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Diciotti, a bordo ci sono ‘veri’ rifugiati: ecco perchè

Il portavoce di Amnesty Italia Riccardo Noury, definisce "artificiosissima" la distinzione del ministro dell'Interno Salvini

Pubblicato:24-08-2018 11:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:29
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ROMA – “Rientrano pienamente nella categoria dei veri rifugiati” le persone presenti sulla nave Diciotti, tra cui molti eritrei e alcuni somali. Lo conferma alla Dire il portavoce di Amnesty Italia Riccardo Noury, riprendendo la distinzione “artificiosissima”, dice, del vicepresoidente del Consiglio e ministro dell’Interno Matteo Salvini tra ‘finti’ e ‘veri’ rifugiati.

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Ieri, dopo gli appelli di numerose ong, anche le agenzie Onu Oim e Unhcr hanno sollecitato il governo italiano a far sbarcare le 150 persone soccorse dalla nave e ancora presenti a bordo, perché “potrebbero avere bisogno di protezione internazionale”.


In Eritrea, “malgrado il riavvicinamento con l’Etiopia, il sistema di coscrizione obbligatoria e l’armamentario repressivo propri dello stato di guerra restano in piedi, e sono uno dei motivi principali per cui si fugge, oltre alla forte repressione di qualsiasi tipo di dissenso”, spiega Noury.

Nel Paese del Corno d’Africa, la leva militare ha durata indefinita ed è obbligatoria per uomini e donne a partire dai 17 anni. Chi vi si sottopone è esposto a gravi violazioni dei diritti umani, e non può ottenere un passaporto fino al compimento dei 60 anni di età.

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L’Eritrea è tra gli stati africani più repressivi nei confronti della libertà di cronaca e di espressione, tanto che molti commentatori l’hanno soprannominata la ‘Corea del Nord africana’. Il regime di Isaias Afewerki non consente l’apertura di media indipendenti, né di gruppi non governativi o partiti di opposizione. Le rare proteste pubbliche, ricorda questo mese uno studio di ‘Human Rights Watch‘, sono represse con arresti di massa e violenze, talvolta letali.

Anche in Somalia le libertà e i diritti fondamentali sono spesso minacciati. “Il Paese vive una continua situazione di incertezza e insicurezza, sia per il controllo oppressivo del governo che per la presenza di gruppi armati in varie regioni del Paese” osserva il portavoce di Amnesty Italia Riccardo Noury.

“Ora che il governo del Kenya ha prospettato la chiusura di uno dei più grandi campo profughi del mondo, Dadaab, che ospita centinaia di migliaia di somali in fuga da guerra e carestia, molti si rifugiano dove possono- prosegue- Se tornano al loro Paese d’origine, trovano spesso situazioni peggiori di quelle che avevano lasciato, tra povertà e violenze”.

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In Somalia il gruppo islamico estremista Al-Shabaab infligge vessazioni e violazioni dei diritti umani alla popolazione civile. Sul tema, l’ultimo rapporto annuale di Human Rights Watch parla di omicidi, decapitazioni ed esecuzioni, oltre che del reclutamento forzato di bambini e minori.

Dall’altro lato, le forze di sicurezza del governo nazionale hanno portato avanti arresti di massa e processi arbitrari nei confronti di persone sospettate di far parte di gruppi armati islamisti, e anche l’Amisom, la missione dell’Unione Africana in Somalia, è accusata di uccisioni indiscriminate di civili insieme ad altre forze straniere. 270mila rifugiati somali hanno addirittura scelto lo Yemen, paese in guerra, per cercare di migliorare le proprie condizioni di vita.

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