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Da Gabbani a Luis Fonsi, ecco le canzoni indimenticabili del 2017

Una selezione delle hit che vale la pena mettere in memoria e nella propria playlist

Pubblicato:22-12-2017 09:29
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:01

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ROMA – Come è andato il 2017 in musica? Bene perché tanti sono i dischi usciti e moltissima è la musica che ci ha fatto compagnia. Ma quali sono le canzoni che in un modo o nell’altro hanno segnato – per forza d’impatto, per bellezza, per importanza discografica, per successo popolare e “social” – l’annata? Ecco una selezione delle hit che val la pena mettere in memoria e nella propria playlist: tanto per non dimenticare l’anno che va in soffitta e prepararci a quello che sta per arrivare.

POP-ROCK INTERNAZIONALE

LCD SOUNDSYSTEM: American Dream


Kendrik Lamar: Humble

Come ormai accade da anni il pop internazionale è dominato da personaggi che mescolano capacità di attrazione, forza di condivisione social, potenza dei video-clip, sound morbido e look azzeccato.

La palma di top-songs quest’anno se la giocano poche canzoni: Sign of the Times di Harry Styles, Gorgeous di Taylor Swift, Shape of You di Ed Sheeran, Too Good at Goodbyes di Sam Smith, Humble di Kendrik Lamar (che risulta il personaggio dell’anno per molti dei giornali musicali internazionali), Human di Rag’n’Bone Man (all’anagrafe Roy Charles Graham) ed American Dream degli LCD Soundsystem, quest’ultima un mix davvero riuscito di rock ed emozioni synth.

Volendo poi allargarsi un poco dai nomi che hanno strettamente dominato le playlist e le hitparade, l’annata può essere ricordata per le belle canzoni degli Arcade Fire (Everything Now), di St.Vincent (polistrumentista eclettica e interessante con New York), di Lana del Rey (con Love) e dei sempre più convincenti Paramore di Hard Times. E attenzione a Lorde e a Father John Misty: la prima con Green Light e il secondo con Pure Comedy sono sempre più in rampa di lancio per il successo globale. Il rock giovane fa centro con Pain dei War on Drugs, Thunder degli Imagine Dragons, per chi ama le cose psichedeliche; chi apprezza l’energia elettrica e potente, meglio andare verso Gone Away dei Five Finger Death Punch e The Resistance degli Skillet.

Dimenticavamo: la palma per il “tormentone” dell’anno se la prendono ovviamente Luis Fonsi, Daddy Yankee e Justin Bieber per Despacito: 4 miliardi di visualizzazioni e trofeo del più visto di sempre.

ITALIANI DI SUCCESSO

Caparezza: Ti fa stare bene

Giorgia: Credo

Difficile mettere in discussione il brano che ha dominato l’annata: è l’Occidentali’s Karma di Francesco Gabbani, un brano che sembra scritto a più mani da Franco Battiato e dai Righeira, esempio di colto sconclusionamento in musica.

L’unica canzone che potrebbe fargli davvero concorrenza è Ti fa stare bene di Caparezza, trascinante e multicolore come il video-clip che l’ha lanciata. Dietro a loro posizioniamo l’abrasiva Comunisti con il Rolex dell’accoppiata JAx-Fedez, i Baustelle di Amanda Lear, il reggae-pop di Mi hai fatto fare tardi di Nina Zilli ed anche la prova di maturità romantica che Fabri Fibra ha offerto con Sto pensando a te.

Appena uscito, Fino all’imbrunire – il primo singolo dal nuovo disco dei Negramaro – si presenta come un puro brano da pop internazionale, come anche Ogni istante, inedito di bei suoni e di proposto da Elisa: canzoni che cresceranno nel tempo.

Per finire val la pena ricordare la bella interpretazione di Giorgia in Credo (“Credo nella luce delle idee che il vento non può spegnere…”) e l’autentica qualità di scrittura e di emozione che si trova nel brano che Fiorella Mannoia ha portato a Sanremo, Che sia benedetta.

