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Il porto di Venezia aspetta il Voops, e Marghera sarà la Manhattan italiana

VENEZIA - Il 2016 è l'anno in cui

Pubblicato:23-05-2016 15:35
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:46

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VENEZIA – Il 2016 è l’anno in cui “muore l’Autorità portuale di Venezia e nasce quella di sistema dell’Alto Adriatico”. A dichiararlo è Paolo Costa, attuale presidente dell’Autorità portuale, presentando questa mattina alla Marittima di Venezia il progetto “Venezia 50 Marghera 100“. La cerimonia era quella d’apertura dell’anno portuale ed il nome del progetto rimanda a due anniversari storici: il cinquantesimo dell’alluvione che ha colpito il veneziano (4 novembre 1966) e il centesimo compleanno di Porto Marghera, che per la verità si celebrerà nel 2017. Il sistema portuale in questione, invece, comprende al momento due porti, Venezia e Chioggia. “Ma nei prossimi mesi speriamo di poterlo allargare a Porto Levante e Porto Viro (Provincia di Rovigo, ndr)”, ha dichiarato l’assessore regionale ai Trasporti Elisa De Berti. Il “ridisegno della portualità veneta” punta sulla “navigazione interna” e sul “rilancio del sistema fluviale” regionale, ha continuato l’assessore, spiegando che in quest’ottica il porto di Venezia diventerà il perno della rete logistica regionale“. E la Regione ci crede, sostiene De Berti, tanto che nei mesi scorsi si è battuta per ottenere “un’attenzione particolare da parte del ministero”, ma soprattutto per “far confermare la zona franca all’interno di porto Marghera, che ci auguriamo si possa estendere a macchia di leopardo per soddisfare le esigenze contemporanee”. Risultati importanti, come i numeri fatti registrare dal porto.

Paolo Costa

Paolo Costa

La relazione presentata dall’Autorità portuale parla infatti di un aumento su base annua del totale di tonnellate di merce intermediata pari al 14,9%, un +10,8% delle rinfuse solide per quanto riguarda il settore commerciale e “uno straordinario incremento” del numero di Teu (unità di misura della capacità di carico dei container) pari al 21,6%. E sono cifre destinate ad aumentare, almeno a sentire Costa, a patto però che il Governo dia “finalmente il via libera al Voops (Venice offshore onshore port system)”. Il progetto prevede la costruzione di una piattaforma al largo della bocca di porto lagunare di Malamocco, dove la profondità delle acque maggiore rispetto alla laguna permetterà l’approdo delle enormi porta container che arriveranno dall’est. Le navi verranno così scaricate e potranno riprendere velocemente la navigazione, mentre il carico arriverà a Marghera su chiatte ecologiche di nuova generazione. “Un progetto che potrà essere esportato in tutto il mondo”, dice Costa, rivendicando il diritto a procedere. “È un progetto dovuto, abbiamo tutte le autorizzazioni, quella ambientale è pronta da due anni, non esiste un progetto amministrativamente più maturo in Italia”. Nel mirino del presidente dell’Autorità portuale ci sono tutte quelle voci secondo cui il Voops andrebbe a intaccare il delicato ecosistema lagunare. “Se si trattasse di scegliere tra Venezia e il porto nessuno avrebbe dubbi, nemmeno io”, insiste. “Ma se esiste anche un solo spazio per la compatibilità tra Venezia e il porto è nostro dovere sfruttarlo”. Anche perché “la situazione è ideale e il momento è quello giusto”: lo spostamento dei centri manifatturieri verso est ha fatto sì che si spostassero anche i clienti, e Venezia potrebbe quindi diventare la porta dell’Europa alle merci asiatiche.


Il presidente della Fondazione Nordest Stefano Micelli già intravede un “rinascimento manifatturiero” come quello che sta avvenendo negli Usa e in alcune città d’Europa. E Marghera, che nella visione di Costa tornerebbe finalmente a essere Porto Marghera, sarebbe anche la sede naturale di questa nuova “manifattura 4.0”. Gli spazi un tempo occupati dalle inquinanti industrie chimiche diventeranno così spazi ibridi, in cui la nuova manifattura è parte di un tessuto urbano di moda”, prevede Micelli. Come uno di quei quartieri che spopolano nel nord Europa, insomma, con capannoni industriali trasformati in loft e artisti che organizzano vernissage mentre gli artigiani producono oggetti innovativi che spediscono in tutto il mondo, guadagnando abbastanza da permettersi di vivere all’ombra dei grattacieli in vetro che nel frattempo verranno costruiti tutto attorno al waterfront.

La Manhattan che il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro sogna di costruire a Marghera. A patto che si faccia il Voops, ovviamente. Perché gli investitori ci sono, come ha evidenziato Brugnaro dal palco, raccontando di un volo in elicottero sopra Marghera effettuato nei giorni scorsi dal “quinto gruppo per capitalizzazione cinese”, che a quanto pare sarebbe interessato a investire in alcune aree. “Bisogna cambiare le norme e dare certezze”, aggiunge. Che poi agli imprenditori presenti domanda sala: “Siete convinti ancora di fare impresa qua? Allora dovete fare casino, perché Costa è stato da solo fino ad adesso, invece dobbiamo essere uniti e farci sentire” così la classe dirigente dovrà decidersi per forza, per dimostrare di non essere “gente sensa coioni”.

di Fabrizio Tommasini, giornalista

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