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Contro le malattie reumatiche Sir punta su medicina di genere /VIDEO

La Società italiana di reumatologia-Sir, celebra in questi giorni a Rimini il suo 53esimo congresso nazionale

Pubblicato:24-11-2016 15:48
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:20

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sir01RIMINI – Emettere diagnosi precoci e precise; puntare su terapie specifiche; e conoscere i fattori di rischio. La Società italiana di reumatologia-Sir, celebra in questi giorni a Rimini il suo 53esimo congresso nazionale e il presidente eletto Mauro Galeazzi spiega quali saranno le priorità del suo mandato. Con diversi obiettivi, tra i quali la realizzazione di una rete reumatologica in tutta Italia e un registro delle donne in gravidanza con malattie reumatiche. In Italia soffrono di reumatismi oltre cinque milioni di persone di ogni età e la spesa per la perdità di produttività è di circa tre miliardi di euro. Il totale dei costi indiretti è circa due terzi del totale, con un costo annuo medio per paziente di 8.000 euro. E tra i colpiti c’è una netta preponderanza di donne, il 70%.

Da qui la decisione di creare un gruppo di lavoro sulla medicina di genere. In pochi mesi, da settembre, “il gruppo è esploso, segno che ce ne era una forte necessità”. Di certo, aggiunge, “c’è ancora molto da lavorare, ma la strada è quella giusta”. L’idea è venuta al suo predecessore, Ignazio Olivieri, con l’obiettivo di “produrre raccomandazioni e linee guida” specifiche per sesso femminile e maschile. Tra gli altri progetti portati avanti, aggiunge, c’è quello delle borse di studio per stimolare la ricerca e “fare migliorare il profilo professionale-scientifico dello studente”. E il potenziamento del centro studi. Il “braccio armato” di Sir sulla ricerca è Fira, la Fondazione italiana per la ricerca sull’artrite, a cui sono stati trasferiti per i master 200.000 euro. Rimangono i problemi sui Lea, livelli essenziali di assistenza, e sui Drg, Diagnosis realted groups, così come la necessità di “costruire una rete reumatologica in tutta Italia” e di inserire tutte le varie patologie nel problema della cronicità.

Serve inoltre, mette in evidenza Angela Tincani che coordina il gruppo di studio sulla medicina di genere, un registro italiano delle donne con malattie reumatiche in gravidanza “per vedere trattamenti e risultati, con un’indagine sui figli e sulle loro condizioni di salute”. Le donne malate, aggiunge, “devono potere vivere una vita normale, dalla contraccezione al planning della vita familiare”. Invece “nessun farmaco è testato sulle donne gravide. “Eppure da oltre 10 anni vengono trattate”. Inoltre, in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità, è in fieri un Progetto multicentrico specificamente dedicato all’effetto dei farmaci e alle differenze di genere per la terapia. “Servirebbero specifici indicatori di rischio”, sottolinea il direttore di medicina di genere dell’Iss, Walter Malorni, anche perchè, gli fa eco Elena Ortona del Centro di riferimento per la medicina di genere dell’Iss, “le donne sono molto diverse dagli uomini nel metabolismo dei farmaci” e ci sono “differenze anche sul percorso clinico e sulla reazione alla cura”.


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OLIVIERI TERMINA MANDATO IN SIR: DATO SPAZIO A DIRETTIVO

“Non ho preso alcuna decisione personale, tutto è passato per il direttivo e tutti si sono sentiti coinvolti. I risultati che abbiamo ottenuto dimostrano la validità di questo modo di procedere”. Ignazio Olivieri, presidente uscente della Società italiana di reumatologia, che celebra in questi giorni a Rimini il suo 53esimo congresso nazionale, fa il punto su questi due anni di attività, che sono stati “molto positivi. Ho spostato il baricentro dal presidente sul direttivo che ha lavorato insieme”. Questo perché “quando ti trovi 14 persone con uno spessore professionale-scientifico ideale le devi mettere sullo stesso piano”. Così sono stati potenziati i cinque progetti strategici di ricerca Mitra, Lire, Attack, Spring ed Esort e sono stati sostenuti i gruppi di studio. Ne sono stati creati altri tre, precisa Olivieri, quello sulla medicina di genere, quello sull’interessamento polmonare e quello sul les-lupus eritematoso sistemico di recente insorgenza.

Il primo è “quello che ci interessa di più perché ci siamo messi in contatto con l’Istituto superiore di sanità”. Quando si parla di medicina di genere “la reumatologia è in prima linea”, chiarisce. Basti pensare all’artrite reumatoide che colpisce più frequentemente il sesso femminile di quello maschile. Stesso discorso per le connettiviti. Mentre altre forme colpiscono maggiormente gli uomini. “Per noi è una grossa opportunità”. Tra gli altri risultati, conclude, “abbiamo tirato fuori con altre società un algoritmo sull’osteoporosi e poi abbiamo altre attività in cantiere che saranno portate avanti dal prossimo direttivo in quello che è lo spirito di continuità“. La società ha infatti tre presidenti: il past, il presidente e quello eletto, “questo tipo di organizzazione serve a far sì che ci sia continuità e il nuovo presidente non debba partire da zero o mettere da parte quanto fatto dal direttivo precedente”.


