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Cgia: Prezzi del petrolio mai così bassi dal 2008, ma la benzina è più cara del 30%

"Ancora una volta- sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo- a spingere all’insù il prezzo del carburante è stata la componente fiscale"

Pubblicato:23-12-2015 10:13
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:44

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ROMA – “Sebbene il prezzo del petrolio sia più basso del valore registrato nel dicembre del 2008 (41 dollari al barile), al distributore, invece, il pieno di benzina costa agli automobilisti italiani il 30% in più“. Se, infatti, 7 anni fa un litro di benzina costava mediamente 1,115 euro al litro, in questi giorni il prezzo alla pompa tocca 1,451 euro al litro (+ 0,337 euro).

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A darne notizia è l’Ufficio studi della Cgia che ha individuato anche le ragioni di questo incremento.


“Ancora una volta- sottolinea il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo- a spingere all’insù il prezzo del carburante è stata, in particolar modo, la componente fiscale. Se verso la fine del 2008 il peso dell’Iva e delle accise su un litro di benzina sfiorava i 75 centesimi, attualmente è pari a 0,99 euro al litro. In termini percentuali l’aumento della tassazione è stato del 32%”. Tuttavia l’incremento non ha interessato solo l’Iva (passata dal 20 al 22%) e le accise, ma anche il prezzo industriale. Se verso la fine del 2008 quest’ultima voce era pari a 0,365 euro al litro, in questi giorni il prezzo è salito a 0,461 euro (+ 26,4%). Dai confronti con gli altri paesi europei “emerge puntualmente come sui carburanti paghiamo troppe tasse”, lamenta quindi la Cgia. “Se su un litro di benzina acquistato in Italia il nostro prezzo industriale è pari a 0,461 euro- spiega- solo il 3% in più rispetto alla media dei paesi dell’Area euro, l’Iva e le accise, invece, ci costano 0,99 euro al litro, ben 14,2 punti percentuali sopra la media”.

“Tra i paesi che utilizzano la moneta unica- conclude Paolo Zabeo, il coordinatore dell’Ufficio studi Cgiaq- solo i Paesi Bassi, con il 70,3%, hanno un’incidenza percentuale della tassazione sul prezzo alla pompa superiore alla nostra che ha raggiunto il 68,2%. Rispetto ai paesi che confinano con noi, invece, paghiamo la benzina il 14,4% più dei francesi, il 18,9% più degli sloveni e addirittura il 30,7% più degli austriaci”. La Cgia, infine, chiede al Governo di “intervenire e di eliminare tutta una serie di balzelli che gravano sul costo del carburante che non hanno più ragione di esistere”. Un taglio della componente fiscale, segnala il segretario della Cgia Renato Mason, “oltre agli automobilisti avvantaggerebbe anche i piccoli trasportatori, gli autonoleggiatori, i taxisti, i padroncini e gli agenti di commercio che per l’ esercizio della propria attività il carburante costituisce una delle principali voci di costo”.

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