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Basta fast food e souvenir nel centro di Roma, verso la delibera bipartisan

Stop apertura nuovi fast food, minimarket e negozi di souvenir nel Centro storico, ma anche all'Esquilino e in alcune zone di Prati, Trionfale e S. Lorenzo

Pubblicato:23-11-2016 16:01
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:20

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turisti-souvenirROMA  – Stop all’apertura di nuovi fast food, minimarket e negozi di souvenir nel Centro storico di Roma, ma anche all’Esquilino e in alcune zone di Prati, Trionfale e San Lorenzo. È questo l’obiettivo della delibera a firma del consigliere comunale del Pd, Orlando Corsetti, arrivata oggi sul tavolo della commissione capitolina Commercio, presieduta da Andrea Coia (M5S), alla presenza dei funzionari dell’ufficio Città storica del dipartimento Urbanistica del Campidoglio e di alcuni rappresentanti delle categorie produttive.

Il provvedimento propone modifiche alla Disciplina di tutela e riqualificazione delle attività commerciali e artigianali nel perimetro della Città storica di cui alla delibera di Consiglio comunale numero 35/2006, così come modificata dalla delibera di Consiglio comunale numero 86/2009.

LA PROPOSTA PD: MAI PIÙ AUTORIZZAZIONI ATTIVITÀ ALIMENTARI E GADGET

La delibera di Corsetti, datata gennaio 2015 e ora riproposta, “vieta di aprire nuove attività di tipo alimentare e di vendita di souvenir in comparti storici saturi oltre ogni limite- ha spiegato l’esponente dem- Strade come via dei Coronari, via degli Avignonesi, via delle Muratte o Borgo Pio sono sempre meno riconoscibili e degradate dalla presenza strabordante di negozi di souvenirs e di food veloci. E’ l’unico modo per fermare questa spropositata presenza nelle aree tutelate”. Tra i quartieri da tutelare, “oltre la zona storica sono stati inseriti anche l’Esquilino, alcune aree di Prati e Trionfale e San Lorenzo”.


Anche perché, ha concluso Corsetti, “leggendo le polemiche sull’apertura di un McDonald’s a Borgo mi sembra che da parte dell’opinione pubblica ci sia disponibilità ad affrontare questi temi quindi momento di metterci mano. Mi sono già arrivate indicazioni, ora la delibera è a disposizione di cittadini, associazioni e commissione Commercio, se ma fosse passata a gennaio 2015, quando l’ho presentata, in questi rioni ci saremmo risparmiati centinaia e centinaia di aperture di attività di food”.

COIA (M5S): BENE PROPOSTA PD, FAREMO UNICA PROPOSTA DI COMMISSIONE

“Accogliamo con favore la proposta del consigliere Corsetti, perché se si deve mettere mano al tessuto produttivo di Roma non si può non pensare anche alle attività storiche”, ha detto Coia. “Noi ci siamo già espressi sulla Bolkestein, la liberalizzazione non è qualcosa che va bene per tutto visto che ha distrutto interi tessuti in alcune città. Dobbiamo riflettere, studiare e poi legiferare in maniera tale da preservare tessuto storico della città di Roma e non solo quello del I Municipio. L’idea è quella di fondere la proposta di Corsetti con quella di delibera Tronca e farne un’unica proposta di commissione e portarla avanti. Il tema è: quali attività rappresentano la volontà di tutela da parte del cittadino, i servizi, il decoro o entrambi? Secondo me la terza. Cominciamo già a ragionare- ha concluso il presidente della Commercio- sull’ampliamento delle vie in cui interdire l’apertura di nuove attività”.

BORDONI (FI): BENE PROPOSTA UNICA, MA LAVORO ORGANICO SU TERRITORIO

“Alcuni spunti sono da condividere, ora va fatto un lavoro organico su tutto il Centro storico e su tutte le normative vigenti sul commercio. Siamo a favore di un lavoro condiviso verso una proposta unica di commissione”, ha commentato il capogruppo capitolino di Forza Italia, Davide Bordoni.

LE TAPPE DELLA DELIBERA

Il primo firmatario Corsetti ha poi ripercorso le tappe che hanno portato alla sua proposta: “Il legislatore si era posto l’obiettivo di tentare di tutelare alcuni quadranti della nostra città, quei quadranti dove la presenza della movida e del turismo hanno portato a una modifica sostanziale del tessuto commerciale con l’espulsione degli artigiani e, non dando più servizi alla comunità, anche alla conseguente espulsione dei nuclei familiari storici. Si è arrivati ad avere solo attività legate al food o ai souvenir”.

Poi nel 2006 “vengono inserite dal legislatore tra le attività tutelate le cosiddette attività di vicinato, come alimentari e artigianato, a esclusione di carrozzerie, gelaterie artigianali, pizzerie al taglio e rosticcerie. Ma dal 2006 è talmente forte la spinta a quel tipo di business che ci si inventa di tutto pur di poter aprire, quindi si faceva richiesta di apertura di gastronomia calda e fredda invece che di rosticceria per aggirare il problema”. Nel 2010 “c’è poi un’altra norma: il Consiglio dichiara sature quelle aree dei quadranti e dice che non si possono più aprire attività. Così si arriva alla situazione di oggi e alla mia proposta, che era stata già vagliata ed approvata dalla commissione Commercio capitolina nella scorsa consiliatura”.

di Mirko Gabriele Narducci, giornalista professionista

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