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Il portavoce dei ribelli sudanesi: “Sui rimpatri l’Italia sbaglia”

"Chi come me è immigrato in Italia non è venuto come turista ma perché il governo del Sudan caccia il suo popolo e non ha interesse a che torni"

Pubblicato:24-02-2017 10:12
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:56

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ROMA – Un accordo sbagliato, con un Paese dilaniato dai conflitti armati e da un genocidio in corso ormai da 14 anni: Ismail Mohamed, portavoce dei ribelli del Movimento di liberazione del Sudan (Slm), definisce così in un’intervista alla DIRE l’intesa sui rimpatri dei migranti firmata a luglio sull’asse Roma-Khartoum.


“Siamo contrari a questo accordo sbagliato” premette subito Mohamed. Il riferimento è poi ai 40 sudanesi espulsi dall’Italia a fine agosto, caso oggetto di un ricorso delle ong del Tavolo nazionale asilo presso la Corte europea dei diritti umani.

“Chi come me è immigrato in Italia”, sottolinea il portavoce dell’Slm, “non è venuto come turista ma perché il governo del Sudan caccia il suo popolo e non ha interesse a che torni”. Secondo il portavoce, l’intesa siglata dai ministeri dell’Interno di Italia e Sudan per i rimpatri a Khartoum non tiene conto della realtà del Paese africano. “Il governo sta compiendo un genocidio dal 2003” dice Mohamed, in riferimento al conflitto nella regione del Darfur: “Oggi siamo nel 2017 e la gente continua a morire”. L’occasione dell’incontro con il portavoce dell’Slm è la presentazione al Senato di un rapporto dell’associazione Italians for Darfur. Nello studio testimonianze e dati sull’aggravarsi della crisi in Sudan, sul piano umanitario e su quello del rispetto dei diritti umani.


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