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Liberazione, 72 anni dopo. Anpi: “E’ la festa di tutte le italiane e gli italiani”

"Fu un fenomeno grandissimo e trasversale, guai a limitarlo ai soli partigiani, che pure ne rappresentarono la punta più avanzata"

Pubblicato:24-04-2017 15:08
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:09

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ROMA  – “Il 25 aprile del 1945 l’Italia sconfiggeva definitivamente il fascismo e il nazismo riconquistando così la sua libertà e la sua democrazia. È un giorno di festa, un’occasione per riflettere su cosa successe allora e su come attualizzare quei valori e quei sentimenti”. Queste le parole rilasciate alla DIRE da Carlo Ghezzi, componente del comitato nazionale Anpi, alla vigilia della giornata della Liberazione.

L’Anpi, per festeggiare la giornata della Liberazione, organizza eventi in tutta Italia. Clicca qui per scoprire quali


Una ricorrenza importante nonostante siano passati 72 anni da quella storica data. “Quei riferimenti culturali – sottolinea Ghezzi – sono importantissimi anche oggi. Non vanno dimenticati, anche perché in caso contrario rischiano di essere messi in discussione dalla turbolenta situazione che osserviamo nel mondo, nel nostro continente e anche nel nostro Paese. Perciò, per ricordare coloro che fecero grandi sacrifici, addirittura sacrificando la propria vita per riconquistare la libertà, è giusto riflettere e riproporre annualmente questa giornata”.

Tantissimi gli eventi organizzati in tutta Italia, anche nelle scuole, grazie a un protocollo d’intesa siglato tra Anpi e ministero dell’Istruzione.

 “Sono migliaia e migliaia le assemblee fatte negli istituti per discutere con i giovani. A volte vanno i vecchi partigiani ancora in vita, ma più spesso sono le persone che hanno preso in mano la loro bandiera e vogliono continuare a riproporre la memoria della Resistenza e i valori fondanti della nostra Costituzione a cercare di sensibilizzare i più giovani”.

Il 25 aprile, ricorda l’Associazione nazionale dei partigiani italiani, è quindi la festa di tutte le italiane e gli italiani. Delle loro radici ma anche del loro futuro. Non solo dei partigiani, quindi, ma anche di tutti quelli che la Resistenza l’hanno fatta in altre forme: da coloro che vennero trasportati nei campi di lavoro e divennero schiavi di Hitler ai perseguitati politici, dai gruppi di difesa della donna ai comparti dell’esercito che non vollero consegnare le armi, pagando – come nel caso dell’eccidio di Cefalonia – prezzi terribili.

“Ci sono stati tutta una serie di segmenti della cultura e della società italiana che parteciparono al movimento di Liberazione. Fu un fenomeno grandissimo e trasversale, guai a limitarlo ai soli partigiani, che pure ne rappresentarono la punta più avanzata”, conclude Ghezzi.

LA LIBERAZIONE E GLI ADOLESCENTI

Il valore di questa giornata è oggetto di dibattito anche tra i più giovani, divisi tra chi lo considera solo un giorno utile per saltare la scuola e chi, invece, si impegna a veicolarne il messaggio. Tra questi c’è anche Daniele, che ha 16 anni, vive a Napoli e frequenta l’Istituto tecnico.

“Il 25 aprile rappresenta la Liberazione d’Italia e il giorno in cui tutti i leader fascisti sono stati condannati a morte. È anche la festa del coraggio, come quello dimostrato dai partigiani che hanno lottato per loro e per tutto il Paese. La reputo una data fondamentale, come quella del 2 giugno del’46, ma soprattutto un monito: ci ricorda dei brutti periodi, sbagli da non ripetere mai più. Non bisogna permettere a ideologie politiche simili a quelle fasciste o naziste di tornare d’attualità”, racconta lo studente.

Non tutti i giovani, però, hanno la consapevolezza di Daniele, che aggiunge: “Molti lo considerano un giorno di vacanza, sottovalutando o addirittura non conoscendo le implicazioni politiche e sociali di questa data. Le scuole a mio avviso non organizzano attività focalizzate su questa tematica. Si potrebbe fare di più per sensibilizzare gli studenti. Al massimo è il professore di storia che racconta in breve il significato della Resistenza. Ma finisce lì, non ci sono approfondimenti né riflessioni, anche perché le cose da imparare sono tante e il tempo non c’è. Neanche per un avvenimento di questa portata”.

di Niccolò Gaetani, giornalista professionista

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