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‘Guerra, capitalismo e libertà’, a Roma la mostra evento di Banksy

Oltre 150 dipinti originali provenienti da collezioni private, stampe, sculture ed oggetti rari esposti a Palazzo Cipolla fino al 4 settembre

Pubblicato:23-05-2016 11:56
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:45

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ROMA  – Le opere di Banksy, il misterioso artista urbano protagonista della street art internazionale, per la prima volta sono a Roma a palazzo Cipolla. Oltre 150 dipinti originali provenienti da collezioni private, stampe, sculture ed oggetti rari. Numeri che fanno di ‘Guerra, capitalismo & libertà’, una delle mostre più importanti in questo momento in Europa ed una delle più vaste dedicate all’enigmatico artista. La prima esposizione capitolina del più famoso street artist al mondo aprirà al pubblico domani e resterà visibile fino al 4 settembre.

“Si tratta di un evento unico- ha spiegato Emmanuele Emanuele, presidente della fondazione ‘Terzo pilastro Italia e Mediterraneo’ ed organizzatore della mostra- è infatti la prima volta che così tante opere di questo personaggio vengono esposte in un museo. Si è sempre detto che la street art non ha legittimazione nei musei. Che sia nata per esportare la bellezza dell’arte a tutti, indipendentemente dalla capacità economica. Ma era indispensabile e doveroso un omaggio a questo artista in un museo. Le sue opere di solito sono sui muri e quindi, anche se purtroppo è successo, non si possono strappare e muovere. In questo caso esponiamo opere certificate e realizzate su altri supporti”.


La mostra ripercorre alcune tematiche care all’artista come la critica al capitalismo e alla guerra, da sempre fonti primarie di Bansky, l’identità del quale, nonostante le quotazioni alle stelle delle sue opere, è ancora segreta. Ecco allora le immagini del bambino seduto maliconico su una collina di missili, di Winston Churchill che gioca a bocce con le bombe, dei due poliziotti che di nascosto disegnano il simbolo della pace su un muro. E poi la riproduzione della bambina di Saigon in fuga dal napalm americano ritratta mano nella mano con alcuni simboli del capitalismo, come il clown del McDonald’s e il pupazzo del Topolino della Disney, o il contestatore No global disegnato nell’atto di scagliare non un sasso ma un mazzo di fiori. Le opere di Bansky sono quasi tutte caratterizzate dallo stencil, una tecnica realizzativa basata su un ritaglio su un supporto in negativo che viene poi colorato al suo interno. Le più note sono state realizzate sui muri delle periferie delle città, da Londra a Bristol, che si ritiene la città natale dell’artista. Ma in questo caso si tratta di pannelli di legno o di stencil realizzati in studio su carta.  “Bansky- ha aggiunto una delle curatrici della mostra, Francesca Mezzano- e’ un artista diretto molto conosciuto in tutto il mondo tramite internet. Tuttavia tratta temi sociali che affronta con grande semplicita’ e grande capacita’ di comunicare. È uno dei piu’ grandi comunicatori che ci sono, e in questo e’ il vero figlio artistico di Andy Warhol”.

BANSKY A TOR MARANCIA? MISTERO SU PRIMO GRAFFITO A ROMA –  Uno spettro si aggira a palazzo Cipolla, sede della prima mostra romana dello street artist Bansky: quello della prima, e per il momento solo ipotetica, opera capitolina del più noto e misterioso artista di strada mondiale, forse su un muro di periferia, magari a Tor Marancia, il quartiere principale della street art della Città eterna. All’inaugurazione dell’esposizione nessuno ne parla, nonostante le domande. I curatori negano addirittura di aver avuto contatti con l’artista, a dispetto della mostra a lui dedicata. Ma tutti lo sperano e forse qualcuno non la racconta tutta. Il presidente della fondazione ‘Terzo pilastro Italia e Mediterraneo’, Emmanuele Emanuele, ha negato l’ipotesi con poche parole: “Bansky a Tor Marancia? Non credo sia possibile per la personalità dell’uomo”. Salvo poi glorificare il progetto di street art a Tor Marancia, definito “un unicum nel mondo: un quartiere intero rivisitato dall’arte nato da una mia intuzione che ha trovato terreno fertile. Oggi- ha aggiunto- è diventato quasi un luogo di culto e la testimonianza della mia intuizione dopo aver conosciuto in America le opere di street art di Haring e Basquiat”. Nonostante le smentite, quindi, la caccia al primo graffito romano dell’inafferrabile artista inglese è iniziata. E i paparazzi forse sono già pronti a passare notti in bianco tra le vie di Tor Marancia, San Basilio od Ostiense.

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di Emiliano Pretto, giornalista professionista

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