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Italia rischia di perdere 9,3 miliardi di fondi Ue: diamo più di quanto riceviamo

"Il nostro paese rischia di perdere

Pubblicato:23-04-2016 08:35
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:37

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fondi europei ue

“Il nostro paese rischia di perdere 9,3 miliardi di fondi Ue. Su una dotazione complessiva di ben 46,4 miliardi riferita al programma 2007-2013, entro il 31 dicembre 2015, data entro la quale bisognava far ricorso a questi contributi, la spesa certificata si e’ attestata a 37,1 miliardi di euro (pari al 79,9 per cento del totale). In buona sostanza non sono ancora stati certificati 9,3 miliardi di finanziamenti europei, dei quali 6,6 in capo alle regioni e 2,7 miliardi di competenza dello Stato centrale”. Lo fa sapere l’Ufficio studi della Cgia ricordando che “le regioni hanno comunque tempo fino al 31 marzo 2017 per presentare le pezze giustificative delle spese sostenute, anche se queste ultime devono essere state sostenute entro e non oltre la fine dello scorso anno”. Ad eccezione della Puglia, fino ad ora le regioni del Sud hanno dimostrato di essere le meno “interessate” all’utilizzo dei fondi europei. Oltre il 54% delle risorse messe a disposizione delle regioni e non ancora certificate al 31 dicembre 2015 sono riconducibili alla Sicilia (1,9 miliardi di euro) e alla Campania (1,6 miliardi). In queste due realta’, spiega la Cgia, “l’incidenza percentuale della spesa certificata sul totale delle risorse europee assegnate ammonta rispettivamente al 66,4 e al 69%”. Niente a che vedere con quanto avvenuto al Nord: “la Liguria, ad esempio, ha utilizzato il 94,7% della dotazione complessiva, il Friuli Venezia Giulia il 94,1%, la provincia di Trento il 94%, le Marche il 93% e il Veneto il 92,9%. Sorprendente il risultato ottenuto dalla Puglia: della dotazione totale, l’incidenza percentuale della spesa certificata al 31 dicembre scorso ha toccato quota 93”.

“Rispetto a qualche anno fa- segnala il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo- anche le regioni del Sud hanno aumentato la capacita’ di utilizzo dei fondi Ue. Tuttavia, cio’ non e’ ancora sufficiente. Sarebbe inconcepibile che in una fase di crisi e di difficolta’ in cui versa il nostro Mezzogiorno lasciassimo a Bruxelles qualche miliardo di euro per l’ignavia o l’incapacita’ delle burocrazie regionali a portare a casa queste risorse”. L’elaborazione dell’Ufficio studi della Cgia e’ proseguita analizzando il rapporto dare-avere tra l’Italia e l’Unione europea. Ebbene, negli ultimi 15 anni il nostro Paese e’ risultato essere un contribuente netto, ovvero gli italiani hanno versato di piu’ di quanto hanno ricevuto. “Pur essendo dei contribuenti netti- fa notare il Segretario della CGIA Renato Mason- scontiamo pero’ un forte gap rispetto ai principali Paesi Ue. Se in questi ultimi 15 anni ciascun italiano ha registrato un saldo positivo di 970 euro verso Bruxelles, quello olandese e’ stato pari a 3.690 euro pro capite, quello belga di 3.018, quello svedese di 2.430, quello tedesco di 2.011 e quello danese a 1.977 euro. Non e’ da escludere che se in i paesi del Nord hanno un peso specifico sulle decisioni prese a Bruxelles molto superiore a quello dei paesi mediterranei, cio’ sia riconducibile al fatto che, nei confronti dell’Ue, sono dei contribuenti con un livello di generosita’ nettamente superiore a tutti gli altri”.


Tra il 2000 e il 2014 l’Italia ha dato all’Unione europea 210,5 miliardi. Sempre nello stesso periodo ci sono stati “restituiti” 151,6 miliardi di euro di fondi, agevolazioni e contributi vari. Il saldo e’ stato positivo e pari a 58,9 miliardi di euro che in termini pro capite valgono 970 euro. Dalla Cgia, infine, ricordano che nel 2014 l’Italia ha versato come contribuente netto all’Ue 173 euro al secondo, 10.355 euro ogni minuto, 621.292 euro all’ora e 14.910.999 euro al giorno. Se, come dicevamo piu’ sopra, negli ultimi 15 anni abbiamo registrato un saldo positivo di 58,9 miliardi di euro, nel 2014 il nostro contributo netto e’ stato di 5,4 miliardi, nel 2013 era di 4,7 miliardi, nel 2012 di 5,7 miliardi e nel 2011 di 6,6 miliardi di euro. 

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