GALEAZZI INIZIA MANDATO DA PRESIDENTE SIR: TRA BORSE E GENERE

La Sir è una società scientifica e le priorità sono rappresentate dal “favorire e finanziare la ricerca dove è possibile”. Scatta oggi da Rimini, con il 53esimo congresso nazionale dell’associazione, il mandato del nuovo presidente della Società italiana di reumatologia-Sir, Mauro Galeazzi, che porterà avanti il progetto delle borse di studio. Per finanziare la ricerca “uno dei modi è sfruttare la generosità di alcune industrie farmaceutiche che senza chiedere nulla in cambio sono disposte a elargire fondi per fare lavorare i giovani. Una di queste è la Merck che “per il terzo anno consecutivo ci ha dato un importante contributo per attivare 16 borse per giovani ricercatori”. si tratta di 350.000 euro. E “non è roba da poco”. In tutto sono stati 65 gli assegni di ricerca negli ultimi tre anni. La Sir, aggiunge, è anche una società che “si occupa del benessere dei malati che curiamo e che segue gli eventi che riguardano l’erogazione sul territorio nazionale dei servizi di reumatologia”. In questo settore, lamenta Galeazzi, “ci sono momenti di difficoltà, c’è una tendenza a restringere, a ridurre, a chiudere, a togliere posti letto da parte delle Autorità sanitarie nella speranza di condizionare anche l’utilizzo dei nuovi farmaci biologici e di sanare dei deficit che con queste cose hanno poco a che vedere”.

Da qui, continua Galeazzi, l’impegno a “ribattere a questi tentativi cercando di creare una logica diversa e instillare il dubbio in politici e amministratori su questo metodo di lavoro e soprattutto di garantire le cure giuste ai cittadini indipendentemente dal costo dei farmaci, e questo non può essere un problema solo nostro”. Il presidente per il suo mandato punta anche sulla medicina di genere, “un settore della medicina che si propone di individuare le differenze nelle stesse malattie tra malati di sesso maschile e femminile”. Infatti “se apparentemente la malattia è la stessa, i due sessi hanno metabolismi diversi, caratteristiche diverse e potrebbero esserci, come siamo sicuri che sia dato che ci sono già modelli animali che lo dimostrano, delle differenze anche nelle risposte ai farmaci, delle differenze nei dosaggi dei farmaci, situazioni in cui un farmaco che funziona bene su un un uomo non fa altrettanto su una donna”. Tutte queste situazioni, spiega, non sono “mai state studiate seriamente, anche quando si fanno i trial clinici”. Non è, conclude, solo una questione che riguarda le donne, ma entrambi i sessi, con “l’obiettivo in tempi ragionevoli di riuscire a perfezionare diagnosi e terapie per i singoli pazienti”.


IN EMILIA-ROMAGNA 300.00 PERSONE SOFFRONO REUMATISMI

In Emilia-Romagna si può stimare un bacino di 300.000 persone coinvolte da reumatismi più lievi, come artrosi o osteoporosi, o più severi, come un’artrite reumatoide, una sclerosi sistemica progressiva, o un’artrite psoriasica. La patologia è protagonista a Rimini del 53esimo congresso nazionale della Società italiana di reumatologia e il coordinatore dell’Associazione malati reumatici dell’Emilia-Romagna, Daniele Conti, sottolinea come “le malattie reumatiche sono una sfida per il Sistema sanitario nazionale”. Si parla di 120 patologie, tra cui i reumatismi infiammatori cronici che sono quelle “più severe”. Infatti hanno “un alto indice di invalidità e pesano sullo stato sociale perché sono la seconda voce per le pensioni dei invalidità”.

Ecco perché, spiega l’attività dell’associazione, “fare progetti che abbiamo il supporto dell’ente pubblico e di privati come le aziende farmaco e le altre realtà del tessuto sociale è fondamentale per un’azione di sensibilizzazione, per fare aderire alle cure e per incidere sulla qualità della vita attraverso indicazioni serie e valide”. Dunque “fare progetti in termini di idee e concretizzazioni serie aiuta a incidere sulla qualità della vita”. Da questo punto di vista Amrer è un “partner istituzionale della Regione e aiuta nella costruzione di percorsi diagnostici-terapeutici e in campagne di informazione per i cittadini L’incidenza dei reumatismi infiammatori cronici, la principale patologia reumatica, aggiunge, “si può calcolare tramite le esenzioni”.


di Cristiano Somaschini, giornalista professionista

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