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Yoza, dall’Uganda l’app per sostenere l’occupazione femminile

Mettere in contatto chi non ha tempo di fare il bucato con le lavandaie nei paraggi, un modo per dare lavoro a tante madri disoccupate

Pubblicato:24-07-2016 10:36
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 08:55

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kampala01BOLOGNA – Yoza e’ un servizio lavanderia. Yoza e’ una app che a Kampala, capitale dell’Uganda, mette in contatto persone che hanno la necessita’, ma non la possibilita’ – o la voglia – di fare il bucato e persone che sono disponibili a farlo al loro posto. Yoza – in luganda, la lingua piu’ diffusa in Uganda, significa ‘lavare’ – e’ stata inventata da Solomon Kitumba e Nicholas Kamanzi, due neolaureati, fiore all’occhiello dello brillante vena tecnologica e informatica che si e’ sviluppata nello Stato africano. Dall’e-commerce alla programmazione passando per le start-up, tanti giovani stanno sfidando il mercato globale, portando lavoro nel loro Paese d’origine. Usare Yoza e’ molto semplice: si scarica la app, si viene geolocalizzati e vengono visualizzate le lavandaie disponibili nelle vicinanze.

Ci si mette in contatto, ci si scambiano gli abiti da lavare e il gioco e’ fatto. Secondo il progetto dei due ragazzi, Yoza – una specie di Uber delle lavanderie – nasce fare incontrare domanda e offerta: la domanda di studenti e uomini d’affari con l’agenda fitta di impegni e l’offerta delle tante lavandaie in cerca di qualche cliente in piu’ per arrotondare (la disoccupazione – soprattutto quella femminile – in Uganda e’ ancora alta). Come Naiga, mamma single che lava – a mano – i panni degli altri per pagarsi l’affitto e prendersi cura del suo bambino di 9 mesi. A oggi, le donne che si sono registrare per far parte della rete sono 150: nel 90 per cento dei casi si tratta di donne, 1 su 3 e’ una madre single.Ma se tra studenti e professionisti gli smartphone sono gia’ molto diffusi, tra le donne potenzialmente coinvolgibili molto meno: su questo, i due giovani fondatori, hanno detto di volere lavorare. Un’idea potrebbe essere quella di fornirli direttamente, previa adeguata formazione. Per il momento, ai clienti viene fornito un elenco di numeri telefonici di donne disponibili a fare il bucato, altrimenti difficili da cercare e trovare.

“La maggior parte delle donne che si sono registrate ha visto raddoppiare le entrate – raccontano -. Chi guadagnava 6 dollari ogni weekend, ora ne guadagna 28, anche 40. E chi prova il servizio una volta, ci richiama anche una seconda, una terza volta. Restano sempre tutti contenti. E’ anche molto conveniente”, spiegano i ragazzi. L’80 per cento di quanto paga il cliente va alle lavandaie, il 20 a Yoza. Per facilitare i pagamenti, e’ possibile acquistare pacchetti di prestazioni: c’e’ quello perfetto per gli studenti (che dura un semestre: 16 lavaggi per l’equivalente di 26 euro), quello standard, quello per le famiglie e quello per i single (questi ultimi due includono la pulizia della casa e la stiratura dei capi lavati).Kitumba racconta che l’idea gli e’ venuta da un’esperienza personale: “Una mattina mi sono svegliato, e mi sono accorto della montagna di abiti che aspettavano di essere lavati, anche perche’ avrei dovuto utilizzarli nei giorni seguenti. Ma ero stato in giro tutta la notte, e non ne avevo la minima voglia. Cosi’, ho pensato di chiedere in giro, cercando qualcuno che lo facesse al mio posto. Fortunatamente ho trovato una donna che abitava a pochissimi passi da casa mia, madre single di due bambini. Faceva la lavandaia: le chiesi di aiutarmi, lei accetto’. Yoza e’ nata in quel momento”. Kitumba e Kamanzi lo scorso anno hanno vinto l’MTN Innovation Challenge, un premio di 5 mila dollari per la mobile app piu’ innovativa. Oggi, con 400 download su Google Play, Yoza ha l’obiettivo di ampliare il proprio business. I fondatori hanno gia’ ricevuto oltre mille richieste da soddisfare entro la fine dell’anno, e puntano ad esportare l’app a Nairobi e Kigali entro il 2018. “Vogliamo che chiunque usi Yoza, per riempire il mondo di bolle – sorride Kitumba -. Lavoriamo per raggiungere piu’ clienti possibile, il primo passo per dare un lavoro a sempre piu’ persone”. Intanto, oltre al lavaggio a mano hanno incluso nella proposta anche quello a secco.


(Ambra Notari, www.redattoresociale.it)

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