boomerang per il servizio pubblico”. Ritornando ai 4 ortopedici, spiega ancora Cozza, “impedirne a 2 di fare la libera professione intramoenia senza assumere i 3 mancanti, non cambierebbe infatti la lista di attesa e il cittadino non avrebbe più la possibilità di avere prestazioni anche se a pagamento, ma con tariffe e modalità che dovrebbero essere regolamentate all’interno del servizio pubblico. Il beneficiario, nei fatti, sarebbe il pilastro del privato al quale in troppi stanno contribuendo”.


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