NEWS:

Oggi è la Giornata mondiale della Tubercolosi. Binetti: “Per combatterla serve una società più civile”

La salute come ci ricorda la Costituzione non è solo un bene individuale, ma anche interesse della collettività, e il prenderci cura dei malati di Tbc in un mondo sempre più globalizzato serve anche a proteggere le nuove generazioni dei nostri Paesi, vaccinandole sempre e comunque

Pubblicato:25-03-2016 10:19
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:27

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

paola binetti

ROMA – “Oggi è la Giornata mondiale della Tubercolosi, una delle sfide più importanti vinte dalla medicina moderna, purtroppo solo nei paesi occidentali, dal momento che nel mondo c’è ancora una media di 4mila morti al giorno. Eppure ci sono gli strumenti culturali e farmacologici per fare di questa battaglia una vittoria globale. Ci ricorda l’Oms che dal 2000 sono state salvate 43 milioni di persone, ma la Tbc resta la seconda malattia dopo l’Hiv/Aids per impatto mortale. Lo slogan scelto quest’anno prescelto dall’Oms è molto chiaro: “Uniti verso la fine della Tbc” e l’obiettivo è quello di ridurre entro il 2030 le morti di tubercolosi almeno del 90%”. E’ quanto afferma la deputata Paola Binetti di Area popolare.

La Tbc colpisce soprattutto i paesi a basso e medio reddito ed è tra le prime cinque cause di morte per le donne di età compresa tra 15-44 anni. Ciò che serve secondo l’Oms – sottolinea Binetti – è una maggiore collaborazione tra i governi, e la società civile, a cominciare dalla comunità scientifica e dalle varie organizzazioni umanitarie presenti in questo Paesi particolarmente colpiti. Questo richiede un approccio multidisciplinare in un contesto di una copertura sanitaria universale. La storia naturale di questa malattia in Italia e in Europa conferma come le grandi battaglie per la salute richiedono rigore scientifico per individuare i farmaci giusti, politiche socio-sanitarie adeguate per migliorare le condizi0ni di vita delle persone, anche sotto il profilo igienico, con interventi specifici sulla qualità dell’aria e dell’acqua, e un vero e proprio programma di educazione sanitaria, che si opponga ai pregiudizi, agli slogan e alle mode culturali del momento, come è accaduto recentemente con la campagna negativa contro le vaccinazioni. La salute come ci ricorda la Costituzione non è solo un bene individuale, ma anche interesse della collettività, e il prenderci cura dei malati di Tbc in un mondo sempre più globalizzato serve anche a proteggere le nuove generazioni dei nostri Paesi, vaccinandole sempre e comunque. Non a caso tra i livelli essenziali di assistenza – prosegue la deputata di Ap – ci sono anche le vaccinazioni, come misura preventiva che per altro consente delle economie di scala enormi, rispetto al rischio di eventuali epidemie. La cura degli immigrati, ad esempio, deve includere anche un progetto vaccinazioni adeguato alla loro età e alle loro condizioni di salute. I piccoli immigrati vanno tutelati anche in questo modo per metterli in condizione di affrontare una vita tutt’altro che facile, ma almeno nelle migliori condizioni di salute possibili”.


Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it