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Sedici anni senza Alberto Sordi, il volto di Roma

Il grande attore romano si spegneva la sera del 24 febbraio 2003

Pubblicato:24-02-2019 10:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:31

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ROMA – Pare di sentirla ancora la voce di Alberto Sordi, visitando vie, piazze o vicoli di Roma. Succede in via Sant’Angelo in Pescheria, dietro al Portico d’Ottavia, quando vestito da Marchese del Grillo dice ai complici dello scherzo al commerciante, a cui aveva fatto murare il negozio, “quando se scherza bisogna esse seri”, trasformandolo in un vespasiano. Nel film la strada viene chiamata via dei Banchi Vecchi, nonostante una via con questo nome a Roma esista davvero, tra via Giulia e Corso Vittorio Emanuele II. Indimenticabile lo scambio di battute tra i due: “A Via de’ Banchi Vecchi nun se po’ piscià in pace?”, la risposta di Sordi ai reclami dell’uomo, che replica: “E piscia n’do te pare, ma no addosso al negozio mio!”. Poco più in là, verso la Bocca della Verità, a piazza del Velabro, oggi sommersa dalle auto in sosta, pare ancora di vedere l’espressione dispiaciuta di Sordi ‘Onofrio del Grillo’, appena scopre che il suo amico Don Bastiano, il brigante interpretato da uno straordinario Flavio Bucci, è stato scoperto, catturato e per questo condannato a morte. “Ma quello è Don Bastiano…l’hanno beccato…è ‘n amico mio…”, dice ad Olimpia, un’attrice arrivata dalla Francia.

Roma, un museo a cielo aperto, ogni angolo, ogni strada, è un motivo per stare con lo sguardo rivolto verso l’alto, per ammirare un monumento o una statua, o una colonna. Come quando tornando verso piazza Venezia, quasi costretto butti uno sguardo su via dei Fori Imperiali, proprio quella strada attraversata dal ‘Tassinaro‘ Alberto Sordi, nel film Pietro Marchetti, per portare a Montecitorio nientepocodimeno che Giulio Andreotti, con cui parla del figlio ingegnere.

Uno scambio di battute indimenticabile: “Lui è molto scoraggiato- dice Sordi all’onorevole Andreotti- Una sera m’ha chiesto la licenza di tassinaro. Poi dice che uno ammazza il figlio: je stavo pe da’ ‘na padellata de cannolicchi alla bersagliera in faccia, per fortuna che ha ritirato subito la domanda”. Molti turisti in arrivo nella Capitale una volta si fermavano ad ammirare la pedana del vigile urbano che stazionava all’inizio di via del Corso, che anche Sordi ha reso celebre con il film ‘Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo’. Una pedana ormai sparita, ma rimasta nella mente di molti turisti e nel cuore di tanti appassionati di Sordi. Roma e Sordi, Sordi è Roma.


Proprio in questi giorni ricorre l’anniversario della scomparsa dello storico attore romano, avvenuta la sera del 24 febbraio del 2003. L’indomani fu un brutto giorno per l’Italia ma soprattutto per Roma, che a fatica si risvegliò, commossa per la notizia della scomparsa di ‘Albertone’.

LA CARRIERA DI ALBERTONE

Nato, ovviamente a Roma, il 15 giugno del 1920, mosse i primi passi nel mondo dello spettacolo nel 1937, come comparsa a Cinecittà, nel film kolossal Scipione l’Africano in un ruolo da generico di soldato romano.

Nello stesso anno, dopo aver vinto un concorso, ottenne la parte di doppiatore di Oliver Hardy, che formava il duo comico Stanlio e Ollio con Stan Laurel. Dopo un passaggio in teatro, infruttuoso, e in radio, decisamente migliore, è negli Anni 50 che riesce finalmente a conquistare la meritata popolarità.

Dopo il tiepido successo con ‘Lo sceicco bianco’ di Federico Fellini nel 1952, strappa consensi e popolarità con il ruolo da non protagonista nel film I vitelloni, ancora diretto da Fellini nel 1953, e poi con dei film di Steno: Un giorno in pretura (1953), Un americano a Roma (1954) e Piccola posta (1955). La stella è ormai nel firmamento del cinema italiano: arriveranno in tutto circa 200 film e un successo incredibile, al pari dei vari Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi. Praticamente un’impresa riuscire a mettere insieme tutti i suoi successi: da Un americano a Roma a I vitelloni, da Un giorno in pretura a Il Marchese del Grillo, passando per Un borghese piccolo piccolo, Il medico della mutua, fino a Tutti dentro e a In nome del popolo sovrano.

Sedici anni fa Roma si fermò per rendere omaggio al suo Marchese che s’era addormito: dalla camera ardente, al pellegrinaggio sotto la sua casa a Caracalla, fino ai funerali, un indefinito numero di persone ricambiò con l’affetto a quelle risate, a quella malinconia, a quei tanti motivi per riflettere che Sordi aveva fatto scattare in tutti gli italiani in oltre 60 anni di carriera.

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