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L’esperto: “Il paradosso dell’adolescenza sono i genitori”

VASTO - L'adolescenza è una fase paradossale della crescita, ma forse ancora più paradossale è la visione che ne hanno

Pubblicato:23-01-2019 15:34
Ultimo aggiornamento:23-01-2019 15:34
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amici_giovani
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VASTO – L’adolescenza è una fase paradossale della crescita, ma forse ancora più paradossale è la visione che ne hanno gli adulti e l’approccio educativo che sviluppano con i loro figli. Questa la riflessione di fondo dell’intervento di Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta e direttore dell’Istituto di Ortofonologia (IdO), dal titolo “Il paradosso dell’adolescente: bambino e adulto”, stamattina al liceo Mattioli di Vasto, nell’ambito di “Adventura. Festival settimanale della scienza”.

 “Il paradosso inizia già con il figlio quando è bambino, il genitore vuole che si comporti bene a scuola, perché è grande, ma poi gli prepara il biberon prima di uscire”. Questo approccio altalenante con i figli prosegue e si estremizza durante l’adolescenza, quando effettivamente il figlio entra in uno stadio di sviluppo pieno di elementi paradossali. A partire dalle analisi raccolte dagli sportelli d’ascolto dell’IdO, presenti in più di 150 scuole italiane, Federico Bianchi di Castelbianco restituisce un quadro preciso di questi paradossi: i ragazzi hanno un buon quoziente emotivo, hanno i primi rapporti sessuali sempre più precocemente, ma ciononostante fanno fatica a integrare affettività e sessualità; sono sfrontati e disinibiti, ma anche estremamente vulnerabili. E ancora, gli adolescenti di oggi sono i cosiddetti nativi digitali e apprendono molto velocemente, ma hanno sempre più difficoltà scolastiche e necessitano di modelli educativi speciali.

 Ma il paradosso più forte resta, secondo lo psicoterapeuta, quello fra l’adolescente reale e l’adolescente ideale nella testa del genitore: “Noi adulti pensiamo di sapere cosa sentono i ragazzi, cosa vogliono, questo è il vero paradosso. Perché gli adulti dicono di ricordarsi di quando erano giovani, ma in realtà gli usi e costumi di oggi sono completamente diversi. Non possiamo pensare di essere in linea coi ragazzi, arriviamo sempre un attimo dopo. Dobbiamo interloquire con loro, ma senza pensare di essere alla pari”.


Avere un approccio più aperto ed equilibrato con i ragazzi è indispensabile per gestire e comprendere i loro atteggiamenti, anche quelli a rischio, inevitabili a questa età. “Il rischio è fondamentale per crescere e conoscersi, ma bisogna saper distinguere fra i diversi tipi di rischio, da quello necessario e intelligente, a quello stupido e perfino malato, quando ad esempio rischio semplicemente per apparire il più forte in un gruppo”.

Lo stesso discorso vale anche per l’alcol e la sessualità, un mondo che i genitori tendono a mistificare quando si tratta di ragazzi, nonostante le cifre parlino chiaro: se la maggioranza delle ragazze sostiene di aver avuto i primi rapporti a 17-19 anni, per i ragazzi l’età si abbassa a 14-16 anni. Fare non significa però sapere, come dimostrano le migliaia di richieste di contatto giornaliere che riceve lo sportello psicologico online dell’IdO su Diregiovani.it. “A tal proposito abbiamo aperto una rubrica dal titolo esplicito “Se so è meglio” proprio perché crediamo che diffondere una corretta informazione sulla sessualità sia l’unico modo per prevenire gravidanze indesiderate o malattie sessualmente trasmissibili”. Un sondaggio effettuato su queste tematiche dimostra infatti la poca preparazione dei ragazzi; alla domanda “conosci quali sono le attività dei consultori?” il 71% risponde negativamente, e addirittura il 73% degli intervistati sostiene di non aver mai fatto una visita dal ginecologo o andrologo. “Anche qui- continua Bianchi di Castelbianco- il paradosso è tutto degli adulti che pensano che non dobbiamo insegnargli troppo, perché già sanno, o perché se non sanno poi lo applicano. Gli adolescenti vengono considerati adulti quando fa comodo, ma bambini rispetto alla sessualità e lasciati così all’oscuro”. E conclude, “in qualche modo siamo noi adulti a indurre gli adolescenti ad essere un paradosso, perché il problema è il modello che noi gli passiamo. Il problema di fondo è lo sguardo che noi portiamo su di loro. Noi per primi, ormai cresciuti, dovremmo uscire dai nostri paradossi per fare in modo che gli adolescenti possano crescere in un ambiente più equilibrato ed affrontare in modo più logico i tanti problemi che derivano dalla crescita”.

di Marco Marchese

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