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L’Africa in Italia, tre giorni contro gli stereotipi

"Cambiare la percezione che l'Italia ha dell'Africa, perché il nostro continente non è solo guerra e malattie, ma cultura e opportunità"

Pubblicato:24-05-2017 10:27
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:15

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ROMA  – “Cambiare la percezione che l’Italia ha dell’Africa, perché il nostro continente non è solo guerra e malattie, ma cultura e opportunità”. E’ questo, per lo scrittore e presidente dell’associazione Le Reseau, Cleophas Adrien Dioma, il senso dell’iniziativa intitolata ‘Percezione dell’Africa in Italia’.

La tre giorni, organizzata a Roma nella residenza dell’ambasciata d’Algeria, e promossa dal Gruppo degli ambasciatori africani in Italia, ha aperto insieme a una mostra d’arte e fotografia il programma ‘Africa Day 2017’, in corso fino a domani, 25 maggio, data in cui ricorre la Giornata dell’Africa.

La celebrazione ricorda l’anniversario della fondazione dell’Organizzazione dell’Unità Africana (oggi Unione Africana).


L’incontro, incentrato su percezioni e narrazioni del continente africano in Italia e in Occidente, è stato anche l’occasione per proporre bilanci sul percorso verso l’integrazione.

“Quella dedicata all’Africa è una giornata importante” ha detto, in un’intervista alla DIRE, l’ambasciatore della Repubblica del Congo Kamara Dekamo Mamadou, decano del Gruppo Africano.

L’IMPORTANZA DEL 25 MAGGIO

“Il 25 maggio 1963 i capi di stato africani hanno preso l’impegno di un’organizzazione panafricana, che a quel tempo si chiamava Oua, e la sua prima missione era la decolonizzazione dell’Africa; oggi il compito che ci rimane da portare a termine è quello economico, è l’integrazione dell’Africa, è fare in modo da aprire corridoi tra i Paesi, e che le popolazioni circolino liberamente, che ci siano condivisione e sviluppo integrato”.

In questo senso, secondo il presidente del centro studi e ricerche Idos sull’immigrazione Ugo Melchionda, intervenuto al convegno, un compito che potrebbero darsi l’Italia e gli altri Paesi europei potrebbe essere “capire come i Paesi della Comunità economica dell’Africa occidentale (Ecowas) e di altre comunità regionali, come il Mercosur e l’Ansea, possano beneficiare dall’esperienza europea, conoscendo errori e punti di forza della storia comunitaria”.

“Prima di pensare a cosa pensano di noi gli Italiani, dobbiamo ragionare su quello che noi pensiamo di noi stessi”

Moderata dal politico e giornalista di origine congolese Jean-Leonard Touadi, la discussione è stata animata da interventi in più lingue di scrittori, ambasciatori, rappresentanti delle associazioni, delle istituzioni e della stampa.

Tra gli oratori anche Filomeno Lopes, artista e scrittore della Guinea Bissau. “Prima di pensare a cosa pensano di noi gli Italiani, dobbiamo ragionare su quello che noi pensiamo di noi stessi” ha spiegato alla DIRE.

“Dopo l’indipendenza, soprattutto dagli anni ’80 a questa parte, i problemi interni sono iniziati a emergere e non c’è stato più un pensiero africano. Gran parte dei problemi che l’Africa vive oggi sono dovuti alla mancanza di un pensiero endogeno. Si è parlato tanto di imprenditori africani e storie di successo ma non ci siamo chiesti come mai oggi un imprenditore ‘soi-disant’ africano investe solo nel suo Paese di origine?”.

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