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Palermo chiama Italia, anche Trieste ricorda la strage di Capaci FOTO

L’aula della Corte d’assise di Trieste ha ospitato i rappresentanti della scuole di ogni ordine e grado di Trieste e di Udine

Pubblicato:23-05-2017 12:24
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:15

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TRIESTE – “Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi”. La frase è di John Fitzgerald Kennedy, ma veniva usata spesso da Giovanni Falcone. E proprio a lui ed a Paolo Borsellino, è stata dedicata la giornata Palermo chiama Italia che si è svolta in tutto il Paese per ricordare la terribile strage di Capaci in cui, oltre al magistrato, hanno perso la vita la moglie, Francesca Morvillo, e gli uomini della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

L’aula della Corte d’assise di Trieste ha ospitato i rappresentanti della scuole di ogni ordine e grado di Trieste e di Udine. Ed un evento simile si è tenuto al teatro Verdia Gorizia.

A introdurre i lavori l’avvocato generale della Repubblica, Federico Prato, che ha ricordato come nell’aula si sia svolto, oltre 40 anni fa, il processo agli autori delle stragi perpetrate all’interno della Risiera di San Sabba. Prima di lasciare lo spazio ai ragazzi è intervenuto il viceprefetto Rinaldo Argentieri che ha raccontato come ha vissuto i terribili momenti delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, a Palermo. Sono poi intervenuti gli studenti che hanno presentato video, riflessioni, letture e testi dedicati alla legalità ed alla lotta alla mafia ed il rispetto della giustizia.


Nel corso del convegno c’è stato anche lo spazio per il ricordo di Giulio Regeni, ucciso in Egitto perché “faceva troppe domande”. Il magistrato Gloria Carlesso si è confrontata poi con i ragazzi ed a margine dell’incontro ha spiegato che l’informazione è l’unico metodo per insegnare ai più giovani la legalità “bisogna far conoscere con lealtà senza manipolare le notizie”.

La referente del tavolo tecnico per la promozione della cultura della legalità, Natalina Folla, ha invece sottolineato come le fondamenta arrivino dall’educazione civica e che “la legalità va coltivata quotidianamente. Compito del tavolo tecnico è di promuovere iniziative ed attività con le scuole, come già stiamo facendo, proprio perché la legalità ha molteplici sfaccettature con un significato ampio che non è solo quello dell’antimafia. Essere cittadini – ha sottolineato Folla – significa anche avere dei doveri e rispettare le leggi, questo è quello che insegniamo nelle scuole e all’università”.

Ogni generazione di studenti ha dovuto affrontare delle stragi: gli anni di piombo, le stragi di mafia e poi il terrorismo con Al Qaeda ed oggi daesh, con da ultima la terribile strage di Manchester.

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Insieme a Dario Gasparo, quarto classificato nell’Italian teacher prize, una riflessione che parte dal come spiegare queste stragi: “si comincia dalle cose piccole che avvengono tutti i giorni nelle classi, come le discussioni cercando di far capire che le colpe non sono sempre dell’altro. Le stragi di oggi non hanno giustificazioni però derivano anche dai soprusi che hanno subito certi popoli per questo bisogna spiegare ai ragazzi che ogni azione ha delle conseguenze. Gli adolescenti – ha rimarcato Gasparo – imparano le cose più grandi attraverso le cose più piccole e quotidiane. I ragazzi devono capire che siamo parte di un sistema che ci coinvolge tutti, volenti o nolenti”.

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