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Cultura, ecco la nuova strategia Ue: un addetto in ogni ambasciata, fondi dedicati e paesi in rete

Il 2018 sarà l'Anno europeo del patrimonio culturale

Pubblicato:23-10-2017 13:52
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:49

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ROMA – “Di fronte all’aumento dei conflitti nel mondo scommettiamo sul dialogo” spiega alla DIRE Silvia Costa, coordinatrice del gruppo Socialisti&democratici presso la Commissione cultura del Parlamento europeo. Lo spunto dell’intervista è l’ultimo sondaggio di Eurobarometro, dal quale emergono una maggior fiducia dei cittadini dell’Ue nelle istituzioni comunitarie ma anche le difficoltà dell’integrazione politica e sociale. Un percorso al quale la storia, le bellezze artistiche e la creatività possono dare un contributo decisivo, sottolinea Costa: “E’ il senso dell’impegno di quest’ultima legislatura Ue, che ha spinto perchè il 2018 diventasse l’Anno europeo del patrimonio culturale“.

L’iniziativa sarà presentata a Milano, nel corso di un forum in programma il 7 e l’8 dicembre. Temi e obiettivi saranno però messi sul tavolo già lunedì prossimo, a Roma, nell’Aula dei gruppi parlamentari, in occasione di un seminario sul “ruolo dell’Italia nella strategia dell’Unione Europea” al quale parteciperanno il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani, il ministro della Cultura Dario Franceschini e il titolare degli Esteri Angelino Alfano.

“Chiediamo una presenza più forte della cultura nelle relazioni internazionali europee” riprende Costa. Convinta che le direttrici d’intervento possano essere più d’una: “Anzitutto la protezione del patrimonio, con la qualità del restauro, dove abbiamo eccellenze e possiamo creare cooperazione e investire su una grande risorsa anche di identità. Poi gli investimenti nelle imprese culturali creative: in questo ambito ci sono possibilità enormi di stringere alleanze e di fare circolare di più le produzioni dei nostri artisti creativi“.


S. Costa

C’è poi un terzo aspetto, quello dell’apertura e del confronto, in grado di caratterizzare la proiezione dell’Ue nel mondo. “Oggi – sottolinea Costa – non si può fare nè politica di difesa nè di sicurezza ma nemmeno della crescita se non si è in grado di essere attore globale in un mondo che sembra aver smarrito un po’ il dialogo e dove sono aumentati i conflitti”. A confermare la centralità dell’Italia, per il Mediterraneo e oltre, è la geografia stessa. Purchè, avverte l’eurodeputata, si comprenda la necessità di una strategia che coinvolga in modo coordinato tutti i Paesi Ue.

“Finalmente abbiamo una cornice con risorse dedicate e con una strategia più orizzontale che consentirà di fare una vera politica per le relazioni internazionali europee” sottolinea Costa. La prospettiva, allora, è “far più squadra in Europa pur garantendo a ciascuno la propria specificità“. Un esempio? “Ogni ambasciata di un Paese Ue del mondo dovrà avere un addetto culturale e un focal point e risorse dedicate” spiega Costa: “Così sarà possibile mettere in rete gli istituti culturali di tutti i Paesi europei, che oggi non collaborano”.

di Vincenzo Giardina, giornalista professionista

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