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Bruxelles, la scuola affronti la paura: rinunciare alle gite sarebbe una sconfitta

di Anna Paola Sabatini, dirigente Ufficio scolastico regionale per il Molise Non possiamo rispondere a una strategia del terrore

Pubblicato:24-03-2016 10:37
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:27

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di Anna Paola Sabatini, dirigente Ufficio scolastico regionale per il Molise

Non possiamo rispondere a una strategia del terrore e del conflitto con la paura. Se dovessimo entrare in questo vortice, permetteremmo ai signori del terrorismo di raggiungere i loro obiettivi principali: controllare le nostre vite, impoverirci culturalmente, azzerare le nostre libertà. All’indomani dei tragici avvenimenti di Bruxelles, siamo tutti a interrogarci se sia il caso di rivedere anche le nostre abitudini in fatto di stili di vita, viaggi e spostamenti. La paura di poter imbattersi in nuovi attentati oppure di rischiare la vita come accaduto alle nostre povere connazionali in viaggio per l’Erasmus in Spagna, prende il sopravvento sulle nostre vite e stravolge il bisogno di sicurezza sostituendolo con le fobie più incontrollabili. Un effetto domino che si ripercuote anche sui viaggi d’istruzione.

Fra i docenti sale sempre di più il malcontento: per le responsabilità che aumentano, per la paura del verificarsi di  episodi simili a quello accaduto in Spagna o per altre tragedie (ricordiamo gli studenti vittime proprio di incidenti in gita alcuni mesi fa) e ora anche per l’allerta terrorismo. C’è chi, insomma, vorrebbe abolire la classica gita scolastica. La verità è che i viaggi d’istruzione rimangono, invece, un potente strumento educativo, di socializzazione e di crescita formativa e personale per tutti i ragazzi. E’ proprio nei momenti come questo che le nostre responsabilità di docenti ed educatori devono prevalere sull’emotività e l’irrazionalità dettate dalla paura. E la reazione più importante può e deve avviarsi proprio dalla scuola come ha dichiarato recentemente il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, quando si è detta convinta in una sua intervista che dai giovani possa partire “un messaggio forte di contrasto al tema della violenza ma anche al tema della paura, che potrebbe essere la risposta più pericolosa alla violenza”.


La risposta di fronte al panorama attuale, dunque, non può essere l’immobilismo, la chiusura o la paura, ma solo la “prudenza” e il dialogo, che comprende l’integrazione, la conoscenza e la partecipazione. Bisogna avere la forza di affrontare il comprensibile dolore e anche la paura. Seguire una strada diversa equivarrebbe ad una sconfitta. La via concreta quella di scegliere destinazioni magari non troppo affollate, e quindi più facilmente controllabili, mentre per quanto riguarda in particolare l’incolumità dei giovani passeggeri rispetto ai mezzi di trasporto dare  seguito alle recenti indicazioni del MIUR che nelle scelte degli operatori​ da parte delle scuole antepongono criteri improntati prioritariamente alla sicurezza piuttosto che a considerazioni di ordine esclusivamente economico.

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