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“La memoria è di tutti”, al Tempio della Pace è Day of Archeology – FOTO

L'evento, nato su Twitter nel 2011, riunisce virtualmente tutti gli archeologi del mondo e li mostra al lavoro

Pubblicato:24-07-2015 12:33
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:28

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ROMA – Passione, competenza e voglia di mostrare al mondo il loro lavoro, perché “la memoria è di tutti”. Anche gli archeologi romani celebrano il loro giorno dell’orgoglio e scelgono il Tempio della Pace per festeggiare il Day-Of-Archeology 2015.

L’evento, nato su Twitter nel 2011, riunisce virtualmente tutti gli archeologi del mondo e li mostra al lavoro in una giornata che quest’anno e’ il 24 luglio. Così, nella Capitale gli studenti e i dottorandi di Roma Tre e dell’American University of Rome hanno invitato blogger e cronisti allo scavo in corso al Tempio della Pace per raccontare quello che fanno ogni giorno. E visto il carattere inclusivo del Day-Of-Archeology, gli studenti a turno si sono piazzati sul marciapiede e hanno spiegato lo scavo ai passanti e ai turisti di via dei Fori imperiali incuriositi.

IL CANTIERE – Divisi per gruppi, nel cantiere ognuno ha le sue mansioni da svolgere, un passaggio da portare a termine. In effetti, sembra una catena di montaggio perfettamente rodata: c’è chi si occupa del setaccio, chi pulisce i pezzi trovati durante gli scavi, chi li divide per classi per poi catalogarli. Sono studenti, hanno tutti dai 22 ai 25 anni, tutti indossano magliette realizzate per la loro giornata mondiale. Le ha disegnate Alessandro: “Sono partito dal trowel, la cazzuola, che è il nostro strumento di lavoro. Intorno, ho inserito una porzione della Forma urbis, perché si trovava qui dove siamo”. Lo scavo, a cura della Soprintendenza archeologica di Roma e della cattedra di Storia Medievale di Roma Tre con la collaborazione dell’American University of Rome, è iniziato nel 2013, anche se la zona è oggetto di indagini dal 2000. Al suo interno, sono state rinvenute le colonne del pronao del Tempio della pace in granito rosa di Assuan. “Hanno la stessa altezza di quelle del Pantheon- spiega il professor Riccardo Sant’Angeli Valenzani- L’anastilosi? C’è ancora molto da scavare e non e’ detto che siano complete, a differenza di quelle del Foro della Pace che sono più piccole ed erano in uno stato che ha consentito l’innalzamento”.


“CI METTIAMO LA FACCIA” – Lucrezia, Giulio, Domitilla e Lorenzo lavorano nel laboratorio delle ceramiche, che dividono in base alle classi e all’epoca di appartenenza, dalla Roma antica al Medioevo. Siglano e catalogano i piccoli reperti, molti dei quali erano “brocche, piatti, pentole e anche lucerne- spiegano- utensili usati spesso in cucina, comunque nella vita quotidiana. E’ la parte più interessante dello studio della ceramica, perché ci racconta le diverse abitudini delle varie epoche”. Abitudini non lontane dai romani del Duemila, come testimoniano le ossa di una costoletta di maiale del IX secolo dopo Cristo che, spiegano i ragazzi, gli antichi passavano al barbecue e che portano ancora i segni dei ferri incandescenti. Poi, si fermano a parlare del futuro. “Impegnativo- dice Lucrezia- fare l’archeologo è un lavoro che richiede passione, tanta conoscenza e voglia di farlo. Io- dice- andrò in Inghilterra a fare un dottorato, anche se studio reperti romani e quindi farò avanti e indietro”. Con loro ci sono i coordinatori, come Giulia Facchin, ricercatrice a Roma Tre. È lei che riassume perfettamente lo spirito della Giornata mondiale, l’orgoglio e la anche la consapevolezza di ogni archeologo. “La cosa più importante che abbiamo trovato in questo scavo? Parlare con voi, con i visitatori. Perché queste cose vengono dal pubblico e tornano al pubblico. Abbiamo voluto fortemente rendere pubblici i contenuti e i modi di questa ricerca, perché siamo consapevoli che stiamo operando per il pubblico e la memoria e’ di tutta la comunità, non solo di chi ci mette mano. Siamo qui non per noi, ma per tutti. E oggi ci mettiamo la faccia, per darvi modo di potervi fidare di noi”.

BLOGGER, OVVERO “ARCHEOLOGHE RICICLATE” – Vicino a Giulia ci sono Astrid, Paola e Antonia. Hanno tra i 35 e i 39 anni e si definiscono “archeologhe riciclate”. In realtà sono diventate delle blogger. Hanno aperto i loro siti, Civetta di Atena e Professione archeologo, spinte a fare “qualcosa di diverso da quello che facevamo di solito, perche’ spesso c’è una distanza tra quello che si fa e quello che percepiscono le persone all’esterno. E poi anche per creare una piattaforma di confronto tra colleghi”.

LA GIORNATA MONDIALE – La Giornata dell’Archeologia nasce nel 2011, quando due dottorandi, un inglese e un’americana, creano una vetrina sul web per presentare il lavoro e i mestieri di chi pratica l’archeologia, in qualsiasi contesto e a qualsiasi livello. Un confronto interno alla categoria e un’esposizione rivolta al pubblico interessato al racconto dell’archeologo in presa diretta, senza mediatori. Simona Morretta della Soprintendenza speciale spiega che “in Italia lo scorso anno erano 21 gli scavi aperti in occasione del Day-Of-Archeology”. A Roma é il primo anno che la Soprintendenza e Roma tre partecipano attivamente alla giornata mondiale dell’archeologia e “sono entusiaste e intendono portare alla luce la loro esperienza, fatta di collaborazione tra istituzioni e figure diverse, consapevoli di essere tutte partecipi di un progetto prezioso”. In tutto il mondo, sono state oltre 330 le adesioni nel 2014, la maggioranza dal Regno Unito e dagli Stati Uniti, tutte descritte con foto e video sul sito dell’iniziativa.

di Nicoletta Di Placido

Giornalista Professionista

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