EMERGENTI ITALIANI

Calcutta: Orgasmo

Marianne Mirage: The Place

Chi sono gli emergenti italiani che hanno proposto buone canzoni nel 2017? Al primo posto mettiamo Brunori Sas con La verità (“Te ne sei accorto, sì, Che passi tutto il giorno a disegnare, Quella barchetta ferma in mezzo al mare, E non ti butti mai”) bella ballata che va in crescendo.

Dopo di lui si conferma Calcutta, con la sua Orgasmo nuova di zecca (in attesa di un nuovo album nel 2018) e Coez, con La musica non c’è.

Vietato morire di Ermal Meta forse è stata l’unica vera novità intrigante uscita da Sanremo, mentre Colapesce, con Ti attraverso, conferma la bella scrittura dei suoi primi due dischi con immagini (“Ti vedo, ti attraverso ma non ti capisco…”) in cui sta tutta la nostra quotidianità. In un certo senso il 2017 è stato anche l’anno dei The Giornalisti: Riccione ha confermato la loro simpatica furbizia (in attesa della continuità), mentre il Rovazzi di Volare ha contribuito ai tormentoni radiofonici, ma non ha svelato il mistero se il giovane milanese sia una star in pista di lancio o solo un fuoco stagionale.

Allo stesso modo i Maneskin usciti da XFactor potrebbero essere una realtà divertente da seguire, se è vero che Chosen è un pezzo che piacerebbe anche ai Red Hot Chili Peppers: purché il piccolo schermo non li distrugga per eccessiva ansia da prestazione. Occhio anche a Marianne Mirage: la sua The place ne fa una potenziale reginetta della canzone pop…

CANTAUTORI

Niccolò Fabi: Diventi inventi

Non ci sono più in circolazione “tanti” cantautori, o forse è cambiato il modo di esserlo. Nel senso nobile e ruspante, quello capace di parole e poesia, la miglior canzone “cantautorale” dell’anno è Fiume, di Massimo Priviero, autore folk-rock che è riuscito a condensare in quattro minuti intensi e bellissimi di canzone un pezzo di storia italiana dimenticata. Subito dietro a lui Diventi Inventi di Niccolò Fabi, quel viaggio interstellare al centro della vita che racconta di come si può affrontare le sfide della vita.

Il 2017 è stato un anno importante anche grazie a Cesare Cremonini – sempre più convincente – che con Non è facile essere Robin ha ripreso i discorsi di Luca Carboni e di Max Pezzali, tra cartoon e superuomini. Con un disco registrato negli Usa anche Jovanotti ha dato con Oh Vita, una nuova canzone importante.

Tra i cantautori “di nicchia”, attenzione a due nomi davvero importanti: quello di Fabio Giurato (Le promesse del mondo) e di Francesco D’Acri (Portami a ballare) che portano coraggiosamente avanti la bandiera della musica d’autore.

Per finire, merita una citazione una delle canzoni dell’ultimo disco di Gianni Morandi, Ultraleggero: scritta da Ivano Fossati (cantautore qui nelle vesti di autore, come è già accaduto per tanti altri grandi interpreti), merita l’applauso e molti ascolti.

CLASSIC ROCK

Chris Rea: Two Lost Souls

Il rock classico, quello che mette le radici nei decenni, ha registrato la scomparsa di molte rockstar, ma anche molte nuove produzioni. Forse la canzone più convincente – per stile e potenza del suono – è Wait for Her, ultimo pezzo di Roger Waters, anima dei Pink Floyd nella loro stagione più importante. A seguire vale la pena sentire The Road is My Only True Friend, gran canzone d’addio di Gregg Allman (scomparso pochi mesi fa), da tutti considerato il padre del southern rock. Sono tornati ad incidere anche gli U2, e dal loro Songs for Experience vale la pena isolare il brano più tosto e rocckettaro: American Soul.

Sempre per la serie “i grandi ritorni” val la pena mettere l’orecchio alla miglior canzone di Cat Stevens (quello di Father and Son), che oggi si fa chiamare Yusuf: Blackness of the Night è una sua bellissima canzone di qualche decennio fa, mai incisa fino ad ora. Per finire una grande canzone romantica di un ottimo chitarrista britannico: è Two Lost Souls, di Chris Rea, brano sull’amore tra due belle anime in fuga “in cerca di una nuova vita”. Buon ascolto!

di Walter Gatti, giornalista

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