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Accordo Asi-Politecnico di Milano per svelare i segreti dello Spazio

Previsto mezzo milione di euro l'anno per 15 anni per sviluppare tecnologie innovative

Pubblicato:25-01-2018 18:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:23
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MILANO – Quatto nuovi professori del Politecnico di Milano studieranno innovative tecnologie spaziali finalizzate anche a future missioni su Marte ma utili pure per le industrie sulla Terra.

E’ quanto previsto dall’accordo di collaborazione siglato oggi pomeriggio tra il Politecnico di Milano (Polimi) e l’Agenzia spaziale italiana (Asi) che durerà per 15 anni e prevederà un co-investimento da parte dei due enti di circa 500mila euro all’anno.

“Le risorse andranno investite esclusivamente nel capitale umano, fondamentale per produrre innovazione”, ha precisato Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano che ha firmato l’intesa con il presidente dell’Asi Roberto Battiston nell’aula magna dell’ateneo milanese, davanti a un folto gruppo di accademici e giornalisti.


L’obiettivo della collaborazione è mantenere la ricerca italiana nel settore spaziale competitiva nelle tecnologie più importanti e richieste per la nuova “corsa allo Spazio”. “Con il presidente Battiston abbiamo ritenuto di avviare una collaborazione che andasse oltre al nostro mandato, sostenendo economicamente in modo congiunto l’attività di quattro professori universitari in altrettante aree tecnologiche strategiche“, ha continuato Resta, spiegando che le tecnologie spaziali sviluppate potranno trovare “utile applicazione anche in ambiti legati al nostro tessuto industriale, in settori quali ambiente, trasporti, agricoltura e sanità”.

L’accordo prevede la partecipazione di altri operatori nazionali ed europei con la conseguente nascita di spin off e start up innovative. “L’università non opera nel mercato”, ha tenuto a evidenziare il rettore, chiarendo tuttavia che le idee innovative saranno segnalate e trasferite all’industria. La collaborazione Polimi-Asi rientra in una strategia volta a indirizzare la ricerca scientifica del settore verso le applicazioni previste per l’evoluzione delle attività spaziali, sia nel campo dell’esplorazione robotica e umana, sia nel campo dell’osservazione della Terra.

“La corsa allo Spazio è ripartita con nuove e importanti prospettive scientifiche ed economiche – ha affermato Roberto Battiston -. Questo richiede che il settore spaziale italiano agisca sempre di più in maniera sistematica, allineando la ricerca scientifica alla richiesta di innovazione tecnologica e di nuove applicazioni utili alla new space economy. Gli ambiti di questo accordo, solo per fare un esempio, sono funzionali alle future missioni su Marte, altrimenti impossibili senza nuovi materiali e macchine in grado di auto ripararsi”.

DAGLI SMART MATERIALS ALL’ ADDITIVE MANUFACTURING, ECCO LE AREE DI RICERCA

L’attività delle nuove quattro figure accademiche, ciascuna affiancata da due dottorandi e cinque studenti, si focalizzerà in quattro macro-ambiti, tutti di pari importanza strategica.

Tra queste lo sviluppo di tecnologie per la realizzazione di strumentazione scientifica e componentistica ad alte prestazioni da imbarcare a bordo di satelliti e necessarie le nuove missioni di esplorazione interplanetaria e di osservazione dell’universo. In questo quadro risultano importanti anche lo sviluppo di robotica, satelliti miniaturizzati, laboratori per realizzazione di test in condizioni ambientali estreme. Altro focus dell’accordo riguarda l’ideazione di nuovi materiali intelligenti (Smart Materials), utili sia in orbita sia all’industria sulla Terra. Tali materiali si adatteranno autonomamente all’ambiente estremo dello Spazio, capaci di percepire eventuali danni alla loro struttura e autoripararsi. Gli Smart Materials saranno essenziali per creare stazioni capaci di permanere nello spazio a distanza di gran lunga maggiore rispetto a quella della Stazioni spaziale internazionale (Iss), che oggi è in orbita a 400 chilometri di distanza dalla Terra. Tali stazioni del futuro saranno fondamentali all’obiettivo di raggiungere il pianeta Marte.

Fondamentali nella ricerca anche le tecniche di Additive Manufacturing (Am) per la creazione di componentistica spaziale, come propulsori e robot.

Un quarto macrosettore di ricerca sarà quello dell’ideazione di metodi di simulazione e modellazione matematica per utilizzare i Big Data provenienti dai satelliti per monitorare il territorio e fornire strumenti a supporto della previsione di calamità naturali come frane e inondazioni.

firma asi_politecnico_milano

BATTISTON: C’E’ BISOGNO DI GIOVANI, O NON AVREMO MAI UN ELON MUSK ITALIANO

Se non ci sarà un ricambio generazionale all’interno delle università italiane, l’Italia rischia un “gap” di innovazione sul fronte spaziale. Ne è convinto Roberto Battiston: “L’invecchiamento dei docenti negli atenei italiani è un grosso problema”, ha detto Battiston, aggiungendo che il Paese deve “puntare sull’energia dei 20enni, altrimenti non avremo mai visionari come Elon Musk”. Il riferimento è al fondatore della Space Exploration Technologies Corporation (SpaceX) e co-fondatore di Tesla Motors, considerato un giovane imprenditore geniale (sudafricano, naturalizzato statunitense) che mira a “colonizzare” il pianeta Marte. Secondo il presidente dell’Asi “è necessario che la catena della ricerca in Italia sia tutelata in tutte le sue fasi, dal giovane ricercatore fino al trasferimento delle tecnologie innovative all’industria”. Stando a Battiston, in Italia non si è ancora compreso che “quelle spaziali sono tecnologie di nicchia, che si sviluppano a lungo termine”, quindi “se si vuole che questo settore cresca su solide gambe”, bisogna dedicare “risorse e tempo”. Se non si percorrerà questa strada, ha concluso il presidente dell’Agenzia spaziale italiana, il rischio è che l’Italia resti indietro nel comparto spaziale.

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