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Colombo (Ance Lombardia): “Codice appalti deve essere modificato”

Intervista al presidente di ANCE Lombardia Luigi Colombo

Pubblicato:24-07-2018 14:37
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:24
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ROMA – La modifica del codice degli appalti per garantire, innanzitutto, la rapida cantierizzazione delle opere. E poi il rispetto dei tempi di pagamento da parte delle pubbliche amministrazioni – le cui lungaggini finiscono con il ripercuotersi anche pesantemente sulle imprese – e l’abrogazione dello split payment. Il mondo delle costruzioni torna a far sentire la sua voce e a chiedere al governo il varo di una serie di provvedimenti che permettano all’edilizia di uscire definitivamente dal lunghissimo tunnel della crisi economica. Una ricetta spiegata dettagliatamente dal presidente di ANCE Lombardia Luigi Colombo in questa conversazione realizzata nell’ambito delle attività dell’osservatorio sulle relazioni tra imprese e territori dell’Istituto per la Competitività (I-Com). Nella quale il numero uno dei costruttori lombardi ha anche fatto il punto della situazione sullo stato di salute del settore nella regione oggi amministrata da Attilio Fontana e indicato alcune priorità di intervento per il futuro.

Presidente Colombo, il settore delle costruzioni in Italia continua a soffrire. In Lombardia com’è la situazione? In linea con quella del Paese oppure le cose vanno meglio?

Sì, in Lombardia le cose vanno un po’ meglio rispetto al resto del Paese e questo senza dubbio è dovuto alla dinamicità del mercato regionale, trainato dalle performance di Milano. In termini quantitativi, il settore contribuisce per oltre l’8% all’economia regionale e, in termini di forza lavoro, dà occupazione a 260mila persone, che rappresentano oltre il 20% degli addetti del settore industria (e più del 6% degli occupati in tutti i settori economici regionali). Il peso del settore, a livello nazionale, è praticamente lo stesso. In Lombardia, in particolari fette di mercato registriamo, tuttavia, andamenti più interessanti: si pensi, ad esempio, al comparto degli interventi sul patrimonio edilizio esistente o a quello della costruzione di nuovi edifici non residenziali.


Che numeri registrate in questi due comparti?

Secondo quanto emerge dall’osservatorio congiunturale ANCE del febbraio 2018, il flusso di nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie è aumentato del 5,7% mentre questo dato a livello nazionale si ferma a +0,3%. A proposito dei mutui per investimenti nell’edilizia non residenziale la crescita su base annua è del 5,4% a fronte di un incremento che nel resto del Paese si ferma al 4,6%.

Il bicchiere, dunque, è mezzo pieno?

Rispetto agli anni passati, iniziamo a percepire un clima migliore che, in questa fase, necessita di essere consolidato: le famiglie si sono riaffacciate al mercato della casa e gli enti locali hanno ripreso a investire risorse in bandi pubblici. A quest’ultimo proposito è da sottolineare come in Lombardia nel 2017 siano state bandite 3.713 procedure rispetto alle 3.085 del 2016 – da questo punto di vista l’incremento è stato pari al 20,36% – per un importo complessivo di 3.031mln euro, con un aumento del valore complessivo pari al 36,28%. Tutti segnali che hanno la necessità di essere sostenuti per potersi trasformare stabilmente in una ripresa del settore delle costruzioni.

A livello nazionale si parla sempre con più insistenza di una riforma, anche incisiva, del nuovo codice degli appalti, secondo molti uno dei freni principali alla ripartenza dell’edilizia. Qual è la sua posizione?

Nonostante i dati apparentemente positivi sulle nuove procedure di gara bandite, il mercato delle opere pubbliche, a quasi due anni dall’entrata in vigore del nuovo codice dei contratti pubblici, presenta ancora una situazione di forte incertezza. La revisione e l’attuazione delle norme sono ancora incomplete. Il corpus normativo che si voleva basato sulla semplificazione, anziché andare nel senso voluto, ha disorientato le stazioni appaltanti, con la conseguenza che per molti mesi abbiamo assistito a un forte calo dei bandi rispetto agli anni precedenti.

