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Protesi in 3d per i feriti dalle mine, da Reggio Emilia un laboratorio per la Siria

Un progetto di solidarietà per aiutare i migliaia di feriti della guerra in Siria

Pubblicato:30-11-2017 15:19
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:56

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BOLOGNA – Un laboratorio dove, con una stampante 3D, costruire e impiantare protesi a basso costo personalizzate, per le persone a cui sono stati amputati arti in seguito alle ferite provocate dalle mine. Lo vuole allestire in Siria la onlus di Reggio Emilia “Amar Costruire Solidarietà“, nata pochi mesi fa e presieduta dal medico Jean Bassmaji, impegnato da anni in iniziative di aiuto e di sensibilizzazione sulla situazione del popolo siriano. Vi lavorano circa una ventina di persone che hanno già operato diverse volte “sul campo”, attraverso la rete di associazioni della “Scuola di pace“.

LA GUERRA IN SIRIA DURA DA 6 ANNI

Il progetto di solidarietà per aiutare i migliaia di feriti della guerra in Siria è stato presentato nei giorni scorsi a Reggio in occasione di un incontro che ha fatto il punto sulla situazione nel paese a sei anni dal conflitto, che ha provocato più di 11 milioni tra sfollati interni e profughi.


PARTE LA CAMPAGNA DI RACCOLTA FONDI

Per far decollare l’iniziativa- in cui è stata coinvolta anche una start up specializzata, la cooperativa Arche dell’Università di Mantova- servono circa 60.000 euro, necessari per l’acquisto di materiali e attrezzature e per sostenere il laboratorio almeno per un anno. E’ stata dunque lanciata una campagna di raccolta fondi. Chi volesse contribuire può farlo con un bonifico detraibile inviato a: associazione Amar, Iban: IT 90 Q 05387 12803 00000 2553304, con causale “progetto arti artificiali per la Siria”.

“PROTESI RUDIMENTALI MA IMPORTANTI”

Il Comune di Reggio- assessorato alla Città Internazionale guidato dall’assessore Serena Foracchia- sostiene il progetto. Come spiega il presidente Bassmaji, “si tratta di protesi ‘rudimentali’, non sono quelle sensibili. Ma ugualmente importanti per dare una minima autonomia a bambini ed adulti rimasti mutilati dalla guerra”.

di Mattia Caiulo, giornalista professionista

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