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Ricerca, approvato il collirio che cura una malattia rara della vista

Era nato da studi condotti negli anni 50 dal Premio Nobel Rita Levi Montalcini

Pubblicato:25-01-2018 12:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:23

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ROMA – Da semplice sperimentazione a farmaco. Dopo aver ottenuto l’autorizzazione in Europa, ed essere già sul mercato tedesco, da fine gennaio è disponibile anche in Italia (è stato di recente pubblicato in Gazzetta Ufficiale) un collirio in grado di trattare la cheratopatia neurotrofica, una grave patologia della cornea che può portare alla cecità.

La ricerca

Il farmaco è frutto della ricerca su una proteina chiamata NGF (Nerve Growth Factor), scoperta dal Premio Nobel Rita Levi Montalcini negli Anni 50. ‘Cenegermin’ (questo il nome del principio attivo del farmaco) è a base della versione ricombinante dell’NGF rhNGF, cioè una proteina del tutto simile a quella prodotta naturalmente dal corpo umano, realizzata però in laboratorio.

Rita Mencucci

Dopo la scoperta della Montalcini la molecola è stata adottata negli anni successivi dalla Dompé Farmaceutici e sviluppata da diversi ricercatori stranieri e italiani, tra cui la dottoressa Rita Mencucci, della Clinica Oculistica dell’azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze, intervistata sul tema dall’agenzia Dire.


“Ho partecipato con molto piacere a questa bella sperimentazione dai risultati promettenti- racconta con orgoglio Mencucci- Il collirio è stato insignito di prestigiose denominazioni e abbiamo ricevuto riconoscimenti anche oltreoceano, cosa per noi per niente scontata. Ora è arrivato anche il rilascio da parte della Gazzetta Ufficiale, quindi siamo davvero molto soddisfatti”

Ma quanto costerà questo collirio?

“Il collirio costa diverse migliaia di euro– risponde la ricercatrice- ma quello che mi preme sottolineare è che, a mio avviso, non dovrebbe essere lasciato all’utilizzo ‘libero’, ma essere governato da criteri piuttosto rigidi e affidato a centri di riferimento. Chi tratta 10 cheratopatie neurotrofiche l’anno, secondo me, non può avere la sensibilità e l’accortezza di utilizzare questo farmaco che, ripeto, dovrebbe essere riservato solo a centri di eccellenza“.

Cos’è la cheratopatia neurotrofica?

La cheratopatia neurotrofica è legata ad un danno del nervo trigemino (uno dei nervi responsabili dell’integrità anatomica e funzionale dell’occhio) che può condurre alla perdita di sensibilità corneale. È definita una patologia rara dell’occhio (colpisce meno di 5 persone su 10mila nel nostro Paese), ma “in realtà erroneamente- spiega la dottoressa Mencucci- perché la cheratopatia neurotrofica si può definire la ‘via finale comune’ di molte affezioni della superficie oculare, quali le alterazioni a carico del complesso sistema innervativo del nervo trigemino, i processi infiammatori cronici o infettivi oppure i traumi. Quindi diciamo che se questa patologia può essere considerata piuttosto rara, avere cornee che non guariscono con uno screzio di tipo neurotrofico, in realtà, è una situazione abbastanza frequente”.

Ad essere sempre più chiaro, intanto, è che la riuscita di un trapianto comincia dalla banca delle cornee. È davvero così?

“Assolutamente sì- risponde all’agenzia Dire la dottoressa Mencucci- abbiamo la fortuna di avere in Italia tante banche molto efficienti, ma il vero fiore all’occhiello è quella di Mestre, reputata una delle migliori a livello europeo e sempre all’avanguardia sui nuovi metodi di preparazione dei tessuti che garantiscono la qualità degli stessi.

Come funzionano?

Ogni Regione più o meno ha la sua banca ed esiste un servizio online veramente efficiente, per cui quando il paziente arriva in ospedale, l’oculista richiede il tessuto più adatto per quella patologia e per quel paziente”.

Il XXII Congresso nazionale della Sitrac

E si parlerà di anche di questi argomenti in occasione del XXII Congresso nazionale della Sitrac (Società italiana Trapianto di Cornea e Superficie Oculare), che si svolgerà dal 22 al 24 febbraio al Palazzo dei Congressi di Firenze.

“Quello che volevo evitare- tiene infine a sottolineare Mencucci, organizzatrice dell’evento- era una sorta di ‘ghettizzazione dorata’ della Sitrac nell’ambito di un congresso per pochi eletti che fanno trapianti di cornea. Pur conservando la peculiarità della nostra società, cioè quella di occuparci di trapianti di cornea, volevo quindi estendere la manifestazione anche a temi più ampi, come quelli che riguardano la superficie oculare. Ben venga allora ‘l’occhio secco‘, una patologia diffusissima anche a causa dell’invecchiamento della popolazione italiana, così come le patologie infettive della cornea, che spesso non vengono trattate in maniera appropriata. Insomma, mi piacerebbe poter dare indicazioni pratiche e per quanto possibile semplici affinché queste patologie gravi e sfortunatamente assai frequenti possano essere gestite correttamente non solo dal centro di eccellenza- conclude- ma anche dall’ospedale di provincia”.

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