Cosa occorre fare, quindi, a suo avviso per rilanciare i lavori pubblici?

È necessario ripartire da zero e mettere in campo una forte azione che abbia due obiettivi: massimizzare le risorse già a disposizione per la realizzazione di nuove infrastrutture e per la manutenzione di quelle esistenti e riscrivere tutta la normativa riguardante le opere pubbliche. Dobbiamo ripartire dal vero spirito contenuto nella legge delega per la riforma del codice che poi è stata disattesa con l’approvazione del decreto legislativo numero 50 del 2016. È necessario riscrivere il codice per tornare a un testo legislativo di pochi articoli che disciplini unicamente gli appalti per lavori, accompagnato da un regolamento attuativo generale ed eventualmente da indicazioni attuative emanate dall’Anac. Indicazioni di cui però va chiarita la cogenza normativa.

Riscrivere il codice con quale obiettivo?

Il primo e fondamentale è di velocizzare la cantierabilità delle opere. Attualmente, infatti, passa troppo tempo tra lo stanziamento delle risorse, la programmazione delle opere, l’approvazione del progetto esecutivo e l’inizio dei lavori. Oggi, invece, vi è sempre più la necessità di prevedere un sistema efficiente che consenta un veloce inizio dei lavori. Ciò è anche comprovato dalle numerose “fughe dal codice”, e cioè l’approvazione di numerose deroghe alla normativa volte a garantire il rispetto dei tempi per la realizzazione di opere legate ai cosiddetti grandi eventi.

Altri aspetti che ritenete prioritari?

Garantire il rispetto dei tempi di pagamento delle prestazioni: la crisi economica di questi anni ha determinato purtroppo situazioni di mancati o ritardati pagamenti da parte delle stazioni appaltanti. Ciò ha portato di conseguenza a mancati o ritardati pagamenti dei contributi che hanno condotto all’emissione di Durc (acronimo di “Documento unico di regolarità contributiva”, ndr) irregolari a cui è seguito il blocco dei pagamenti stessi. Assicurarne la puntualità è fondamentale per scongiurare le crisi di impresa. E a questo si accompagna la necessità di risolvere il problema della mancanza di liquidità determinata dalle norme sul pagamento dell’Iva e dalla lentezza dei rimborsi di quella a credito: per questo motivo chiediamo fortemente l’abrogazione del meccanismo dello split payment.

La Lombardia è una delle regioni più infrastrutturate d’Italia, eppure esiste un gap anche considerevole rispetto alle aree più industrializzate d’Europa. Dove e come occorre investire per rispondere alle esigenze della popolazione e delle imprese?

È necessario, innanzitutto, interrogarsi rispetto a quali siano le esigenze della popolazione e delle imprese: noi pensiamo che per il benessere del sistema economico e sociale della regione occorra, innanzitutto, prendersi cura del territorio. Abbiamo tutte le risorse per farlo: il tessuto imprenditoriale, il know-how delle imprese, la qualità della pubblica amministrazione. Tutti questi sono fattori che devono concorrere alla messa in sicurezza e alla manutenzione del patrimonio immobiliare e infrastrutturale della regione.

Cosa proponete in concreto?

Pensiamo sia necessario l’avvio di un programma di manutenzione della rete infrastrutturale esistente, sia in termini di sicurezza, sia in termini di ammodernamento e integrazione in chiave “Smart Cities”. Parallelamente alla manutenzione dell’esistente, occorre completare la programmazione infrastrutturale già definita, allo scopo di aumentare il grado di competitività e di attrattività dei nostri territori. È qui che si gioca la sfida principale che permetterà alla nostra regione di continuare a competere con le aree maggiormente industrializzate d’Europa.

E per la messa in sicurezza del territorio?

Occorre dare avvio a un programma di opere per la mitigazione del rischio sismico, per il superamento del dissesto idrogeologico e per il rinnovamento degli edifici scolastici, utilizzando i fondi derivanti dal superamento del patto di stabilità, oltre a quelli comunitari.

A proposito di strade e autostrade, quali opere ritiene imprescindibili per il futuro non solo economico della Regione?

