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Aifi: “Ddl Lorenzin, serve il rispetto delle leggi”

"C’e’ il rischio che sia la magistratura a giudicare l'operato del parlamento"

Pubblicato:23-06-2017 09:21
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:27

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ROMA –  Rispetto delle leggi. I lavori in commissione Affari sociali della Camera sul ddl Lorenzin dovrebbero vedere la discussione relativa all’articolo 4, e l’AIFI chiede con decisione alla politica di seguire quanto disposto dalle leggi in vigore.

“La premessa che devo fare- spiega il presidente dell’Associazione Italiana Fisioterapisti, Mauro Tavarnelli– come già affermato in altre occasioni, è che l’AIFI non è assolutamente contraria all’individuazione di nuovi professioni sanitarie, ma chiede che ciò avvenga nel pieno rispetto di quanto previsto dalla legge 43/2006 e non con percorsi creati ad hoc di volta in volta per la singola necessità di qualcuno”.

“Che il testo dell’articolo 4 approvato dal Senato non sia conforme ai dettami della legge in vigore da 11 anni- aggiunge Tavarnelli- ma soprattutto che non ci sia stata condivisione politica sul fatto che l’istituzione della nuova professione di osteopata debba essere subordinata ad un parere tecnico-scientifico, espresso da apposite commissioni operanti nell’ambito del Consiglio superiore di sanità, di volta in volta nominate dal ministero della Salute, non lo dice l’Associazione che mi onoro di rappresentare, ma lo dimostrano i numerosi emendamenti presentati da partiti di maggioranza ed opposizione”.


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Ce ne sono sicuramente due del Pd, uno di Democrazia Solidale-Centro Democratico, uno di Ncd-Udc, uno del Movimento 5 Stelle e uno della Lega Nord. Tutti richiamano in maniera esplicita la legge 43/2006. “Qual è quindi il motivo per cui non sembrerebbe opportuno procedere al rispetto della legge 43/2006- si chiede Tavarnelli- che, non dimentichiamolo, prevede inoltre che ‘la definizione delle funzioni caratterizzanti le nuove professioni avviene evitando parcellizzazioni e sovrapposizioni con le professioni già riconosciute o con le specializzazioni delle stesse’? Si teme forse che la nuova professione non avrebbe superato tali procedure di validazione?”.

“Quello che chiediamo- conclude quindi il presidente dell’AIFI- è il semplice rispetto delle norme in vigore. Altrimenti il rischio è che sia la magistratura a sentenziare se l’iter seguito dal Parlamento sia stato rispettoso della legalità”.

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