Il Programma Regionale Mobilità e Trasporti, approvato nel settembre del 2016 individua 24 interventi prioritari per il completamento della rete stradale e autostradale e per il raggiungimento degli importanti obiettivi di potenziamento dell’accessibilità della Lombardia. Di questi interventi ritengo fondamentale, per lo sviluppo della nostra Regione, in particolare, il completamento del Sistema Viabilistico Pedemontano, pur nella consapevolezza delle difficoltà di finanziamento dell’opera. Uguale importanza, in termini di implementazione dei collegamenti Est-Ovest, può essere data anche alla realizzazione dell’Autostrada regionale Broni Mortara. Ripeto, il quadro da completare è più ampio e la regione ha individuato con chiarezza le priorità infrastrutturali per il trasporto su gomma. Tuttavia le opere che ho segnalato ritengono possano essere le prime da sbloccare.

Dal punto di vista, invece, delle ferrovie di cosa ha maggiormente bisogno, a suo avviso, il territorio lombardo?

Dopo quanto accaduto nell’inverno scorso a Pioltello è emersa con chiarezza la necessità di intervenire in maniera decisa sulla manutenzione della rete ferroviaria regionale, in particolare su quella dedicata al trasporto ferroviario locale: il nostro territorio ha prioritariamente bisogno di questo tipo di interventi. In termini, invece, di realizzazione di nuovi investimenti, penso possa essere importante completare i collegamenti ferroviari con Malpensa, compreso il potenziamento della tratta Rho–Gallarate. Questa linea ferroviaria, ormai satura, assume un’importanza strategica dal momento che permette il collegamento della Città Metropolitana con il Nord Europa, attraverso il passo del Sempione e del San Gottardo. In prospettiva, infine, con il completamento di Alp Transit, crescerà sempre di più la domanda di trasporto di merci via ferro, rendendo questo nodo ancora più strategico.

Da presidente di una così importante associazione di categoria, che tipo di rapporto ritiene debba essere strutturato con le amministrazioni locali? Da questo punto di vista, in Lombardia, le relazioni con la nuova regione guidata da Attilio Fontana a che punto sono?

Le relazioni con il nuovo presidente sono buone: fin dai primi giorni di insediamento della nuova giunta abbiamo avviato un dialogo costante e aperto, finalizzato all’individuazione delle misure di supporto del settore e di sviluppo della regione. La medesima direzione hanno seguito anche gli incontri che abbiamo avuto con i singoli assessori: in questi primi mesi abbiamo posto le basi per l’avvio di specifici lavori per ciascuna delle deleghe conferite relative al mondo delle costruzioni.

Avete qualche proposta in particolare?

Quale momento di sintesi delle politiche regionali per il settore confidiamo nell’avvio, in tempi brevi, del Tavolo per l’edilizia (strumento già sperimentato nelle precedenti legislature) allo scopo di mettere a fattor comune le iniziative delle singole direzione generali, in un’ottica di filiera, e per stimolare misure dedicate.

Un po’ com’è avvenuto sul tavolo regionale per la rigenerazione urbana?

È stato un esempio di “buona politica” – o meglio di costruzione di “buone politiche” – a cui, nei mesi scorsi, l’associazione ha fattivamente partecipato. Questa esperienza, oltre a porre come base il confronto tra decisore pubblico e operatori del settore per individuare soluzioni innovative per l’avvio di concrete politiche di rigenerazione urbana, ha avuto il pregio di coinvolgere direttamente anche Anci Lombardia, l’associazione dei comuni lombardi. È proprio questo il rapporto che penso si debba strutturare con le amministrazioni locali: da un lato ANCE Lombardia è sintesi e coordinamento delle istanze imprenditoriali espressione dei territori, dall’altro Anci si fa carico delle esigenze e delle posizioni dei comuni lombardi: trovare punti comuni sui quali avviare percorsi di concreta attuazione degli obiettivi regionali di riduzione del consumo di suolo e di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente penso sia una priorità per gli operatori, la regione, gli enti locali e i cittadini lombardi.

di Andrea Picardi  – direttore comunicazione I-Com

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